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San Marino, ECSO: fondamentale uscire dalla black list italiana

da Redazione

Gli accordi con l’Italia sono un passo fondamentale ed irrinunciabile per il futuro del Titano sebbene questo sia forse il momento meno idoneo per concludere ogni tipo di trattativa.

 

Gli accordi con l’Italia sono un passo fondamentale ed irrinunciabile per il futuro del Titano sebbene questo sia forse il momento meno idoneo per concludere ogni tipo di trattativa. La mutata situazione politica italiana infatti ha da un lato depauperato lo storico “nemico” sammarinese Tremonti ma dall’altro ha vanificato le promesse dei numerosi ministri del Governo Berlusconi che negli ultimi mesi avevano interloquito con i nostri politici. In questo momento il Governo Monti ha preoccupazioni più gravi di San Marino, tuttavia torniamo a sollecitare da parte dei nostri politici un’azione di pressing volta a spiegare le ragioni sammarinesi e l’inopportunità del protrarsi di questa situazione che sta danneggiando anche imprese e lavoratori italiani dislocati nel territorio limitrofo alla piccola Repubblica che è bene ricordare contribuisce con circa 3 mld di euro annui all’economia locale italiana che ha per forza di cose risentito della stretta adoperata nei confronti del Titano (oltre 70 aziende riminesi hanno chiuso per il venire meno dell’indotto sammarinese e quasi 500 i dipendenti italiani licenziati negli ultimi 2 anni). Altresì non si possono accantonare i passi avanti compiuti dal Governo Sammarinese in materia di cooperazione bancaria e di scambio di informazioni, passi riconosciuti anche dalle recenti valutazioni di FMI ed OCSE, valutazioni che confermano come la presenza di San Marino nella Black List italiana sia un’anomalia senza riscontri in altri importanti paesi europei (vedi Francia e Germania).
L’uscita di San Marino dalla Black List: fondamentale se si vuole ridare respiro alle imprese sammarinesi oggi bloccate da una normativa che sfrutta le falle di un sistema economico, quello italiano, ancora troppo fondato sulla frode fiscale e che impone alle sue aziende di evitare ogni pericolo di coinvolgimento della Guardia di Finanza e di conseguenza le relazioni con aziende ubicate sul Titano.
Gli accordi sulle doppie imposizioni, firmati nel 2002, parafato nel 2009 e non ancora ratificato,
ostacolo che getta nel caos parecchi operatori economici (sia imprenditori che lavoratori) interagenti tra i 2 Paesi.
Il ripristino della franchigia IRPEF per i lavoratori frontalieri italiani impiegati sul Titano (aspetto di competenza italiana).

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