Ne fanno una questione di principio i responsabili di Durabilis Spa, società impegnata nel settore della gomma.
Dopo la neve un’altra calamità: la burocrazia sammarinese. Non saranno le sette piaghe d’Egitto, ci mancherebbe, ma per chi le ha vissute sulla propria pelle queste due bastano e avanzano. E se la prima cade dal cielo e non si può far altro che rimboccarsi le maniche per limitare i danni, la seconda è sicuramente più irritante. Basterebbe un po’ di buon senso e un pizzico di responsabilità personale (da chi la gestisce non da chi la subisce!) e tutto andrebbe molto meglio. La storia che raccontiamo questa settimana è una storia di burocrazia miope, che va a colpire un’impresa già abbondantemente danneggiata dal maltempo. Un caso esemplare non tanto per la portata del danno, comunque limitato, quanto per il concetto che c’è alla base dell’episodio. Il Governo ha stanziato 35 milioni di euro di credito agevolato per le imprese sammarinesi che hanno subito danni per via della grande nevicata di febbraio. Ed ha anche evidenziato l’intenzione di andare incontro ai piccoli o grandi intoppi subiti dalle imprese per via della situazione di grande emergenza. Poi però si scopre che se la politica ha dimostrato, una volta tanto, la giusta sensibilità nei confronti di chi produce, può capitare comunque di imbattersi nell’implacabile macchina pubblica, un moloch senz’anima che non guarda in faccia a nessuno ed esige il suo dazio, da chiunque finisca sul suo altare. Ne fanno una questione di principio i responsabili di Durabilis Spa, società impegnata nel settore della gomma, sessant’anni di storia alle spalle, 34 dipendenti a libro paga e un fatturato annuo di circa 7 milioni di euro. Perché nella situazione di emergenza dello scorso febbraio ha sì commesso un paio di errori di contabilità, ma si sono trovati a vivere una situazione surreale. “Il primo errore – spiega Gilda Michelotti, della Direzione Amministrativa di Durabilis – è stato quello di aver pagato i contributi sugli stipendi di gennaio con un giorno di ritardo, il 21 gennaio anziché il 20. Un errore che ci è stato fatto pagare con una sanzione di circa 340 euro. Il secondo errore invece riguarda un T2 per una spedizione in Francia che doveva partire il 6 febbraio. Proprio quel giorno, per via della neve, si è verificato il crollo parziale del tetto del nostro capannone. Una giornata terribile: anche l’amministratore e il socio tedesco erano a spalare la neve, insieme ai dipendenti, perché volevamo ripartire prima possibile con la produzione. Quando poi siamo riusciti finalmente a spedire la merce, il dipendente incaricato, per sbaglio, ha utilizzato il documento annullato. E implacabile è arrivata la seconda sanzione”. Sanzione che ammontava ancora una volta a circa 330 euro, ma che si è moltiplicata, fino ad arrivare a 2.582 euro, perché Durabilis non ha pagato o presentato ricorso entro 20 giorni.
“E qui c’è stata un’altra ingenuità da parte nostra – prosegue Michelotti – Veramente abbiamo inoltrato a mezzo raccomandata una richiesta di ‘condono’ all’Ufficio Tributario, all’attenzione del Direttore, e non abbiamo avuto risposta. Fiduciosi delle parole che erano state spese dalla politica eravamo convinti che qualcuno, in quell’ufficio si prendesse a cuore la situazione, e abbiamo atteso una risposta. Poiché nessuno si è fatto sentire ho telefonato personalmente all’Ufficio Tributario e mi hanno pure dato dell’ignorante, in materia legislativa, perché dovevamo fare ricorso al giudice di pace e non una raccomandata al loro ufficio. Di conseguenza, trascorsi i 20 giorni concessi per il pagamento in forma ridotta, hanno ribadito che dobbiamo pagare l’intera cifra. Altro che occhio di riguardo, sarebbe bastata una telefonata entro i 20 giorni per segnalarci che la nostra raccomandata non era sufficiente e ci saremmo attivati. È possibile che in un ufficio pubblico non ci sia nessuno, anche un dirigente di alto livello, che si assuma una responsabilità e faccia uno sforzo per andare incontro alle esigenze delle imprese?”.
E adesso cosa farete?
“Sinceramente non abbiamo ancora deciso: abbiamo sessanta giorni di tempo per pagare, altrimenti la sanzione verrà ulteriormente triplicata. Per noi è una questione di principio, il nostro amministratore sta accarezzando l’idea di arrivare sino alla mano regia per sottolineare quest’assurdità”.
Quali danni avete subito per la nevicata?
“Sono stati danni notevoli. Abbiamo avuto il crollo parziale del capannone, che c’è costato 30 mila euro solo per la messa in sicurezza. Dovremo rifare il tetto, abbiamo avuto 15 giorni di fermo completo della produzione. I danni complessivi alla struttura ammontano ad alcune centinaia di migliaia di euro. Ecco perché dico che questa situazione è assurda: gli errori li abbiamo fatti, ma l’amministrazione di San Marino non solo non ci ha facilitato il compito ma ci ha ulteriormente penalizzato”.