Home FixingFixing Il paradosso della crisi. Meno ricchezza, prezzi più bassi

Il paradosso della crisi. Meno ricchezza, prezzi più bassi

da Redazione

Ma il Giappone rimane ancora il Paese più costoso del Pianeta. Salgono gli Stati emergenti. Mercer: il costo della vita di Roma come il Congo. Milano “cara” come la Nigeria.

 

di Saverio Mercadante

 

Due grandi narrazioni, due miti caduti dell’Europa vacillante in preda ad autodistruzione compulsiva.

Rotola ancora verso il basso l’Italietta. Il mito industriale e quello storico dell’ex sesta potenza del pianeta, Milano e Roma, scivolano nella classifica Mercer: monitora duecentoquattordici città, quaranta i parametri presi in considerazione che comprendono dati socio-economici, sanitari, culturali e politici, incluso il tempo libero, l’aspetto urbano e l’ambiente.

All’interno dei dati socio–economici della classifica Mercer un paniere di 200 prodotti: affitto di un appartamento, i trasporti, sino ai prodotti alimentari. Base di riferimento il costo della vita di New York.

E’ molto interessante l’approccio Mercer: simula lo spostamento di un dipendente di una società da una città ad un’altra calcolandone il costo vero, effettivo del suo mantenimento. In cima Tokyo: nel 2012 risulta la città più costosa al mondo, insieme a Osaka, terza, e Nagoya al decimo posto, Singapore va avanti di due posti e arriva al sesto. Melbourne, Shanghai e Pechino sono in fila indiana: rispettivamente al 15esimo, 16esimo e 17esimo.

Al polo opposto dice fine alla classifica Karachi: la città più popolosa del Pakistan ed è la capitale della provincia del Sindh. E’ la più economica per un dipendente fuori sede, per un gaijin, uno straniero, come potrebbe dire un giapponese.

Il dimagrimento insano della Vecchia Europa, anche gli anziani in tarda età tendono a rimpicciolirsi a diventare miniature dei bei tempi che furono, si sente, eccome. E la classifica Mercer ne è una perfetta, impietosa fotografia. Cadono nel burrone della crisi molte città europee, e chissà a quale ramo riusciranno mai ad appendersi per ritornare su.

L’effetto è paradossale, ma non troppo, evidentemente. Nel 2012 hanno ormai costi simili ai paesi emergenti. Sono sempre più care, dunque sempre più ricche o ancora ricche le città del lontano est coast: da quelle asiatiche, a quelle dell’Australia e della Nuova Zelanda.

La povera Italietta è presa in pieno dall’onda d’urto della crisi. Roma, che ormai sembra diventata la Rometta del calcio di trent’anni fa, si classifica al quarantaduesimo posto. Va indietro di otto posizioni rispetto al 2011 la capitale del mondo antico. Torna al regime del quasi pane e cipolla Milano, la Milano da bere degli anni ’80, la capitale industriale del Paese. Perde senza colpo ferire tredici posizioni: dal venticinquesimo al trentottesimo posto. Sarà incredibile leggerlo, ma la straordinaria Milano, o cara, di Alberto Savinio, il fratello di Giorgio De Chirico, oggi costa quanto Lagos in Nigeria, Bamako in Mali, o Abidjan in Costa D’Avorio.

Roma non capisce ma si adegua alla crisi devastante di una città che pullula di locali e mandrie di mongoli romani che hanno trasformato il centro tra Campo de’ Fiori e Piazza Navona in un territorio di guerra. I prezzi richiesti ad un residente pongono la Capitale all’altezza di quelli di un cittadino di Brazzaville in Congo. Anche le altre capitali europee stanno dimenticando in fretta i costi della vita senza freno degli anni passati.

Parigi dalla 27esima posizione scende alla 38esima; Vienna va dal 36esimo del 2011 al 48 del 2012; Amsterdam al 57esimo dal 50esimo. Bruxelles rincula anch’essa dalla piazza 62 alla 71. I paesi – peste bubbonica piagati dai debiti sovrani e dall’incapacità di governare il pre e il post crisi hanno in comune la media della discesa in classifica: almeno, almeno, quindici posizioni: Dublino, Atene. E la Spagna per non farsi mancare niente, oltre ai quattro milioni appartamenti vuoti, è presente anche con Madrid e Barcellona. Naturalmente c’è anche la capitale del Portogallo, la Lisbona dalle splendide maioliche.

Londra, sempre più costosa fino a qualche tempo fa, attenua, modera, riduce cameroniamente i costi per beni e servizi forniti ai residenti. L’euro non risparmia nessuno. Nemmeno la locomotiva d’Europa. La Signora Merkel potrà constatare che anche nel paese di Marx e Goethe una forse benefica contrazione del costo della vita attraversa la società tedesca.

E’ la nazione dove in Europa si vive spendendo molto meno: Francoforte perde quindici posti nella classica Mercer, Monaco e Dusseldorf fanno evaporare dodici posti rispetto allo scorso anno. Berlino sprofonda nell’abbassamento del costo della vita più di tutte: passa 86esimo posto al 108.

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