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Partita Iva, l’iter che deve seguire un libero professionista

da Redazione

Per quanto riguarda l’apertura della Partita Iva, basta scaricare, compilare e consegnare all’Agenzia delle Entrate il modello preposto, corredato del Codice Atecofin.

 

In piena crisi dei mercati, si riaffaccia l’idea di aprire la Partita Iva. Qual è l’iter che deve seguire un libero professionista? Vediamo cosa prevede la burocrazia italiana. Il lavoratore, entro 30 giorni dall’inizio attività deve presentare presso l’Agenzia delle Entrate competente per Provincia, la richiesta di attribuzione del numero di Partita Iva;  iscriversi alla Gestione Separata dell’Inps (docenti, periti informatici) ovvero, se esistente, presso la Cassa Previdenziale del proprio Ordine; aprire una posizione Inal qualora si abbiano dei dipendenti (altrimenti non serve). Per quanto riguarda l’apertura della Partita Iva, basta scaricare, compilare e consegnare all’Agenzia delle Entrate il modello preposto, corredato del Codice Atecofin corrispondente alla propria professione e il Regime Fiscale applicato (ordinario o agevolato); in alternativa, ci si può avvalere della collaborazione di un commercialista che predisporrà e invierà la richiesta per vostro conto. L’apertura della Partita Iva, (eccetto i costi del commercialista) è un’operazione totalmente gratuita, ovviamente, dal momento della sua apertura, scatta per il libero professionista l’obbligo di pagare le tasse. Gli oneri previdenziali variano a seconda che esista o no una Cassa previdenziale specifica. Nel caso in cui esista la Cassa previdenziale, il professionista è assoggettato alla contribuzione prevista da quest’ultima (solitamente pari al 2% dell’importo indicato in parcella addebitato al cliente più una percentuale da applicare al reddito netto). Nella seconda ipotesi invece, si applica la contribuzione previdenziale prevista dalla Gestione Separata Inps con un’aliquota (2012) pari al 27,72% fino al raggiungimento di un massimale per il 2012 pari a euro 93,622.

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