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Mark Zuckerberg riattiva la ‘social media bubble’

da Redazione

Facebook acquista (1 miliardo di dollari) Instagram, sito di condivisione foto. Perché ha pagato così tanto una start-up che non genera guadagni?

 

di Saverio Mercadante

 

E’ ancora poco conosciuto in Italia, ma potrebbe riattivare il fuoco della tecno bolla che tanto terrorizzò i mercati non molto tempo fa, prima della Grande Crisi che ancora non abbiamo superato. Zuckerberg sembra che abbia giocato in difesa: Facebook s’è mangiato Instagram, social emergente della fotografia condivisa, al modico prezzo di un miliardo di dollari in danaro e azioni. I due ragazzi che l’hanno inventata, laureati alla Stantford University, hanno fondato la start up alla fine del 2010. Così si diventa ricchi negli Stati Uniti, giovani e innovativi, spostando sempre più in là il confine delle infinite possibilità della tecnologia internettiana, nuovo petrolio del terzo millennio. Ma la domanda rimane sempre quella: perché Mark Zuckerberg ha pagato così tanto una start up che solo un anno fa era valutata 25 milioni di dollari e che soprattutto ancora non genera guadagni? Perché si sta rischiando la “Social Media Bubble”, la bolla dei social network? Groupon, il colosso mondiale dei coupon, solo per fare un esempio, dopo essere entrato in borsa, tentennava già prima, durante l’IPO andata meno bene delle previsioni. E il titolo sta toccando il punto più basso. Lo stesso Twitter, potrebbe essere stato sopravvalutato se si confrontano i ricavi pubblicitari con Facebook: 139,5 milioni di dollari; quelli di Facebook valgono 3,15 miliardi di dollari. Ma partiamo dall’inizio. Mike Krieger e Kevin Systrom, sono i due inventori di Instagram: quest’applicazione gratuita è sull’Apple Store dal 6 ottobre del 2010. E stata l’applicazione dell’anno Apple per il 2011. Permette di condividere su smartphone e tablet immagini con un design vintage di fatto copiato dalla Polaroid. Instagram è in pratica un social network per le fotografie catturate con iPhone, iPad e, solo da pochi giorni, anche con prodotti che girano con il sistema operativo Android di Google. Il servizio gratuito ha già conquistato circa 30 milioni di utenti: è nella top ten dei social network a più veloce crescita. Ma il vero valore aggiunto è stato un altro: la personalizzazione. Appunto, il Vintage. Che ti trasforma quasi in un ottimo fotografo. Una serie di filtri che sono a tua disposizione possono conferire alla foto un aspetto vecchio stile, molto artistico. Per applicare gli effetti basta scegliere un filtro e al resto pensa l’applicazione. Non sono quindi richieste competenze particolari. Prima della condivisione si possono aggiungere una breve didascalia e l’area geografica in cui è stato effettuato lo scatto. Dunque, la foto può essere condivisa, oltre che su Instagram, anche sulla propria bacheca di Facebook e sul proprio profilo Twitter. Proprio la scorsa settimana la società ha messo a disposizione la versione per gli smartphone che usano Android: l’applicazione è stata scaricata un milione di volte in appena 12 ore. Instagram ha già condiviso più di un miliardo di fotografie e ha annunciato che ogni giorno vengono caricati 5 milioni di nuove foto. I like sulle fotografie crescono al ritmo di 575 al secondo, e ogni secondo ci sono anche 81 nuovi commenti. Ecco, forse è questo che interessa Zuckemberg, il traffico, i flussi dei 30 milioni di utenti Instagram, i loro collegamenti dentro il social sharing californiamo, quello che fanno quando non sono su Facebook, o addirittura evitano scientemente di esserci. Tutto questo arricchisce ulteriormente l’enorme massa dati di FB. Per questo, forse solo per questo, paga una società di tredici persone 76,9 milioni a dipendente, oppure se vogliamo far riferimento al numero di fotografie gestite in questo anno e mezzo, un dollaro a immagine. Ma il problema di Facebook in attesa della stramiliardaria quotazione in Borsa era anche quello di togliere di mezzo qualsiasi ostacolo, qualsiasi possibile futuro concorrente. Il prezzo è raddoppiato in una sola settimana: probabilmente perché anche Google e Twitter avevano fatto intendere di essere interessate all’azienda. E per difendersi da questa possibilità, Facebook ha deciso di agire in fretta, costi quel che costi. Tanto. Dunque, rifacciamo due conti della serva per capire la verticale ascensione del valore di Instagram: nel febbraio del 2011 ai cinquecentomila dollari di capitalizzazione iniziale, si sono aggiunti altri sette milioni di dollari degli investitori raccolti dalla Benchmark Capital che avevano fatto crescere il valore dell’impresa a 25 milioni di dollari. In marzo arriva a una valorizzazione da mezzo miliardo, dopo l’ingresso nel capitale di Sequoia Capital. Adesso Facebook, che ne mette sul piatto altri cinquecento. Instagram al momento non produce guadagno, ma sono allo studio nuove funzionalità a pagamento da attivare direttamente nell’applicazione, che secondo comunque, secondo i fondatori, rimarrà sempre gratuita. “Abbiamo intenzione di mantenere la possibilità di condividere le foto su altri social network, la possibilità di non condividerle su Facebook se non lo vorrete, e la possibilità di seguire nuove persone e di essere seguiti in modo separato rispetto agli amici su Facebook”, ha dichiarato diplomaticamente Mark Zuckerberg, sull’ennesimo prodotto di culto, un’altra favola del web che tutte le start-up sognano.

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