Home FixingFixing Goccia cinese: quando l’economia incontra la cultura. La lezione del Louvre

Goccia cinese: quando l’economia incontra la cultura. La lezione del Louvre

da Redazione

L’etimologia fa risalire la parola Museo alla casa delle Muse, le figlie di Zeus protettrici delle arti e delle scienze. Eppure a livello collettivo lo si percepisce come antico e quindi lontano.

 

È da tempo che si cerca di far passare il messaggio che l’economia deve necessariamente andare a lezione dalla cultura.

Non è detto, però, che non sia vero anche il contrario se il Louvre decide di investire su ottimizzazione di funzionamento e costi, come una qualsiasi altra impresa. Lo ha fatto acquistando un software che darà al museo il vantaggio di ridurre la seconda voce di spesa aziendale, ossia la proprietà immobiliare. Considerato infatti che il museo effettua circa sessantacinquemila lavori di riparazione e manutenzione ogni anno – provocando di conseguenza la chiusura temporanea di alcune sezioni – il software garantirà di ridurre le stesse al minimo. Si tratta di un sistema in grado di individuare quali motori sono sul punto di guastarsi e quali filtri devono essere sostituiti (a questo proposito tiene anche memoria dei fornitori che hanno lavorato meglio).

Come si vede la soluzione adottata dal Louvre sta a metà tra il futuro e il passato. È altamente innovativa ma guarda contemporaneamente anche a un tempo lontano.

Quando i nostri padri, in mancanza di risorse, non pensavano a produrne di nuove ma piuttosto a preservare le poche disponibili, migliorandone l’efficienza. Non è dunque un caso che la lezione venga da uno dei musei più importanti al mondo.

L’etimologia fa risalire la parola Museo alla casa delle Muse, le figlie di Zeus protettrici delle arti e delle scienze. Eppure a livello collettivo lo si percepisce come antico e quindi lontano. Stentiamo così a considerarlo luogo delle origini, vero e profondo guaritore spirituale del nostro tempo, cui è affidato il compito di educare la fioritura della civiltà umana.

Sempre più spesso si tende a considerare di nessuno ciò che è di tutti (sfortunatamente questo accade anche quando i luoghi sono intrisi della nostra memoria). Vengono allora in mente le parole di Agatina e Marino, i protagonisti del libro di Moretti dedicato a San Marino:

“Non eri mai salita in cima al Titano, Agatina?”.

“No, mai. Che vergogna!“.

“Aver per nazione una montagna e non averla mai salita! Accontentarsi di restare alle falde!”.

 

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