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Tutor in azienda? No grazie. L’assunzione è questione di fiducia

da Redazione

Tutor in azienda? No grazie. Fixing può smentire – per fortuna – la notizia rimbalzata per tutto il Titano creando viva apprensione nelle imprese. Ma sulla questione è bene aprire una riflessione.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Tutor in azienda? No grazie. Fixing può smentire – per fortuna – la notizia che in settimana era rimbalzata per tutto il Titano creando viva apprensione nelle imprese. Ma sulla questione è bene aprire una riflessione. Intanto perché se è nato un allarme per via dell’inverosimile ipotesi di mettere ‘sotto tutor’ l’imprenditore che assume (sarebbe un controllo da vero e proprio “big brother” da parte dello Stato sul mondo della libera impresa) significa che l’humus in cui le imprese si devono muovere è potenzialmente generatore di follie di questo genere.

Il caso che ha dato il là al malinteso, e alla notizia, riguarda un’azienda che si è dovuta sobbarcare la bellezza di una trentina colloqui con persone non idonee prima di poter risolvere il proprio problema. Trenta. Significa trenta candidati che hanno dovuto subire la frustrazione (perché è così che viene vissuta) di un rifiuto che si sarebbe potuto evitare, per tacere della perdita di tempo, e una prassi esasperante, ingiustificata, antieconomica che snerva e danneggia chi fa impresa. Ci crediamo che l’Ufficio del Lavoro abbia deciso di muoversi a questo punto. Sospettando – è lecito crederlo – che ci fosse qualcosa che non andava nell’imprenditore, salvo poi doverlo “assolvere”: i candidati inviati oggettivamente non erano idonei.

Si sarebbe potuto evitare tutto questo? Sicuramente sì. Pur comprendendo certe esigenze di tipo generale (la necessità di occupare più possibile i lavoratori sammarinesi, un’attenzione particolare verso i soggetti più deboli nella ricerca di una nuova occupazione) oggi non ci sono altre possibilità che offrire, a chi fa impresa, a chi a maggior ragione in tempo di crisi è ancora in grado di offrire lavoro, la possibilità di entrare in contatto con il profilo migliore, di poter fare una scelta libera. Una scelta che sia dettata dalle capacità del candidato, certo, ma anche dalla fiducia reciproca che deve nascere tra il datore di lavoro e chi presta la propria opera. E se questa “scintilla” non scocca, non ci sono tutor che tengano. In molti casi chi si occupa dei colloqui di lavoro in un’impresa – soprattutto nelle più grandi, ma non solo – è una persona che sa di chi ha bisogno, sa leggere un curriculum ma sa anche leggere negli occhi della persona che ha di fronte. Facciamo un esempio assurdo. Accettereste di affidare una mansione di responsabilità a chi ha, sulla carta, le competenze giuste, ma si presenta al colloquio di lavoro facendo parlare la mamma al posto suo? Di episodi come questi, chi fa impresa a San Marino, ce ne racconta a bizzeffe, purtroppo.

Accogliamo dunque con favore la precisazione dell’Ufficio del Lavoro sulla questione, ma a questo punto non possiamo esimerci dal girare il coltello nella piaga. E lo faremo a più riprese, sui prossimi numeri di Fixing.

 

 

 

L’INTERVISTA A LORIS FRANCINI (UFF. LAVORO)

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