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I social media per cercare e dare lavoro

da Redazione

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Il lavoro e le imprese su Internet. O meglio, l’uso dei social media da parte delle aziende italiane e da parte di chi cerca lavoro. Sono uscite in questi giorni due interessanti ricerche, una di Adecco Italia, e l’altra condotta dall’Osservatorio IULM.

di Saverio Mercadante

 

Il lavoro e le imprese su Internet. O meglio, l’uso dei social media da parte delle aziende italiane e da parte di chi cerca lavoro. Sono uscite in questi giorni due interessanti ricerche, una di Adecco Italia, e l’altra da parte condotta dall’Osservatorio IULM.

Quest’ultima promossa dall’Executive Master in Social Media Marketing & Web Communication, ha messo a confronto i dati del 2010 con quelli del 2011 prendendo in esame le stesse 720 aziende italiane. Innanzitutto va segnalata la crescita della percentuale di aziende che utilizza almeno un social media per attività di comunicazione e marketing: si passa dal 32,5% del 2010 al 49,9% del 2011. Quest’anno sono soprattutto le piccole aziende a tirare il carro dei social forum che mostrano notevole aumento di penetrazione in questa fascia dell’imprenditoria: nella precedente rilevazione del 2010 solo il 9,8% gestiva almeno un social media, nel 2011 la percentuale è salita al 43%. Resta tuttavia ancora largamente ambivalente il rapporto che le aziende mostrano di avere con questi canali se si considera che solo il 24,5% del totale dei casi esaminati rimanda ai propri ambienti social attraverso link presenti sul sito. Facebook si conferma il canale più popolare, scelto dal 71,1% delle aziende che hanno attivato almeno un social media (rispetto al 35,2% del 2010). In grande crescita risultano anche gli altri giganti del settore come Twitter, Linkedin e YouTube utilizzati rispettivamente dal 39,8%, dal 35,7% e dal 32,0% delle aziende presenti sui social media (rispetto al 14,1%, al 15,5% e al 8,8% del 2010). La maggiore diffusione di questi canali a livello aziendale, non è stata tuttavia accompagnata da un altrettanto significativo aumento dell’indice medio di SocialMediAbility che, sul totale dei 720 casi esaminati è passato, su una scala di valori da 0 a 10, dallo 0,79 registrato nel 2010 all’1,16 del 2011 con un incremento decisamente modesto. L’indice SocialMediAbility si propone di valutare sinteticamente aspetti sia quantitativi che qualitativi della presenza social dell’azienda/brand (ad es. il numero dei canali attivati, il tempo da cui lo sono, le attività dell’azienda sull’unità di tempo, il numero degli iscritti, i contenuti generati dal-l’azienda e la capacità degli stessi di generare azioni da parte degli utenti, ecc.).

Ricomponendo tali variabili in tre diverse dimensioni: l’orientamento 2.0, la gestione/cura dei diversi canali social, e l’efficacia delle azioni adottate, l’indice, così ottenuto è visualizzabile graficamente sotto forma di un triangolo in grado di rappresentare in maniera sintetica le attività di social media marketing messe in atto dalla singola azienda, da un settore o dall’intero campione. Insomma, i risultati ottenuti testimoniano come i social siano ancora molto spesso gestiti in maniera un po’ improvvisata e poco consapevole delle logiche comunicative e dei linguaggi propri di ciascuno di tali canali. C’è ancora molto da lavorare nella formazione, nell’acquisizione del know how specifico e nella diffusione di best practice. Adecco Italia nella sua indagine focalizza invece il mondo dei candidati, di quelli che cercano un lavoro. Per i quali assume sempre maggiore rilevanza avere un profilo professionale online curato e aggiornato.

Se le imprese privilegiano LinkedIn per trovare qualificate figure professionali, i candidati scelgono Facebook.

Secondo l’indagine di Adecco solo una piccola parte dei lavoratori utilizza i social network in forma premium (a pagamento). Eppure sarebbe una scelta vincente: cresce in maniera significativa la possibilità di essere contattato e trovare un’occupazione: il 19% degli intervistati ha trovato lavoro con gli strumenti premium, contro il 10% di chi usa i social media.

In ogni caso nonostante la buona frequentazione dei social forum, in Italia sono sono ancora pochi coloro i quali utilizzano il web 2.0 come canale di ricerca di un impiego: circa il 62% degli intervistati (su circa 9.100 in tutta Italia) non ha mai inviato candidature in risposta ad annunci pubblicati. Un altro dato rimanda alla notizia che i 55enni negli USA sono quelli che trovano più lavoro. Gli over 45 non sono lontani dai social network. Al contrario. E’ proprio questa fascia d’età che si affida di più alla ricerca di un lavoro attraverso LinkedIn, Facebook e Twitter. E’ questa fascia d’età ad inviare più curricula, anche rispetto alla fascia di età compresa tra i 26 e i 39 anni., più vicina ai nativi digitali e quindi più informatizzati. Sul fronte dei reclutatori sempre maggiore attenzione per i social forum, ma cum grano salis: solo un terzo nel meccanismo di selezione prende in esame i comportamenti social dei candidati.

Sul fronte dei recruiter la diapositiva scattata da Adecco fotografa un’attenzione via via maggiore da parte degli human resources manager, anche se solo un terzo di essi porta avanti un percorso di selezione prendendo in esame i comportamenti social dei candidati.

 

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