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Commissione antimafia, Emanuele Guidi (Ag.21): Perso il valore dell’onestà

da Redazione

La Repubblica di San Marino è ancora stordita dalla relazione della Commissione Antimafia. San Marino Fixing ha fatto un giro di opinioni nella società civile. Il parere di Emanuele Guidi.

di Saverio Mercadante


SAN MARINO – La Repubblica di San Marino è  ancora stordita dalla relazione della Commissione Antimafia.
Un intero Paese riflette angosciato e rabbioso. A tutti è chiaro che è un punto di non ritorno. San Marino Fixing ha fatto un giro di opinioni nella società civile per capire cosa ha suscitato quella fotografia così degenerata di una parte della società del Titano.

Quando si annidano certi fenomeni in una società civile – afferma Emanuele Guidi del Coordinamento Agenda 21 –  le barriere, le difese, sono molto basse. Non è solo la politica che ne è contaminata ma anche il sottobosco che è dietro la politica stessa, ricettivo verso questi fenomeni degenerativi. La società civile sembra che abbia perso i suoi valori identitari: l’onestà, il senso del lavoro e del merito, il rifiuto delle ricchezze facili. Quando si perdono queste qualità diventa inevitabile che la selezione della classe politica sia deficitaria. Non si selezionano i più capaci, i più onesti, i più competenti, per affrontare i problemi del Paese ma coloro che sono più disponibili ad accogliere quelle richieste che non sono più diritti ma privilegi. Sono le condizioni peggiori per affrontare una situazione di grave crisi morale, economica, ambientale. Se non c’è un forte senso di riscatto per porre un limite a questa degenerazione la situazione può divenire molto preoccupante. D’altronde – prosegue Guidi -,  c’erano dei fenomeni evidenti: in un territorio piccolo come il nostro si continuava a costruire. Il mercato non crollava nonostante la domanda fosse irrilevante. Era palese che erano in atto dinamiche distorte. In questa cornice in molti hanno chiuso gli occhi  in cambio di favori, elargizioni, capitali. Si è fortemente radicata nella nostra realtà la cultura del privilegio”.

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