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I Nomadi? Non invecchiano, crescono. Parola di Beppe Carletti

da Redazione

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I Nomadi da ben 49 anni sono in giro per il mondo, hanno oltre 300 canzoni all’attivo. Per loro vale la metafora della squadra di calcio. E Beppe Carletti è la bandiera. Ecco una lunga intervista rilasciata in esclusiva a San Marino Fixing.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – I Nomadi non invecchiano. Crescono. Parola di Beppe Carletti, leader storico del gruppo che il 27 aprile 2012, dopo quasi 50 anni di storia della musica, faranno tappa a San Marino, al Teatro Nuovo di Dogana.  Si tratta dell’ultima data del tour intitolato “Ricordarti”, dedica ad Augusto Daolio, scomparso nell’ormai lontano 1992. Con Beppe Carletti si può parlare di tutto, dalla creatività ai tanti cambiamenti che li hanno visti protagonisti (l’ultimo in ordine di tempo l’addio del cantante Danilo Sacco, sostituito da Cristiano Turato), da aneddoti su canzoni storiche amatissime alla febbre del successo di cui vivono, o sopravvivono, molti cantanti di oggi.
E infatti con Beppe Carletti abbiamo parlato di tutto questo, ma anche di tanto altro ancora.

 

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Se dopo 49 anni di carriera i Nomadi sono considerati un po’ come una squadra di calcio, in cui i protagonisti possono cambiare ma resta la maglia (e il modulo di gioco, nel caso specifico), si può dire che Beppe Carletti sia il regista, il capitano, la bandiera di questa squadra.

 

“Sì, ci dicono che i Nomadi potrebbero essere una squadra di calcio e in effetti in tutti questi anni, sono cinquanta ormai, tra le nostre fila sono passate 22-23 persone, come una squadra di calcio, appunto. Ma la gente che ci segue non ci ha mai abbandonato ed è questo è il bello”.

 

La domanda è d’obbligo. Riprendendo il titolo di un celebre album (del 1974): ancora oggi è ‘Tutto a posto’?

 

“Sì, sì, è ancora tutto a posto (Beppe Carletti sorride, ndr). Andiamo in giro, ci si diverte, anche se abbiamo qualche anno in più. Anzi, proprio per questo si apprezzano maggiormente certe cose. Stiamo vivendo un momento bellissimo, malgrado qualche defezione, ma direi che è una bella stagione per i Nomadi, questa”.

 

A San Marino c’è chi conosce bene Cristiano Turato, il nuovo cantante che ha preso il posto di Danilo Sacco. Ha partecipato a due diverse edizioni di Geometrie Sonore, il quotato concorso promosso dai Bluesmobile, e si è fatto apprezzare parecchio.

 

“Cristiano è stato una bella sorpresa, per noi. Ovunque vada mi raccontano che lo conoscono, che ha partecipato a concorsi, che li ha vinti. Ci è arrivato il suo Cd tra le tante proposte e ci ha fatto una bella impressione. Quando ci siamo incontrati abbiamo scoperto poi che lui dei Nomadi conosceva una sola canzone, ‘Io vagabondo’, e ci è piaciuto anche per questo. Non cercavamo un cantante-clone: tra tanti che imitavano Augusto o anche Danilo, Cristiano invece non conoscendo le nostre canzoni le cantava a modo suo, reinterpretandole. E poi sembra un rocker di quelli scatenati ma ha una voce che parte dallo stomaco e trasmette emozioni al cuore, con una vena di grande dolcezza che ci piace molto”.

 

Quali caratteristiche tecniche deve avere il cantante dei Nomadi?


“Sicuramente deve avere una buona estensione vocale. Augusto era incredibile (ogni volta che Beppe Carletti si riferisce ad Augusto Daolio anche oggi si commuove, ndr) aveva un’estensione vocale fuori dalla norma. Ma oltre alle qualità tecniche e artistiche noi cerchiamo l’uomo, la persona. E Cristiano è un grande ragazzo”.

 

In tempo di precarietà anche voi non scherzate…

 

“Il nostro capotecnico mi ha detto una volta che cambiamo più cantanti che tecnici. Forse è esagerato, però è vero, ci sono stati cambiamenti importanti nel corso degli anni. Augusto è morto nel 1992, fra l’altro è per questo che il Tour di quest’anno, a vent’anni esatti dalla sua scomparsa, si chiama ‘Ricordarti’. Danilo adesso ci ha salutato per fare il solista, e anche se è sempre difficile quando cambia la voce, per me vige il concetto del gruppo: il cantante vale come il batterista, o il bassista, o il chitarrista. E poi io dico che la forza dei Nomadi sono le canzoni. Pochi gruppi hanno un patrimonio di canzoni come il nostro”.

 

Questo è poco ma sicuro.

 

“I Nomadi hanno cantato di tutto. Quando ragioniamo insieme, anche con i componenti più ‘nuovi’ del gruppo, sul prossimo album da realizzare, capita spesso di dire ‘no, questo spunto l’abbiamo già usato’. Abbiamo all’attivo oltre 300 canzoni: con tutto il rispetto quasi come i Rolling Stones, che sono un po’ più vecchi di noi, e più dei Beatles, che sono stati insieme per meno tempo. Il rischio che si corre con una carriera così lunga alle spalle è quello di cantarsi addosso, rischio a cui si sopperisce cercando di essere coerenti. E lavorando, lavorando sempre”.

 

Appunto. Quanto è difficile essere coerenti?

 

“Oggi è difficile essere coerenti, ed è difficile essere se stessi. Però noi abbiamo una prerogativa che è una fortuna: tutti i nostri componenti, oggi come in passato, vivono e sono vissuti nei paesi, non in grandi città. In questo modo si rimane un po’ più umili, semplici che non significa essere sempliciotti”.

 

I Nomadi sono un simbolo per tante generazioni ormai. Lo si vede in giro per l’Italia, nelle tappe degli interminabili tour per i paesi e le piccole città di Provincia. Ma un simbolo dei Nomadi è la canzone ‘Dio è morto’. Che all’epoca fu censurata.

 

“Negli anni Sessanta, quando abbiamo inciso ‘Dio è morto’, ci censurò la Rai, non la chiesa. La canzone la passarono a Radio Vaticana, e noi andavamo a suonarla anche nelle chiese, il filone della ‘Messa Beat’ che era in voga allora. La gente forse non era preparata per quel tipo di testo, forse ci hanno censurato per quello. Non so chi diede l’ordine in Rai, di chi fu la responsabilità, non si capiva allora come funzionava la censura e chi prendeva le decisioni Ma va bene anche così. E poi oggi se i Nomadi sono i Nomadi è anche grazie a quella canzone”.

 

Il problema per chi fa musica oggi non è la censura, ma riuscire a sfondare.

 

“Le possibilità per sfondare sono minori rispetto alla mia epoca, le case discografiche non investono, c’è la crisi. Ma il vero problema oggi è che molti ragazzi suonano per cercare il successo. Se sei veramente portato, se hai talento, non hai bisogno di cercare il successo a tutti i costi, che è un po’ come la fidanzata, che chi la cerca ad ogni costo non la trova e se invece smette è la volta buona che gli va bene. Ai ragazzi che suonano oggi dico di non preoccuparsi, di pensare solo a suonare, che se il successo te lo meriti arriva, e se non arriva almeno ti sei divertito”.

 

Beh, però voi siete artisti di successo.

 

“Sì ma è un successo frutto del lavoro, fra l’altro arrivato in tempi molto diversi. E poi non mi piace il termine artista. Augusto, lui sì che era un artista: scriveva i testi e poesie, dipingeva e pure bene. Io invece preferisco essere definito un musicista, un artigiano della musica. Anzi, sa cosa c’era scritto sulla mia carta d’identità prima che la rinnovassi qualche anno fa? C’era scritto orchestrale. È così, noi Nomadi siamo degli orchestrali che girano in lungo e in largo e non sanno neanche più in quante città non sono ancora andati a suonare”.

 

 


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Il concerto dei Nomadi del 27 aprile 2012 a San Marino è organizzato dall’Associazione Fun4All, in collaborazione con Rainbow Agency. Parte dell’incasso sarà devoluto alla onlus riminese Una goccia per il mondo. I biglietti sono disponibili presso Music Store (Centro Commerciale Atlante, via Tre Settembre 17, Dogana) oppure sul circuito on-line Viva Ticket (www.vivaticket.it) e nei suoi punti vendita.

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