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Simona Michelotti: “Ha ragione Carlo Giorgi, San Marino è un Paese a due velocità”

da Redazione

Su San Marino Fixing in edicola questa settimana è tornata a parlare Simona Michelotti, in merito alla lenta trattativa per il salvataggio (leggasi privatizzazione) della Centrale del Latte. A margine, anche un commento sulle forti dichiarazioni di Carlo Giorgi (ANIS), che Simona Michelotti sposa in pieno: “San Marino è un Paese a due velocità”.

Simona-Michelotti

 

SAN MARINO – Su San Marino Fixing in edicola questa settimana è tornata a parlare Simona Michelotti. Ex presidente di ANIS e Camera di Commercio, leader di SIT, una delle più importanti imprese del Titano, in una lunga intervista parla della lenta trattativa per il salvataggio (leggasi privatizzazione) della Centrale del Latte.

A margine di questo argomento però non potevamo non chiederle un commento sulle dichiarazioni di Carlo Giorgi, Segretario Generale dell’ANIS. Che in un’intervista rilasciata proprio a Fixing, ha detto che San Marino è un Paese che viaggia a due velocità: da una parte c’è il privato che s’ingegna e s’impegna per riuscire a competere, dall’altra c’è il pubblico, inteso come classe politica, che in questa grave situazione è riuscito a innescare una crisi di governo e andare alle elezioni.

“Rispondo a questa domanda dopo aver visto la reazione, che mi ha preoccupata, di un partito di Governo (allude a Teodoro Lonfernini, Presidente Pdcs, ndr) alle parole del nostro Segretario Giorgi. Credo che tutti noi che viviamo in questo Paese possiamo essere liberi di esprimere le nostre opinioni senza necessariamente sentirci l’uno contro l’altro. Condivido assolutamente la visione di Carlo Giorgi, che reputo realistica e non polemica. E’ vero che quando il mercato con cui ci si confronta è quello europeo e mondiale, la velocità è diversa rispetto a un contesto prettamente sammarinese, e questo non deve offendere. Per questo il privato, spesso impegnato in una competizione che richiede reattività e prontezza, percepisce una lentezza nella politica che per sua natura è più burocratica e non segue le logiche della concorrenza e del mercato. Peccato, perché le dimensioni del nostro Paese ci potrebbero permettere di fare anche ‘sperimentazione politica’, se la politica non fosse troppo legata al consenso”.

E quale futuro possiamo o dobbiamo attenderci?

“Per il futuro penso che tutti ci aspettiamo un comportamento sempre più consapevole e attento alla già difficile situazione del nostro Paese. Per esempio questa crisi di Governo è una dimostrazione di non consapevolezza. Mi auguro che dopo le elezioni le logiche saranno meno politiche e più tecniche e sociali. Il rischio maggiore è quello di adattarsi al peggio, in una condizione di crisi che non ci fa più paura come all’inizio e con cui cominciamo a pensare di poter convivere. Sarebbe drammatico, perché invece è solo con l’ambizione di uscirne e di contare qualcosa in un contesto mondiale che possiamo trovare la determinazione e la forza per superare anche questa prova. Credo che per noi, Paese piccolo in un mondo di Stati grandi altrettanto in crisi, potrebbe non essere così difficile, anzi saremmo agevolati…”.


L’intervista completa su Fixing n. 34, oggi in edicola.

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