Home FixingFixing Oltre la notizia, strage infinita. Migliaia di giornalisti uccisi

Oltre la notizia, strage infinita. Migliaia di giornalisti uccisi

da Redazione

Negli ultimi vent’anni uccisi nel mondo 15 mila operatori dell’informazione. Nel 2011, 71 rapiti. Nel 2012 ne hanno ammazzati già 28.

 

di Saverio Mercadante

 

Un macello di carne giornalistica. Oltre alle migliaia di persone uccise nella rivolta siriana dal regime di Assad, pagano carissimo anche i giornalisti. Il quotidiano panarabo al Hayat ha pubblicato il 22 febbraio scorso la lista dei nove giornalisti morti finora in Siria dall’inizio delle proteste. Quattro di loro sono stati uccisi a Homs, la città simbolo della protesta, o nei suoi dintorni. Francesi, americani, siriani, uomini e donne, a testimoniare con la loro vita, che il giornalismo di guerra è un mestiere che non sfugge all’orrore. Cinque proiettili cal. 7.62 che avevano provocato lesioni al fegato, alla milza, allo stomaco, all’intestino e fratture multiple al bacino. Il 13 marzo 2002  a Ramallah il fotoreporter italiano Raffaele Ciriello, freelance, morì colpito da una raffica proveniente da un carro armato israeliano. Uno bravo,  che lavorava da quindici anni in giro per il mondo. Uno dimenticato, l’ordine dei giornalisti gli ha dato la tessera da morto. A leggerlo sul sito di Professione Reporter si stenta a crederlo: negli ultimi vent’anni sono stati uccisi 15.000 giornalisti. Quindicimila. Nel 2012 ne hanno ammazzati già 28. A parte la Siria, in Brasile, Somalia,  Nigeria, Francia, Bolivia, India, Algeria, Filippine, Messico, Thailandia, Pakistan, Stati Uniti, Afghanistan, Haiti, Honduras, Colombia. Dal 2011 in 108 continuano a scrivere e a fotografare da lassù. I giornalisti e bloggers in prigione sono 305: 180 giornalisti, 125 cyberdissidenti. Gli scomparsi sono 14. Quelli rapiti: 71. Quelli aggrediti. 1959. Fuggiti in 73.  Ne sono stati arrestati 1044. I giornalisti in esilio sono stati 649 negli ultimi dieci anni. E 67 solo nel 2011. E’ veramente impressionante rileggere questa terribile contabilità. Altro che giornalismo da desk, da tavolo, comodo, comodo, in redazione. Una giornalista che ti è rimasta negli occhi era Marie Catherine Colvin, morta ammazzata da una bomba sempre a Homs, in Siria, insieme Remi Ochlik un fotografo francese nato nel 1983. A vent’anni era andato ad Haiti per documentare la caduta del presidente Jean-Bertrand Aristide. Marie Catherine Colvin, 44 anni, celebre giornalista del Sunday Times, testata per la quale è stata corrispondente dal Medio Oriente, quando la incontravi non te la dimenticavi più perché portava  sempre una benda nera sull’occhio sinistro, come quella dei pirati. Nata negli Stati Uniti viveva da tempo a Londra. Era specializzata nel giornalismo di guerra e negli anni scorsi ha svolto il suo lavoro in posti molto pericolosi come l’ex Jugoslavia e lo Sri Lanka. Proprio in Sri Lanka, durante la guerra civile nel 2001, Colvin aveva perso un occhio durante un attacco delle forze governative. In Afganistan il 22 febbraio, Sadim Bhadrzai Khan, il direttore di Mehman-Melma, una radio locale in Urgun, nella provincia sudorientale di Paktika, è stato ritrovato morto dopo che era stato rapito. Lo avevano decapitato. Mehman-Melma, era una delle emittenti più ascoltate della regione. I talebani, che usano spesso questo metodo di esecuzione hanno dichiarato di non avere niente a che fare con l’omicidio. I sicari del direttore della stazione radio somala Somaliweyn, Abukar Mohamoud Hassan, soprannominato Kadaf, gli sono entrati in casa. E lo hanno ammazzato con cinque colpi. Mohamoud, 43 anni, è il ventinovesimo giornalista assassinato in Somalia dal 2007 e il secondo nel 2012, un mese dopo Hassan Osman Abdi, il direttore di Shabelle Media Network ucciso nello stesso quartiere. In Russia e in Pakistan ammazzano tanti giornalisti, ma in Italia la striscia dei morti ammazzati dalla mafia e dal terrorismo è lunghissima. Comincia nel 1943 con la fucilazione  per ordine del Tribunale Speciale Tedesco di  Carlo Merli, e Enzio Malatesta. E continua nel dopoguerra con i giornalisti assassinati dalla mafia in Sicilia: i quattro cronisti de “L’Ora“ e del “Giornale di Sicilia“ Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Mauro De Mauro e Mario Francese negli Anni Settanta e Ottanta; Giuseppe Fava, fondatore del settimanale I siciliani; Mauro Rostagno (redattore di una tv privata) nel 1988 e Giuseppe Alfano del quotidiano “La Sicilia“; Giuseppe Impastato, sindacalista, dilaniato da una esplosione, che dai microfoni di aveva denunciato gli affari mafiosi della borgata di Cinisi. Il triestino Almerigo Grilz dell’agenzia di stampa Albatros fu ucciso in Mozambico nel 1987. Il 20 marzo 1994 furono uccisi insieme in Somalia Ilaria Alpi del Tg3 Rai e il telecineoperatore triestino Miran Hrovatin. Un anno dopo, il 9 febbraio 1995, sempre in Somalia fu assassinato il telecineoperatore Rai Marcello Palmisano nell’agguato in cui rimase per fortuna solo lievemente ferita Carmen Lasorella. Poi toccò ad altri tre triestini il giornalista Marco Luchetta e gli operatori Alessandro Ota e Dario D’Angelo, assassinati a Mostar in Bosnia. Ancora. Antonio Russo, inviato di Radio Radicale, ucciso due anni fa sulla strada di Tblisi in Georgia. Russo fu l’ultimo a documentare la pulizia etnica a Pristina (Kosovo). E da ultimi il già citato  Raffaele Ciriello in Palestina e Maria Grazia Cutuli del Corriere della Sera in Afganistan.

 

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