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San Marino, la teoria dei giochi e la morale strategica

da Redazione

La scienza economica misura la bontà delle azioni sulla base dei risultati ottenuti. Non altrettanto fa l’Etica per cui le buone azioni restano tali indipendentemente dai risultati raggiunti.

 

La scienza economica misura la bontà delle azioni sulla base dei risultati ottenuti. Non altrettanto fa l’Etica per cui le buone azioni restano tali indipendentemente dai risultati raggiunti. Ne discende che, se è vero che l’economia ha molto da guadagnare da un’attenzione maggiore ai temi etici, è però altrettanto vero il contrario (è quanto si legge nel nuovo libro di Armando Massarenti “Perché pagare le tangenti è razionale ma non vi conviene”). Molta letteratura etica contemporanea è abituata infatti a considerare la bontà delle azioni in base a regole e principi che valgono indipendentemente dai risultati. Ciò potrebbe infine risultare deleterio in una società in cui sembrano già saltati i nessi logici che accomunano e legano le azioni – cause – alle proprie conseguenze. Ecco dunque il valore aggiunto che l’etica potrebbe ricavare dall’economia. Vale come si è detto anche il contrario: grande è il contributo dell’Etica all’economia, così come ampiamente dimostrato da Adam Smith, padre dell’economia classica ma anche professore di filosofia morale. Ben lo sappiamo, il suo homo aeconomicus è contestualmente mosso da spirito di giustizia, umanità e generosità che gli sono utili proprio per la convivenza sociale. Volendo qui prescindere dalle prediche morali è utile a dimostrare quanto detto, riferirsi alla teoria dei giochi elaborata da Jhon Von Neumann: egli si occupò di situazioni strategiche in cui due o più individui, dovendo interagire o essendo in conflitto, cercano al tempo stesso di massimizzare il proprio profitto e di prevedere le mosse altrui. Per fare questo tipo di previsioni si potrebbero stabilire delle regole – o norme – che però si rivelerebbero inefficaci qualora uno dei giocatori decidesse di violarle. E’ dunque necessaria una legge che venga da dentro e che sia in grado di creare un equilibrio strategico che porti benessere a tutti. Tale equilibrio si crea attraverso la cooperazione, ossia quando tutti gli individui si comportano secondo il medesimo principio. Così in un Paese dove tutti pagano le tasse, non ci sarà nessuno che oserà non rispettare la regola. Sappiamo però che la cooperazione funziona sia in un senso che nell’altro. Per questa ragione deve essere la morale a guidare i comportamenti cooperativi. Tutti rispettano il semaforo rosso ma se qualcuno cominciasse a non rispettarlo, gli altri lo seguirebbero. Giusto dunque far leva “sulla legge morale dentro di noi” di kantiana memoria.

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