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BIHolding, intervista esclusiva al Presidente John Hughes: Vogliamo essere buoni cittadini

da Redazione

John Hughes Biholding-Karnak orizz

 

Pilota o co-pilota? Pilota, pilota. Of course. A Mr. John Hughes, da circa sei mesi Presidente del gruppo BI\Holding, piace mantenere salda la presa sul volante. In un’intervista esclusiva rilasciata a San Marino Fixing assicura: “Vogliamo essere buoni cittadini”, in Italia come a San Marino.

di Loris Pironi


John Hughes Biholding-KarnakSAN MARINO – Pilota o co-pilota? Pilota, pilota. Of course. A Mr. John Hughes, da circa sei mesi Presidente del gruppo BI\Holding, piace mantenere salda la presa sul volante. O almeno è questa la prima impressione che si ricava, oltre a quella di un’estrema cortesia da uomo di mondo (qualità questa ovviamente non sufficiente né indispensabile per gestire un piccolo impero industriale come quello di cui fanno parte Karnak e Titanedi e le diverse altre società collegate).

John Llewellyn Mostyn Hughes (nella foto), suddito di sua maestà la Regina Elisabetta, trent’anni di attività apicale in gruppi operanti nel settore della tecnologia e in particolare delle Tlc, Presidente della sezione auto storiche all’interno della Federazione Automobilistica Internazionale, una grande passione per i rally portata avanti in prima persona, è alle prese con una prova speciale davvero molto difficile: mantenere in strada un gruppo che sta attraversando il momento più difficile della propria storia cinquantennale. Un gruppo impegnato in una profonda ristrutturazione, mirata non solo ad affrontare al meglio i rovesci di un mercato – quello delle forniture da ufficio – alle prese con una robustissima contrazione, ma anche a risolvere le ben note questioni legate alle sfumature nei rapporti italo-sammarinesi. Senza dimenticare gli altrettanto ben noti problemi personali del leader del gruppo, Marco Bianchini, che circa sei mesi fa, in virtù dell’inchiesta giudiziaria Criminal Minds, si è trovato costretto a lasciare il volante proprio a Mr. Hughes.

Incontriamo John Hughes un piovoso venerdì mattina, all’interno della sede di Karnak- BI\Holding, a Chiesanuova. Davanti a una lavagna interattiva, gli chiediamo di illustrarci come si svilupperanno le attività del gruppo. Intanto diciamo che la matassa si è dipanata attraverso la creazione di una nuova società interamente italiana, la MyO Srl, che si occuperà delle vendite sul mercato italiano, mentre le funzioni strategiche dell’azienda rimangono tutte a San Marino, parte in capo alla BI\Holding, la holding della famiglia Bianchini, parte riferite a Karnak San Marino”. (i dettagli li potete leggere CLICCANDO QUI).

Davanti a questo passaggio, che era inevitabile e ormai improrogabile, la prima domanda è quasi scontata. Anziché sostenere un braccio di ferro con l’Agenzia delle Entrate italiana, durato più di tre anni, a colpi di sentenze e di ricorsi, questa razionalizzazione non poteva essere operata prima?

“È facile parlare dopo – risponde serafico Hughes che, va rimarcato, può rispondere solo per questi suoi sei mesi in BI\Holding – Per onestà va anche detto che è solo negli ultimi tempi che la situazione tra Italia e San Marino si è fatta così conflittuale. Il fatto è che punto di vista del gruppo è e continua ad essere che la posizione dell’Agenzia delle Entrate nei nostri confronti è errata, ed è per questo che si è agito in questo modo”.

Adesso però la posizione è cambiata.

“È più pragmatica. Del resto questo è qualcosa per cui noi inglesi siamo conosciuti nel mondo”.

A San Marino oggi l’interesse per questa ristrutturazione è legato a due aspetti: i problemi occupazionali e l’impatto sul Titano di quello che sembra uno slittamento del baricentro fiscale verso l’Italia.

“Parto dalla seconda questione. È difficile rispondere con precisione per quanto concerne le prospettive future legate al gettito sammarinese, quello che posso assicurare è che il gruppo rimarrà un grande contribuente per San Marino (BI\Holding, lo ricordiamo, è una società sammarinese, ndr). Come gruppo è ovvio che faremo di tutto per fare utili, e sarei molto contento di pagare le imposte in entrambi i Paesi, perché significherebbe continuare a fare utili. Per me è importante che un’azienda sia un ‘buon cittadino’ per lo Stato in cui opera, quindi a San Marino tanto in Italia, nel pieno e totale rispetto delle leggi”.

E le questioni occupazionali? La fotografia attuale rileva 21 dipendenti del gruppo attualmente in cassa integrazione, dopo che gli è stato annunciato di essere in esubero. E nel rapporto con il sindacato la partenza non è stata facile.

“Anche con il sindacato ci muoviamo con il massimo rispetto, perché rappresenta l’alter ego rispetto all’impresa. Dopo le prime difficoltà di relazione credo che la discussione sia ripartita. Abbiamo intrapreso sin dall’inizio con le organizzazioni sindacali un percorso di trasparenza, e riteniamo il sindacato un partner fondamentale per giungere alla migliore soluzione possibile”.

Detto questo, cosa succederà ai 21 dipendenti per i quali il prossimo 21 ottobre scadrà la Cassa Integrazione? C’è possibilità di reintegro nell’organico?

“No, su questo siamo stati chiari sin dal principio. Il nostro sforzo di allungare la cassa integrazione in questi mesi è basato sul rispetto delle persone che hanno lavorato qui dentro per poco o tanto tempo, ma le condizioni del mercato ci hanno portato a questa decisione su cui non è possibile tornare indietro”.

E ci saranno altri esuberi?

“Ho parlato di trasparenza nei rapporti con il sindacato quindi è opportuno rispondere prima a loro e poi rispondere a un’intervista. È difficile essere sicuri di quello che accadrà. L’obiettivo è quello di porre l’attività del gruppo nella posizione più sicura entro il primo gennaio 2013, poi ogni sforzo sarà indirizzato verso la crescita. E comunque tutti gli aspetti verranno chiariti nelle prossime settimane”.

Parliamo dunque delle difficoltà del gruppo.

“Dobbiamo considerare che siamo all’interno della tempesta perfetta. Da un lato il nostro problema con le autorità fiscali italiane, dall’altro quelle di Marco Bianchini con l’autorità giudiziaria italiana, quindi i problemi della Repubblica di San Marino a livello internazionale, a partire dalla black list. Infine il problema legato al mercato italiano nel nostro settore (che per il gruppo incide circa per il 90%, ndr), che definire in flessione è un eufemismo. Ma il problema assoluto è la crisi del mercato italiano, e si deve considerare anche il fatto che uno dei clienti principali è la pubblica amministrazione, che già paga con lunghissimi ritardi e che ha di fatto congelato gli acquisti per via della spending review. A prescindere da tutto il vero problema che ha portato alla decisione di giungere ai licenziamenti è assolutamente slegato ai problemi giudiziari del socio e alla situazione di San Marino”.

Qual è l’andamento del gruppo? Vi siete fatti un’idea delle possibili prossime traiettorie?

“Parlare oggi del budget 2013 è difficile, possiamo pensare che il mercato rimarrà sui livelli di adesso. Per il 2012 è certo che abbiamo avuto sei mesi estremamente difficili, ora il dato si è stabilizzato ma resta arduo fare una previsione di chiusura. Per gli analisti la migliore previsione è un calo del 15%, la peggiore parla di un -25%; più o meno credo che alla fine saremo in mezzo a questa forbice. L’obiettivo per l’anno prossimo sarà restare competitivi sul mercato e aumentare la gamma dei prodotti e dei servizi offerti, andando ad impattare in maniera forte sul cliente. Vogliamo presto tornare a crescere e abbiamo tutte le capacità per riuscirci”.

Anche fuori dall’Italia?

“Perché no. Abbiamo una struttura che ci può permettere di essere presenti anche in altri Paesi. Con gli obiettivi non bisogna mai fermarsi. Credo che per San Marino la migliore raffigurazione che si possa fare è che la holding abbia business anche al di fuori dell’Italia”.

I rapporti politici tra Italia e San Marino ancora oggi non si sono risolti. Se la sente di darci un giudizio in proposito?

“Io sono un manager, non un politico. Negli ultimi mesi sono stato concentrato sulla ristrutturazione del gruppo, la mia impressione è che la comunità politica di San Marino sappia cosa va fatto per arrivare alla soluzione. Capisco che la strada sia difficile, ma gli obiettivi sono chiari”.

Andiamo a ritroso con il filo logico di questa intervista. Qual è il suo personale rapporto con San Marino?

“Conoscevo San Marino per via del mio ruolo all’interno della Federazione Automobilistica Internazionale (quale Presidente della Federazione auto storiche, ndr), ed avevo rapporti con la FAMS. Poi ho avuto modo di conoscere Marco Bianchini in quanto entrambi abbiamo partecipato ad alcuni rally, e siamo diventati amici. Qui è nata anche la mia conoscenza diretta di BI\Holding. Quando sono iniziati i problemi giudiziari legati all’inchiesta Criminal Minds, la famiglia Bianchini, che mi aveva conosciuto per il mio ruolo nel motorsport e che sapeva della mia competenza nel gestire business internazionali, ha pensato di rivolgersi a me”.

Ecco, appunto. E il ruolo della famiglia Bianchini in BI\Holding attualmente qual è?

“Il ruolo della famiglia è puramente quello di socio della holding, per tutti e tre i fratelli”.

Avvicinandoci a concludere, torniamo a guardare al futuro.

“Il mio ruolo di responsabilità è rivolto a tre gruppi di persone. Innanzitutto i dipendenti, che cito per primi proprio per l’alta responsabilità che avverto nei loro confronti, come persone e come famiglie. In secondo luogo i clienti e i partner istituzionali, compreso il governo sammarinese, quindi i soci. Il mio ruolo è quello di contemperare le esigenze di tutte e tre le categorie, nel rispetto delle logiche aziendali e delle regole, quelle sammarinesi e quelle italiane”.

L’ultima domanda riguarda i vostri competitor. Più volte in passato da BI\Holding o Karnak è stato rimarcato un atteggiamento nei vostri confronti bellicoso al limite della scorrettezza.

“Diciamo che non sempre la concorrenza è stata completamente corretta, sicuramente è molto aggressiva. I nostri competitor fanno ciò che gli aggrada, e in alcuni casi siamo stati noi che gli abbiamo dato la possibilità di porci sotto scacco. Ma se vuole dare un messaggio ai concorrenti per noi, può scrivere che noi siamo qui, e ci porremo nella maniera più competitiva, sempre nel pieno rispetto delle leggi e delle regole. Daremo al nostro cliente la possibilità di sceglierci: ci sono oggettivi dati di fatto a favore della nostra competitività. Abbiamo un gruppo composto da persone competenti, con buoni prodotti e un buon servizio. E questo appunto non è un mio pensiero, ma un dato oggettivo, corroborato da ricerche di marketing svolte negli ultimi mesi. A maggior ragione dopo questa ristrutturazione affronteremo i mercati con la massima competitività”.

 

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