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Diario della Crisi del 1 giugno 2012

da Redazione

Per il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, la ricetta per uscire dalla crisi è innovare senza calpestare i diritti di libertà e valore. Per John Elkann invece investire in Italia non è un atto dovuto.

di Alessandro Carli

 

Per il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, la ricetta per uscire dalla crisi è “innovare, avere capacità innovativa e creativa che non sia senza regole e non calpesti i diritti di libertà e valore che l’Europa ha saputo nutrire. Serve uno slancio produttivo”. Napolitano, rivolgendosi a Pordenone ai sindaci della zona del Friuli occidentale nel corso della sua visita in Friuli Venezia Giulia ha ricordato che “il ruolo dell’Europa deve rimanere vivo”. Ciononostante, è necessario “cambiare molte cose, qui da noi e dentro di noi, ma sono fiducioso che riusciremo a superare l’emergenza economica”. Già, ma cosa esattamente?

Il cambio, ma quello delle automobili, lo ha usato – ma per scalare – il giovane John Elkann.

Nel mirino di Exor, holding del gruppo Agnelli, che controlla Fiat-Chrysler, Fiat Industrial e Juventus, c’è una società globale, del valore fino a un miliardo di euro.

John Elkann ha comunicato agli azionisti nell’assemblea che “Exor investe in Italia e continuerà a farlo. Negli ultimi cinque anni, Industrial ha investito 3 miliardi, Fiat quasi 10. Ma non è un fatto dovuto, ci deve essere la volontà del Paese”.

Nel dubbio, ci pensa il Presidente degli Stati Uniti d’America che, allarmato dalla perdita dei giri del motore italico (e delle crisi dell’euro, che mentre andiamo in stampa è scivolato sotto quota 1,12 nei confronti del dollaro) e della locomotiva europea, che sbuffa in mezzo alla ferrovia, ha messo in mostra una ruga profonda in mezzo alla fronte.

Secondo il Wall Street Journal l’amministrazione Obama avrebbe inviato in Europa il sottosegretario per gli Affari internazionali, la bionda Lael Brainard, per pressare le autorità europee a trovare una soluzione rapida e concertata e potenziare il fondo salva-Stati da 700 miliardi di euro, ritenuto insufficiente per arginare le tensioni finanziarie e placare le incertezze su cui i mercati si muovono.

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