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San Marino, CGG: approvata la prima legge del pacchetto antimafia

da Redazione

Il progetto di legge è stato approvato in apertura della seduta di oggi, giovedì 3 maggio, con 48 voti favorevoli, 5 contrari e un astenuto.

 

Terminato l’esame delle interpellanze l’Aula ha affrontato diverse nomine, tra cui tre membri del cda di San Marino Tv: per il Pdcs-A&L Luca Marcucci, che ha ottenuto 34 voti; per la Lista della libertà Cesare Tabarrini, 32 voti; per il Psd Dennis Guerra, 26 voti. Confermato inoltre come presidente del collegio sindacale di Banca centrale Irene Lonfernini.

Si è così arrivati al progetto di legge in prima lettura “Disposizioni per contrastare la criminalità organizzata” che introduce il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso”. Il segretario di Stato per la Giustizia, Augusto Casali, ha richiesto la procedura d’urgenza, approvata dall’Aula con 41 voti favorevoli e 6 contrari. Il dibattito, iniziato nel pomeriggio di ieri, si è prolungato per tutta la seduta notturna. Il progetto di legge è stato approvato in apertura della seduta di oggi, giovedì 3 maggio, con 48 voti favorevoli, 5 contrari e un astenuto. All’articolo 1 è stato accolto un emendamento della Lista della libertà, respinto invece quello di Sinistra unita.

Di seguito un riassunto degli interventi di ieri e delle dichiarazioni di voto di oggi.

 

Augusto Casali, segretario di Stato per la Giustizia: “Il progetto di legge è il frutto di un lavoro portato avanti dalla commissione Giustizia, dalla commissione Antimafia e dai capigruppo. Si tratta della prima legge di un pacchetto e il percorso è ben definito.

Relazione: La normativa si inserisce nel percorso di adeguamento degli strumenti per combattere le infiltrazioni della malavita organizzata. I riflettori si sono accesi: a fine 2010 c’è stata la relazione del magistrato dirigente; nell’aprile del 2011 sul Titano si è tenuto un importante vertice; ci sono stati due dibattiti sul tema in Consiglio grande e generale e nel luglio del 2011 si è costituita la commissione parlamentare Antimafia. Ora questo progetto di legge che introduce la specifica dello stampo mafioso al reato di associazione a delinquere, con opportuni aggravi di pena. E pene sono previste per chi fornisce assistenza agli associati di tipo mafioso e per il favoreggiamento. Introdotta inoltre la confisca dei beni.

Viene ampliato il regime di segretezza sulle indagini e prevista la possibilità per il magistrato inquirente di autorizzare le forze dell’ordine all’impiego di strumenti tecnici di controllo, captazione e registrazione di fatti probanti. Si tratta dunque di un ulteriore tassello nella lotta alle infiltrazioni malavitose, ma l’adeguamento agli standard internazionali della nostra realtà deve proseguire”.

Giuseppe Maria Morganti, Psd: “La legge è il frutto di un lavoro corale e si tratta di una proposta efficace che inasprisce le colpe e fornisce nuovi strumenti di contrasto. Ma il lavoro non è ancora terminato, vanno prese altre scelte. Avere dei presidi è fondamentale, si tratta del primo passo, ed è stato fatto bene. Sosterremo con forza la proposta”.

Marco Gatti, Pdcs: “Si tratta di un lavoro importante per contrastare un fenomeno che rischia di invaderci. Servono degli argini. Siamo partiti dall’introduzione del reato. Il fenomeno è complesso e va costantemente monitorato. Le norme adottate sono importanti e abbiamo preso spunto da altri Paesi. Ma non ci fermiamo qui, è un punto di partenza. I prossimi passi saranno la riorganizzazione delle forze di polizia, in particolare quella giudiziaria ha bisogno di più squadre. Serve anche una forza di intelligence che dialoghi con gli organismi a lei simili.

La strada presa è buona, non avere interessato il codice penale ha accorciato i tempi. Se interveniamo oggi possiamo essere efficaci perché il fenomeno non è ancora esploso”.

Paolo Crescentini, Psrs: “La strada intrapresa è quella giusta, anche per quanto riguarda la procedura d’urgenza. Introduciamo un reato avendo preso coscienza che la Repubblica non è immune a certe infiltrazioni. C’è grande disponibilità da parte di tutti i partiti e il dialogo è sereno e costruttivo. Dobbiamo mantenere alta l’attenzione”.

Alberto Selva, Ap: “Introdurre queste fattispecie di reato non significa che prima non si puniva. Diamo una risposta precisa sulla parte criminale. Il lavoro non è finito, va ultimato, in particolare sulla parte investigativa”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Il progetto di legge nasce da un confronto con tutte le forze politiche, una buona dimostrazione che insieme si possono fare cose efficaci. Ho il rammarico perché il Paese fino a pochi anni fa era diverso e qualche sammarinese ha sostenuto le infiltrazioni. Anche la politica non è riuscita ad arginarle. Con questa legge si potrà essere più incisivi nel contrasto alle mafie, ma è solo uno degli interventi da fare. Lo strumento più efficace per incidere è lavorare con maggiore incisività sulla cultura e sulla formazione dei giovani. Utile da questo punto di vista la partecipazione degli studenti all’iniziativa della Fondazione Caponnetto. Servono cittadini con alto senso della giustizia e della legalità. Bene lavorare a livello normativo, ma occorre anche andare oltre e promuovere il rispetto delle istituzioni”.

Federico Bartoletti, Pdcs: “Questo percorso ha trovato unanimità. E’ stato un lavoro ben guidato dal segretario di Stato Casali che ha portato a questo risultato. Oggi la procedura d’urgenza conferma la volontà condivisa di dare un segnale soprattutto all’esterno. Se proprio devo trovare un elemento di preoccupazione, è che non vorrei che l’attenzione maggiore e necessaria porti a pensare a San Marino come a una realtà assimilabile ad altre dove il fenomeno è consolidato. Così non é. Ma è comunque necessario proseguire su questa strada. Nel nostro ordinamento esiste il reato di associazione criminale, con questo provvedimento si dà un elemento in più per far intervenire i nostri magistrati con strumenti maggiormente adeguati. C’è necessità di dare pieno appoggio a questo progetto di legge, ce lo chiede la cittadinanza”.

Federico Pedini Amati, Psrs: “Molte procure italiane stanno indagando su episodi che riguardano San Marino, anche il nostro tribunale ha il dovere di farlo. Gli ultimi fatti accaduti in Repubblica ci hanno messo in imbarazzo, le forze dell’ordine su un episodio in particolare mi hanno lasciato perplesso. Questo tipo di infiltrazioni non riusciremo a batterle da soli. Ben vengano i contributi e la collaborazione con la Fondazione Caponnetto, che è un punto di riferimento anche per l’Italia. Mi auguro che a San Marino si inizino ad aprire dei fascicoli sulla criminalità organizzata, che non si parli solo di casi di secondo piano. Mi aspetto che il tribunale sia in grado di aprire inchieste e non solo rispondere a rogatorie. Serve sinergia con le procure che stanno combattendo la criminalità organizzata”.

Enzo Colombini, Su: “E’ pleonastico dire che Sinistra unita sostiene questo provvedimento e ogni iniziativa che va nella direzione di combattere la criminalità organizzata. Tra gli altri interventi urgenti che ci aspettiamo c’è quello per rendere efficaci le intercettazioni telefoniche. Infatti è necessario combattere la criminalità organizzata con strumenti adeguati. Chiedo al segretario di Stato Casali di mettere a punto questo strumento già in essere nel nostro ordinamento”.

Massimo Cenci, Nps: “Ritengo un peccato aver visto sul display prima sei voti contrari (sul voto per procedura d’urgenza), è segno che non si è capita la gravità della situazione. Poco tempo fa la Fondazione Caponnetto ha ribadito il pericolo delle infiltrazioni a San Marino. Non siamo un covo di malavitosi, ma la criminalità organizzata è arrivata da noi dai territori limitrofi. Questo provvedimento è un passo fondamentale, il primo dei tanti da intraprendere. Anche da noi si inizierà a parlare di associazione a delinquere di stampo mafioso, termine che prima non esisteva, ci sarà la possibilità di indagare con maggiore segretezza e sarà possibile usare tecnologie avanzate per le indagini. Solo con la legge non si combattono questi fenomeni, ma partire con una buon provvedimento legislativo è un buon inizio. Poi sarà necessario guardare avanti con la riorganizzazione dei corpi di polizia e con la creazione di un nucleo di intelligence per prevenire questo tipo di attività”.

Alessandro Rossi, Su: “Spesso si parla di mafia come se fosse un’entità astratta, non c’è la capacità di definire quali siano questi fenomeni che possono contaminare la nostra Repubblica. Si rischia così di ragionare per schemi precostituiti, senza il dovuto approfondimento, e di attivare tutti quei percorsi necessari dal punto di vista legislativo. Ma non lo si argina completamente senza il cambiamento culturale. Per contrastare il fenomeno è necessario capire cos’è la mafia e attivare i meccanismi principali di contrasto civile a ogni attività illegale. Oltre a elementi correttivi legislativi, è necessario apportare elementi correttivi strutturali nella nostra economia. Questo provvedimento è necessario, ma serve anche un’educazione della cittadinanza alla legalità”.

Teodoro Lonfernini, Pdcs: “Il provvedimento che stiamo trattando assume un’importanza decisiva in relazione a un sistema da rinnovare a 360 gradi. Rappresenta una serie di valori, politico, sociale, giuridico e internazionale. Quello che siamo venuti a conoscenza negli ultimi anni rispetto alle infiltrazioni non ci pone in condizione di serenità e, per questo, è necessario oggi intervenire. Il progetto di legge è anche il frutto di una campagna di informazione svolta attraverso i canali di informazione quotidiana grazie a cui siamo venuti a conoscenza degli insediamenti nella nostra realtà. Ma è frutto anche di un’opera di sensibilizzazione portata avanti dalla segreteria di Stato e dalla maggioranza. E questo è il valore politico. Poi il provvedimento dà gli strumenti necessari affinché le istituzioni possano contrastare un fenomeno più grande di noi. Ha valore giuridico perché modifica l’assetto penale e ha valore di carattere internazionale perché può dimostrare che San Marino di fronte a determinati fenomeni interviene in maniera decisa. Bisogna poi prendere coscienza dei fatti, che nel tempo siamo stati un sistema aperto ma debole. La debolezza è stata rappresentata da una volontà politica che non ha saputo mettere in campo gli anticorpi necessari. Credo che la responsabilità politica per mancanza di lungimiranza su questo ci sia stata. Così come per la classe imprenditoriale, commerciale, dei liberi professionisti che dovevano essere il primo filtro affinché tutti i soggetti poco raccomandabili si permeassero all’interno della nostra struttura sociale. Tutti in prima persona siamo chiamati a farci difensori del nostro Paese”.

Gian Nicola Berti, Ns: “Non è San Marino un Paese-Casa dei fenomeni malavitosi, ma è un Paese che è diventato fertile per mancanza di controllo sul territorio. L’intervento normativo introduce concetti su cui tutti abbiamo il dovere informare la cittadinanza, nell’attenzione a prestare assistenza a eventuali associati a organizzazioni malavitose. Sono i pericoli della prestanomanza, dell’uso di schede telefoniche utilizzate da altri, del noleggio di auto, di chi presta assistenza e fa favoreggiamento. Le leggi non bastano se non sono applicate e spiegate ai cittadini. Dobbiamo puntare alla legalità sostanziale, la politica può farlo, può dare strumenti efficaci di contrasto a magistrati e forze di polizia. Ma non possiamo cadere nel terreno del giustizialismo e della strumentalizzazione delle informazioni. Attenzione ad attribuire patenti di collusione quando non ci sono le prove. Non generalizziamo, perché il ricorso alla calunnia è tipico della mafia. Importante è poi riprendere il controllo del territorio con gli strumenti adeguati. Noi abbiamo polizia, guardie di rocca, gendarmeria, organi di controllo sulle attività economiche, interpol, magistrati. Sono tutti elementi efficaci, ma non c’è purtroppo una regia e una strategia comune. Manca lo scambio di informazioni, su questo si deve lavorare”.

Pier Marino Menicucci, Upr: “Mi sembra che tutti riportiamo le stesse idee e preoccupazioni. Noi come Upr sosterremo questo provvedimento. Diamo atto al segretario di Stato per la Giustizia di aver avuto la capacità di far coinvolgere le diverse parti e di raccogliere il coinvolgimento e l’elaborazione del procuratore Vigna. La normativa che ci troviamo ad approvare è un provvedimento importate. Condivido l’idea che nel nostro Paese dobbiamo soprattutto fare un grande lavoro per prevenire l’insediamento delle attività malavitose, non solo legislativo, ma culturale e sociale. L’intervento di oggi è molto rilevante, non avevamo questo tipo di reato. Mi auguro siano presi altri provvedimenti perché la difesa del nostro Paese richiede un grande sforzo per dotare di mezzi autorità giudiziarie e corpi di polizia. Anche gli altri provvedimenti presentati dal governo ci auguriamo siano portati in Aula nel più breve tempo possibile”.

Francesca Michelotti, Su: “Questo è un problema di sicurezza che riguarda tutti, non un problema politico. E’ su questi temi che si trova condivisione. Di un fenomeno con cui abbiamo convissuto ignari per diversi anni, oggi abbiamo un’esplosione. E’ evidente che la determinazione politica deve essere molto incisiva. Questo provvedimento ha il vantaggio di essere condotto in modo consensuale da tutte le parti politiche e il segretario di Stato Casali ha dimostrato la sua intelligenza. E’ un po’ un primo atto di questa nuova triste coscienza che si è creata nella parte politica del Paese. Ma si può fare altro. Per esempio che il Paese si costituisca parte civile nei processi di mafia che ci riguardano. Al segretario di Stato pongo una domanda: l’introduzione del sequestro e della confisca è previsto anche per le persone giuridiche e gli enti? Poi chiedo se una volta verificata l’efficacia di queste norme è possibile introdurne di più cogenti, di eliminare la possibilità di arresti domiciliari per gli imputati di reati di mafia. Poi vorrei lanciare questo segnale al segretario di Stato: forse servirebbe alle categorie professionali più esposte alla penetrazione mafiosa, come avvocati, amministrazione, dirigenti della Pa, delle banche, un’attività di professionalizzazione per approfondire il fenomeno e valutare le contromisure da prendere”.

Roberto Giorgetti, Ap: “Non mi sento di aggiungere ulteriori considerazioni a tutti gli aspetti già focalizzati. Mi piace rimarcare il fatto che attorno a questo progetto si è realizzato un buon lavoro di sintesi tra tutte le forze politiche. Vorrei inoltre sottolineare che questo passo è molto opportuno così come quello di affrontare altri aspetti sul piano legislativo. Il nostro ordinamento possiede già strumenti utili per fronteggiare queste situazioni, forse serve più coordinamento, ma la chiave è la collaborazione con una realtà più ampia come quella italiana. Sarebbe un errore madornale pensare di affrontare in solitudine questo tipo di fenomeni. A riguardo è stato siglato di recente un accordo di collaborazione tra le forze di polizia dei due Paesi. Diventa poi essenziale dotarsi di strumenti di polizia e di indagine per un contrasto efficace. A nome del mio gruppo esprimo un pieno appoggio a questo provvedimento, credo siano da fare altri passi dal punto di vista legislativo, ma non si deve perdere di vista la collaborazione con l’Italia. Un ultima considerazione: l’aspetto culturale in questo vicenda è fondamentale”.

Edda Ceccoli, Pdcs: “Il Paese è cambiato e nessuno avrebbe mai pensato che anche San Marino venisse inquinato da un fenomeno malavitoso. Le responsabilità sono tante, ma la più esposta è la politica che non ha saputo per tempo comprendere il rischio. La legge introduce l’associazione a delinquere, già prevista nel codice penale, con la specifica di stampo mafioso, prevedendo opportuni aggravi di pena. Ci sono sanzioni penali per chi fornisce assistenza e favoreggiamento, i beni frutti di misfatti da organizzazione malavitose saranno soggetti a confisca, mentre viene esteso il regime di segretezza delle indagini, e i magistrati potranno autorizzare il ricorso a strumenti tecnologici per l’indagine. Il tutto per adeguare la nostra legislazione a standard internazionali. Ma la politica deve fare di più e introdurre deterrenti per scoraggiare le infilitrazioni”.

Augusto Casali, replica: “Di questi fenomeni abbiamo iniziato a parlare apertamente un anno fa. E da allora molto è stato fatto. Questo progetto di legge non è il traguardo finale, ma è un altro pezzettino di strada cui dare la giusta rilevanza, pur sapendo che c’é ancora una strada lunga da percorrere per mettere il nostro Paese a riparo da pericoli non remoti. C’è chi ha detto che non è sufficiente fare leggi, ma è necessario attivare un processo culturale. Il vertice che si é svolto qualche settimana fa credo sia stato molto importante, perché abbiamo coinvolto le scuole e 400 nostri studenti. Ma con la crescita culturale è anche necessario prevedere, per recuperare questo gap, una maggior professionalizzazione a tutti i livelli e mettere in piedi un vero discorso di formazione dei diversi strati della società.

Altri interventi sono complementari, il riordino delle forze di polizia è indispensabile, non siamo sufficienti e c’è bisogno di maggior specializzazione, altrimenti facciamo leggi e nessuno le applica. Così vale per il tribunale. Il congresso di Stato ha preso sulle forze di polizia decisioni importanti, ha pensato di fare assunzioni di personale di polizia giudiziaria con requisiti molto diversi rispetto a 20 anni fa. Noi purtroppo abbiamo un certo deserto da questo punto di vista. Sostanzialmete siamo impreparati. Mi pare che questa legge sia un bel passo in avanti e un viatico necessario per continuare su questa strada”.

 

Dichiarazioni di voto

Giuseppe Maria Morganti, Psd: “Ribadisco il sostegno del Psd a una legge che affronta un tema spinoso. Si tratta del primo segnale dell’attenzione della classe politica, ma non è sufficiente. Occorre ora affrontare il tema della riorganizzazione delle forze di polizia. Abbiamo fornito degli strumenti importanti per la lotta alla criminalità, ma servono persone capaci che non li utilizzino danneggiando l’assetto sociale di una piccola comunità come la nostra”.

Ivan Foschi, Su: “Diamo sostegno pieno e convinto a questo primo progetto di legge con cui iniziamo l’attività di riscrittura e potenziamento della normativa antimafia. L’attenzione aumenta, ma è solo il primo passo. Ci sono altri tre appuntamenti: le leggi sulla confisca, sulla struttura di intelligence e sulla riorganizzazione del tribunale e della sezione inquirente. Non dobbiamo perdere tempo, siamo in ritardo di anni e fermi da due mesi”.

Paolo Crescentini, Psrs: “Ribadisco il pieno sostegno del mio gruppo a un progetto di legge importante, grazie al quale c’è una normativa necessaria per contrastare le mafie. Il clima di confronto è stato costruttivo”.

Teodoro Lonfernini, Pdcs: “Il progetto di legge rappresenta un’opportunità e un’innovazione, anche per quanto riguarda i rapporti internazionali. Rientra in un lavoro accurato della segreteria di Stato e della maggioranza. Confermiamo il pieno sostegno della nostra lista”.

Roberto Giorgetti, Ap: “C’è pieno appoggio a questo progetto di legge frutto di amplissime convergenze. Si tratta di un passo in avanti, anche per una maggiore sensibilità culturale nella popolazione. Sono comunque necessari altri passi, come il potenziamento della polizia giudiziaria, della collaborazione con l’Italia e altri Paesi, e del tribunale”.

Gian Nicola Berti, Ldl: “Confermo il pieno sostegno della Lista della libertà. In passato siamo stati deboli, ora diamo il segnale di volerci difendere in maniera legale e garantista. Si tratta di un progetto di legge equilibrato ed è incoraggiante per la comunità sammarinese la condivisone raggiunta. Ora però non dobbiamo fermarci qui”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “Upr esprime posizione favorevole. Il testo è stato condiviso e il progetto di legge non solo riscrive e aggiorna la normativa, ma è un passo in avanti in generale. Dobbiamo continuare a mantenere alto il confronto”.

 

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