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San Marino, così uccidemmo le agenzie interinali

da Redazione

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La legge 131/2005 regola la materia. E di fatto ne rende impossibile l’utilizzo. La testimonianza: “Articolato punitivo. Fatto solo per i frontalieri”.

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di Alessandro Carli

 

Il lavoro interinale? È il prototipo del lavoro precario. Dunque a San Marino questa tipologia di contratto non può avere vita facile. E infatti la legge sammarinese – parliamo dalle numero 131 del 2005 – fa di tutto per rendere difficile il contatto tra l’azienda che avanza una richiesta e il lavoratore temporaneo. Ora, per la suddetta legge (nello specifico, l’articolo 17), il lavoro interinale, a San Marino, esiste. Ma è la stessa legge che gli taglia le gambe. I lacci che la legge 131/2005 impone sono davvero stretti, e stretto è spesso il tempo che l’azienda ha per far svolgere una mansione. Tempistica che, legge alla mano, con grande difficoltà può essere rispettata.  Al di là delle pratiche di apertura – le imprese che forniscono lavoro pro tempore devono essere iscritte in un apposito Albo e devono depositare una fidejussione di 50 mila euro -, le difficoltà si presentano proprio dopo l’avviamento dell’attività. Difatti, se un’azienda ha bisogno di un lavoratore temporaneo (facciamo un esempio pratico: una persona che attacchi le etichette, un lavoro che impegnerebbe un lavoratore per una manciata di giorni), non può fare ricorso a questa figura nel caso che l’impresa abbia proceduto, nei sei mesi precedenti, a licenziamenti collettivi che abbiano riguardato lavoratori adibiti a mansioni analoghe a quelle a cui si riferisce la fornitura. Stesso divieto anche nel caso che l’azienda, nel mese precedente, abbia fatto ricorso alla sospensione dei rapporti di lavoro o alla riduzione dell’orario con diritto alla Cassa Integrazione Guadagni per mansioni analoghe. Ammettiamo che l’azienda richiedente non rientri non casi sopracitati, la stessa si troverà ad affrontare un altro scoglio: la legge infatti impone che l’azienda deve far richiesta di lavoratori disponibili a tempo determinato direttamente all’Ufficio del Lavoro. Nel caso in cui si verifichi l’effettiva non disponibilità di personale iscritto nelle liste di avviamento al lavoro disponibili a lavori a tempo determinato (e intanto il tempo passa), allora l’impresa richiedente potrà ricorrere ai servizi delle imprese di fornitura di lavoro temporaneo.

 

LA TESTIMONIANZA


Abbiamo voluto raccogliere le parole dell’imprenditore sammarinese Gianfranco Prosperini, sino a qualche anno fa a capo dell’agenzia interinale New Line srl. Le abbiamo raccolte perché siamo convinti che il lavoro interinale possa essere una porta di accesso al contratto a tempo indeterminato e non un ostacolo. Come, tra le altre cose, accade in Europa.

 

Qual è lo stato dell’arte della sua agenzia?

 

“La New Line srl è stata messa in liquidazione. La decisione è stata presa nel 2009. Nello stesso anno abbiamo fatto richiesta all’Ufficio del Lavoro di ritirare la fidejussione, che all’epoca era di 10 mila euro e che oggi, con il decreto Mussoni, è stata alzata sino a 50 mila euro. Con l’arrivo della grande crisi dei mercati, scoppiata con Lehman Brothers, il processo di chiusura della New Line srl ha subito una forte accelerazione”.

 

Il lavoro interinale esiste per legge ma la stessa legge sembra tagliargli le gambe. Come giudica la normativa in vigore a San Marino?

 

“La normativa è stata fatta, e viene seguita in maniera abbastanza scrupolosa. Ho seguito di persona, nel 2005, il rinnovo del contratto di lavoro stipulato assieme ai sindacati. Ho visto come si è svolta la firma, in un clima piuttosto difficile, pericoloso, con i blocchi nelle strade. E ancora oggi ne paghiamo le conseguenze… La normativa esistente è complessa sia per le agenzie che per gli utilizzatori. Le agenzie interinali lavorano con tempi strettissimi: il servizio viene spesso richiesto ‘oggi per oggi pomeriggio’, in base alle esigenze delle imprese richiedenti. Il fatto è che un’impresa sammarinese, prima di rivolgersi a chi offre questa tipologia di servizio, deve attingere alle graduatorie. E i tempi si allungano. In sostanza si è deciso che il lavoro interinale non poteva riguardare i lavoratori sammarinesi ma solo i frontalieri. Si sono create le condizioni per cui lo Stato ha deciso di tutelare il lavoratore della Repubblica: però con la scusa della protezione, è stato tolto alle aziende richiedenti la possibilità di operare. Questa legge taglia le gambe sia alle agenzie che alle imprese, che oggi hanno bisogno di flessibilità. Mi sembra un articolato estremamente punitivo”.

 

In questo senso, l’Ufficio del Lavoro gioca un ruolo strategico.

 

“L’Ufficio del Lavoro opera, e ha un costo per poter collocare le persone nel mercato. Sarebbe opportuno, secondo il mio punto di vista, trasformare almeno una parte dell’Ufficio del Lavoro in un Centro per l’Impiego. In una società per azioni, di proprietà dello Stato al 51% e per il rimanente 49%, nelle vesti di parti proattive, dalle associazioni di categoria interessate. Un Ufficio attivo per il collocamento, un Ufficio che non sia un costo, ma che sappia creare un ricavo. Oggi il servizio che offre non è più al passo con i tempi. In questo modo si possono ridurre i costi degli ammortizzatori sociali in quanto è lo stesso Stato ad essere interessato a ricollocare le persone nel mercato. Un modello che potrebbe essere esportato”.

 

Si può parlare di una mancanza di cultura?

 

“Nel 2008, attraverso un referendum poi non passato per mancanza del quorum, venne chiesto ai sammarinesi di chiudere le agenzie interinali… oggi il mercato del lavoro è profondamente cambiato, e richiede altre prerogative rispetto al passato, come ad esempio la flessibilità”.

 

 

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