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San Marino, cerimonia d’insediamento 1° aprile: il discorso del Nunzio Apostolico

da Redazione

SAN MARINO – San Marino, 1° aprile 2012, il discorso del Nunzio Apostolico alla cerimonia d’investitura degli Eccellentissimi Capitani Reggenti Maurizio Rattini (II) e Italo Righi (I).

 

 

Ecc.mi Capitani Reggenti,

Signor Segretario di Stato per gli Affari Esteri,

Signori Ambasciatori e Membri del Corpo Diplomatico e Consolare,

Signori e Signore,

è per me un onore, in qualità di Decano del Corpo Diplomatico e Consolare accreditato presso questo antico e nobile Stato, rivolgere per la prima volta vive felicitazioni, assieme a un deferente e cordiale augurio, agli Ecc.mi Capitani Reggenti della Serenissima Repubblica di San Marino, Maurizio Rattini e Italo Righi, nella solenne cerimonia del loro insediamento.

L’occasione è propizia per estendere altresì un cordiale saluto alle Autorità civili e militari e ai cittadini della Repubblica, che lungo il corso della sua storia millenaria hanno costruito un ordinamento con solide istituzioni, in cui l’attaccamento alla libertà ha saputo ben armonizzarsi con l’alto senso di responsabilità e la capacità d’interesse a mantenere ottime relazioni nella comunità internazionale.

Con la solenne cerimonia odierna il Corpo Diplomatico è pertanto lieto di congratularsi con le loro Eccellenze, ma soprattutto offrire, qualora ce ne fosse bisogno, gli uffici del proprio lavoro, quello proprio della diplomazia, “quello, cioè, con la finalità di regolare le mutue relazioni tra Stati indipendenti, con mezzi pacifici, in vista di attenuare le controversie, che possono sorgere di fronte ad interessi contrastanti”.

Base primaria dell’attività diplomatica è e vuol essere, prima di tutto, la semplice legge naturale. Secondo quest’attività è vivo desiderio delle nazioni di vivere e prosperare nel mutuo rispetto e armonia, facendo uso di tutti i mezzi legittimi per risolvere di comune accordo problemi che, in caso contrario, potrebbero disturbare le loro pacifiche relazioni e la loro coesistenza.

A tale scopo, fin dall’antichità i Responsabili delle singole nazioni hanno inviato i loro rappresentanti secondo una prassi che, mentre in Occidente ha seguito lungo i secoli, almeno fino al periodo medioevale, l’antico uso Romano, in Oriente è stata diretta dall’impero Bizantino.

Così, fino al XV secolo le varie delegazioni si mantennero non permanenti, mentre già nel XVI la Repubblica di Venezia, che aveva imparato molto dai Bizantini, poteva contare suoi ambasciatori in Roma, Vienna, Parigi e Madrid e, nella stessa città di Venezia, era presente l’ambasciatore Imperiale e il Nunzio Apostolico.

Si deve soprattutto allo zelo del Cardinal Richelieu – ritenuto uno dei principali iniziatori del sistema diplomatico oggi universalmente accettato – che molte delegazioni abbiano assunto carattere permanente allo scopo di soddisfare le nuove necessità politiche e sociali.

Il Congresso di Vienna del 1815, infine, e la Conferenza di Vienna del 1961 hanno dato piena stabilità alla prassi diplomatica, la quale è oggi chiamata a dare il suo contributo in tutto il mondo, in ogni sfera dell’attività umana, sia essa politica, economica, intellettuale o religiosa.

Eccellentissimi Capitani Reggenti, questa è l’attività alla quale ciascuno di noi è chiamato per assicurare il proprio contributo soprattutto a Coloro che reggono i destini dei popoli. Attività che, se guidata anche da principi immutabili, con fondamento non solo nella natura umana, ma anche nella trascendenza dell’uomo, compie un salto di qualità e da semplice “ufficio” si fa “missione” nel senso più stretto del termine.

Ed è proprio questa diplomazia come “missione” che dovrebbe essere attiva nei conflitti tuttora presenti in alcune parti del mondo che fanno soffrire tanti esseri umani, e nelle violazioni dei diritti umani fondamentali quali l’Autoritarismo e l’uso della forza – o per lo meno di quella non necessaria – la mancanza di una genuina libertà della persona umana, il non rispetto dei trattati internazionali, il terrorismo internazionale, la pirateria, la mancanza di rispetto delle credenze più nobili quali quelle religiose e il non farsi alcuno scrupolo nel privare della stessa esistenza umana quanti non la pensano nello stesso modo.

In una parola, la diplomazia come “missione” cerca una soluzione ai conflitti tra i singoli Stati, ma non a tutti i costi. Al contrario vuol realizzare la pace e l’armonia, rispettando la trasparenza e i principi base e, direi, inderogabili, della legge naturale e la stessa natura ed esigenze superiori dell’essere umano.

Eccellentissimi Capitani Reggenti, all’inizio del Loro mandato – e qui penso d’interpretare il pensiero di tutti – rinnovo Loro felicitazioni e auguri di un fruttuoso lavoro, potendo contare sulla collaborazione di “missioni diplomatiche” che desiderano una solida stabilità, pace e progresso per questa antica e nobile Repubblica di San Marino.

 

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