Manufacturing: Obama finanzia un programma da 1 mld. In UK aprono 30 fablab in 8 anni. In Italia l’esperienza a basso costo di Officina Arduino: 1 mln di euro per 15 luoghi.
La crisi impone il low cost. Lo stile che veste il manifatturiero e il tecnologico.
Serve un FabLab, un laboratorio di fabbricazione digitale. Un Makerspace: lì i makers si riuniscono e apprendono nuove competenze e sviluppano insieme nuovi progetti. Un Centro di R&D nel campo dell’open source per sviluppare nuovi prodotti che vengono in seguiro resi disponibili liberamente su Internet. Un Centro di formazione che megafona tecnologie hardware e software open source oltre a modelli di business non convenzionali. E’ il Luogo dove è possibile farsi aiutare a sviluppare i propri progetti. Questo mix è un modello di officine di innovazione.
Lo fa in Italia Officina Arduino: “Abbiamo creato questa combinazione di Fablab, Makerspace e Hackerspace perché secondo noi ognuno risponde a bisogni simili ma offrendo spesso benefici solo a una fetta del sistema: chi è più interessato alla fabbricazione digitale, chi all’elettronica, chi al software, oppure chi adotta una posizione ideologica molto predominante”. Lo fa negli Stati Uniti Barack Obama per rilanciare sempre sul versante hi-tech la traballante economia americana. NYC Resistor, il Makerspace di NY, ha creato l’azienda Makerbot che ha ricevuto oltre 10 milioni di dollari di finanziamento per produrre stampati 3D a basso costo. E lo fa l’Inghilterra ormai da tempo nella palude della recessione. Il primo ha tirato su un programma di un miliardo di dollari per l’innovazione nel manufacturing: sorgeranno quindici istituti da qui al 2013. Anche la gente di Cameron non è stata con le mani in mano. Il Manufacturing Institute, che guida il FabLab di Manchester (ha aperto per primo in Gran Bretagna, nel 2010) ha annunciato l’apertura di 30 FabLab in Gran Bretagna nei prossimi 8 anni. L’esperienza di Officina Arduino è molto interessante: dimostra che si potrebbero fare le stesse cose anche in Italia a costi molto, molto low cost.
Hanno creato, dunque, un laboratorio di fabbricazione dove macchine a controllo numerico (stampante 3D, macchina taglio laser e fresa) permettono di realizzare le più disparate lavorazioni a partire da file digitali. Queste lavorazioni sono offerte a pagamento alle aziende e a prezzi moderati (o gratis) ai membri della comunità.
Officine Arduino lavora in una sorta di regime glocal: mixa elementi di realtà tecnologiche di ultima generazione puntando però sul territorio e sul legame stretto con le sue imprese e con grande convinzione sull’insegnamento non convenzionale. Insomma, si è creata una comunità che sviluppa inediti processi produttivi, modelli di business. La fabbricazione digitale si sviluppa dall’hardware open source e dalla collaborazione tra le persone. Officine Arduino offre a studenti, professionisti e aziende la possibilità di usare (e imparare a usare) diversi tipi di macchine a controllo numerico quali stampanti 3D, macchine per taglio laser, frese a controllo numerico e le tecnologie abilitanti il design digitale (come Processing, Arduino, SketchUp, Grasshopper, Rhino e altri). Tutto con diverse modalità come affitto temporaneo o ingegnerizzazione e consulenza.
Questo modello sarà esportato prossimamente in Svezia, India, Stati Uniti, Brasile.
Officine Arduino lancia un’altra idea per il territorio italiano: “Apriamo una campagna su una piattaforma di crowdsourcing e troviamo 10mila persone disposte a metterci 100 euro. Credo che con un milione raccolto tra persone che ci credono e disposte veramente a darsi da fare possiamo costruire una rete di gruppi in tutta Italia per replicare l’esperienza di Torino e metterla a disposizione delle comunità, aziende e distretti locali”.
Il milione non serve cash. Bastano centomila euro per creare l’incubatore. Dopo i gruppi locali si metteranno in moto per trovare il resto dei finanziamenti. In concreto l’dea di Massimo Banzi, il creatore di Officine Arduino si esplica in questo modo: costituire un’entità no profit che promuova la creazione di 15 realtà locali modellate su Officine.
I pilastri sono questi:
1) Open source software e hardware;
2) Documentazione e tutorial aperti in Creative Commons creati in maniera comunitaria;
3) Creazione di comunità online e fisiche per la collaborazione e la condivisione di conoscenze;
4) Accesso alle tecnologie di fabbricazione digitale;
5) Demistificazione delle tecnologie digitali e di fabbricazione trasformandole in strumenti per la creazione di nuove realtà industriali;
6) Promozione di modelli di business non convenzionali e innovativi;
7) Condivisione di esperienze con il territorio;
8) Aiutare chi vuole mettere in pratica le proprie idee;
9) Sostenere le scuole del territorio fornendo materiale educativo per introdurre dal basso la cultura dei makers.
Costruire una piattaforma Web per sostenere la creazione di gruppi locali che abbiano voglia di mettersi in gioco, accogliere e vagliare le proposte dei gruppi fondatori e relativi coordinatori (o coordinatrici!). Questo ci permetterà di vagliare il lavoro di diversi gruppi e di far partire quelli che sono pronti. La piattaforma permetterà poi ai singoli gruppi di avere un sito con social network degli iscritti e fornirà il supporto alle attività (gestione membri, gestione dei crediti, prenotazioni e strumenti per gestire i vari progetti portati avanti).
Chiedere alle aziende ed autorità locali di aiutarci a trovare 15 luoghi dove ospitare gratuitamente per 24-36 mesi le Officine.
“A Torino – afferma Massimo Banzi – abbiamo trovato qualcuno lungimirante come Toolbox, per il resto d’Italia basta un luogo raggiungibile in maniera decente con i mezzi pubblici e la promessa di essere un po’ elastici con l’applicazione delle regole: non ci fate chiudere il primo giorno perché l’estintore è del colore sbagliato. Dateci tempo di crescere”.
Arduino, da parte sua, è pronto a mettere a disposizione la propria conoscenza gratuitamente. Insieme ai propri prodotti a prezzi di favore e alla promessa di aiutare a raccogliere aziende sponsor e strappare prezzi vantaggiosi per le macchine. “Se vi piace il modello chiamiamole Officina Italia – o come preferite – e facciamole”.
Massimo Banzi è un maker cresciuto giocando con i circuiti elettronici, tanto da maneggiare il suo primo saldatore all’età di 12 anni. Nel 2005 ho fondato il progetto Arduino, la scheda a microcontroller open source made in Italy che viene utilizzato dai creativi di tutto il mondo. E’ stato professore associato all’Interaction Design Institute di Ivrea, al CIID di Copenhagen. Ora insegna alla SUPSI di Lugano. Evviva, la rete dell’intelligenze peninsulari.
Saverio Mercadante