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San Marino verso le elezioni. Alleanze? No grazie. Che guazzabuglio

da Redazione

Labirinto politica RSM

È agli sgoccioli la Legislatura più lunga della storia recente della Repubblica di San Marino. Mai come questa volta la situazione è intricata, tra alleanze che non decollano e movimenti che agitano le acque dello stagno. Fixing ha provato a capirci qualcosa…

Labirinto politica RSM

 

di Loris Pironi


SAN MARINO – È agli sgoccioli la Legislatura più lunga della storia recente della Repubblica di San Marino. Certo, più lunga non significa più prolifica: il concetto di produttività purtroppo sembra non appartenere alla sfera politica, neanche in un piccolo Stato che, proprio per le sue peculiarità, potrebbe rappresentare un caso esemplare di manovrabilità governativa. Ma non divaghiamo. Anche una testata come la nostra, che si occupa prevalentemente di temi economico-finanziari (in realtà dovremmo dire, a maggior ragione una testata come la nostra) ha il compito di addentrarsi nella giungla della campagna elettorale che presto o tardi dovrà iniziare a porre sul tavolo argomenti concreti, programmi e quant’altro. Lo dobbiamo ai nostri lettori e da qui in avanti ogni settimana lo faremo – è una promessa – con spirito critico e imparzialità assoluta.
La situazione oggi è ancora piuttosto fluida, ma qualcosa è opportuno raccontare, riepilogare. Per chi si è perso qualche passaggio durante la pausa ferragostana, per chi vuole capire a che punto stanno le cose oggi. In fondo la partita che si gioca da qui a novembre è delicata, e se la Legislatura che si sta chiudendo in maniera anticipata è stata accompagnata interamente dalla crisi più terribile dal dopoguerra ad oggi, quella che si aprirà in autunno sarà sicuramente cruciale. Nella speranza che, una volta tanto, l’alleanza che si guadagnerà il compito non facile di guidare il Paese riesca, una volta tanto, a durare tutti e cinque gli anni del proprio mandato.


Come si è arrivati sino a qui
Come si è arrivati fino a questo punto? Cosa è stato fatto? Cosa è rimasto indietro? La Legislatura si è chiusa in anticipo di qualche mese rispetto alla scadenza naturale. Si poteva arrivare sino in fondo? Diciamo che la risposta a questa domanda è che si doveva: l’attuale situazione di San Marino, interna e internazionale, richiedeva infatti idee chiare e soprattutto coraggio e stabilità. Per portare a casa le riforme che sono rimaste in sospeso sul più bello, per spingere l’Italia a chiudere definitivamente i conti con il difficile passato. Per incominciare a programmare il futuro.  Il Patto per San Marino, la coalizione di governo, ha retto per quattro anni in virtù di una legge elettorale che ha superato la prova dei fatti. L’uscita degli Europopolari, passati all’opposizione e ora uniti ai DdC nell’Unione per la Repubblica, è stato un colpo che ha provocato un rimpastino di governo (Mussoni al posto di Marcucci alla Segreteria per il Lavoro) ma soprattutto ha ridotto i numeri della maggioranza in Consiglio Grande e Generale. Con tante riforme sul tavolo il dialogo intavolato tra maggioranza e opposizione, unitamente alla tradizionale irrequietezza delle forze politiche sammarinesi, che non riescono ad accontentarsi di una solida alleanza ma ne cercano instancabilmente altre per il futuro, ha portato all’apertura di tavoli trasversali. È questo che una fredda analisi può considerare come l’inizio della fine dell’alleanza di governo. Il Partito Democratico Cristiano Sammarinese e il Partito dei Socialisti e dei Democratici, i due principali in termini numerici, hanno iniziato un percorso di avvicinamento reciproco che è diventato la base dell’alleanza futura. I socialisti sparsi nelle due coalizioni hanno iniziato a ragionare tra loro in nome dei vecchi tempi e in vista di un ritorno in auge nella prossima coalizione. Ce n’erano tra le fila della maggioranza e dell’opposizione. E non è un caso che la crisi di governo si sia aperta con le dimissioni da membro del Congresso di Stato del socialista Augusto Casali (unitamente al moderato Romeo Morri) poiché “non sussistevano più le condizioni per mantenere in essere l’alleanza all’interno del Patto per San Marino”. Due spinte contrapposte, non serve tirare in ballo le forze della dinamica, hanno provocato il terremoto. Con buona pace di chi invocava senso di responsabilità di fronte ad una riforma fiscale che era arrivata quasi a fine corsa, pur in ritardo di un anno e dopo un pastrocchio epocale nell’ultimo passaggio in Commissione; di fronte a una riforma del mercato del lavoro che doveva essere pronta prima dell’estate e che vedeva le parti sociali sedute responsabilmente al tavolo di confronto; di fronte a un rasserenamento sul fronte dei rapporti con l’Italia che chiedeva solo di avere pazienza per portare a casa il risultato definitivo, ovvero la doppia ratifica degli accordi bilaterali (Roma deve ancora firmare) e l’uscita di San Marino dalla black list. Malgrado tutto questo, fatevene una ragione, “non esistevano più i presupposti per andare avanti”.

 
COSA PREVEDE LA LEGGE ELETTORALE


La situazione oggi: fluida come magma
Ah, il bipolarismo. Alle ultime elezioni le coalizioni erano due, piuttosto delineate. Una ruotava attorno all’asse Pdcs-Ap, l’altra rappresentava l’area di centrosinistra, con il consolidato rapporto tra Psd e Sinistra Unita. Più semplice di così. Bene, questa volta scordatevi le due coalizioni. Ce ne saranno tre, quattro, cinque o forse di più. Di certo, per ora c’è solo la data delle elezioni: il prossimo 11 novembre. Chi si sfiderà, ancora non è chiaro. A dire il vero una delle forze in campo ha già piantato i propri stendardi. Pdcs-Psd-Ap-Ns-An-AeL hanno stretto la propria alleanza. Per il momento la chiameremo la Coalizione, perché non ha nome e perché è l’unica più o meno pronta. Le sirene socialiste e quelle dell’Upr ancora stanno tentando parti di schieramento ad una defezione, ma è poco probabile. L’asse Pdcs-Ap è rimasto solido e si dovrà capire come l’alleanza con il Psd, molto distante negli ultimi anni su diversi temi, possa trovare una sintesi sulle questioni chiave che non sia la solita mediazione allo stra-ribasso. Prima del 5 settembre però parlare di liste o di programmi è prematuro, assicurano tutti quanti, così occorre portare pazienza. Alleanza Nazionale che si è di fatto distaccata dai Moderati correrà con alcuni propri esponenti nel listone democristiano e lo stesso faranno i movimento di Noi Sammarinesi e Arengo & Libertà.
Sull’altro fronte la situazione è molto fluida. Il rinato Partito Socialista (ex Nps più Psrs) è di fatto una nuova entità, ma non ha alleanze sancite. Potrebbe/dovrebbe trovare la quadra nel rapporto con Sinistra Unita, sarebbe piuttosto logico ma non è scontato, potrebbe accordarsi con l’Unione per la Repubblica, che nel frattempo continua a invocare un “governo di responsabilità nazionale” ed ha già confermato che correrà da sola con una propria lista. Che non significa però che non si alleerà con nessuno. E poi c’è la carica dei movimenti civici…

 

la carica dei movimenti / 1
Il civismo è la più grande novità di questa tornata elettorale. In principio c’erano i vari Mics, Ecso e così via. Hanno iniziato a cavalcare l’onda dello scontento via web, hanno trovato ampio spazio sui media, hanno fatto opinione. Ma all’appuntamento con l’impegno diretto – e non lo diciamo come una critica, anzi – non si sono presentati. A ognuno il suo ambito, giustamente, e non c’è nulla di male nel guardare e commentare le cose dall’esterno senza avvertire l’esigenza di un tuffo nell’arena. Nel frattempo però i cittadini sammarinesi ci hanno preso gusto. È nata una miriade di movimenti, spesso composti da una manciata di persone, pronti a lanciare slogan o grida di sdegno, pronti a sbugiardare il politico di turno o a criticare decisioni e scelte. Spesso centrando nel segno, spesso toppando clamorosamente. Alcuni di essi in questi ultimi mesi sono praticamente scomparsi, ma altri sono pronti a dare un contributo pratico. Così alla spicciolata hanno iniziato a dichiarare il proprio impegno prima Rete, poi Civico 10, poi ancora Per San Marino e Libero Titano; proprio in questi giorni è emersa l’intenzione di presentare in vista delle urne anche una lista del Movimento Cinque Stelle, il grillismo in salsa sammarinese: il movimento si sta costituendo, forse i tempi sono prematuri per una discesa in campo già in questa tornata elettorale, a metà settembre si saprà qualcosa di più preciso.  Cosa faranno, con chi si schiereranno tutti questi movimenti? Questo è ancora tutto da vedere.  Rete è quello che è partito prima e che forse ha già una struttura più definita: Sinistra Unita ha iniziato il corteggiamento, ma i responsabili di Rete sono stati chiari: non faranno alleanze con nessuno. E tutti gli altri? C’è chi propone ricette stravaganti (leggete il box nella pagina a fianco e ve ne renderete conto…), chi ne ha per tutti e dunque difficilmente riuscirà a trovare posto in un’alleanza solida con i cosiddetti partiti tradizionali. L’entusiasmo non manca, l’esperienza sì. La palestra qui non è il Pianello, ma il web.  Tra pontificare su Facebook e ragionare in seno ad una coalizione politica ce ne passa, tra criticare e costruire idem. Ma per chi, come noi, ragiona spassionatamente in termini di analisi giornalistica questa nuova esperienza politica porta con sé una grande curiosità. Non resta che stare a vedere che succede.


la carica dei movimenti / 2
Intanto possiamo dire che tutti questi movimenti stanno generando una sorta di sospettosa freddezza da parte dei partiti politici tradizionali. Gli unici ad avere, fin qui, commentato la discesa in campo delle liste civiche sono il Psd, con un accenno in un comunicato stampa di qualche giorno fa, e il Segretario Politico del Partito Democratico Cristiano Sammarinese, Marco Gatti, a latere di una conferenza stampa.
Questo il passaggio preciso della nota del Psd: “La frammentazione politica che ancora contraddistingue il quadro politico, che anzi si accentuata negli ultimi tempi per il proliferare di nuovi e ignoti movimenti, si rivela un problema rispetto alla necessità di coesione e condivisione che la crisi richiede”. Una visione che appare decisamente critica, quella definizione, “nuovi e ignoti”, che denota scetticismo, ma anche preoccupazione: e non è un caso perché si tratta di un’incognita notevole che aleggia su questa tornata elettorale. “Il limite dei movimenti, per quanto possiamo capire oggi, sta nel fatto che sono capaci di portare la gente in piazza a protestare, mentre costruire e fare proposte è un’altra cosa”, ha affermato invece Marco Gatti. “È ovvio che stiamo parlando di una realtà che ancora non si è consolidata, a San Marino ancora meno che in Italia. Il valore dei partiti per così dire tradizionali invece è importante. La loro struttura va sicuramente rinnovata, ma garantisce una linea decisionale che porta a compiere scelte responsabili”. Però il cosiddetto movimentismo, quando non si limita alla contestazione ma porta alla discesa in campo, è sintomo di un malessere del cittadino-elettore che dimostra una volontà di cambiare mettendoci le idee e la faccia. “Io dico – conclude Gatti – che chi vuole dare un contributo può sicuramente farlo all’interno dei partiti: lo spazio c’è e siamo lieti di accogliere chi ha buona volontà”.

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