E’ sempre così. Quando ci sono molte aspettative c’è invece molto da aspettare. Troppo. E le riforme falliscono l’aggancio in Consiglio Grande e Generale. C’è solo una cosa peggiore di far male una riforma: non farla proprio.
di Loris Pironi
SAN MARINO – E’ sempre così. Quando ci sono molte aspettative c’è invece molto da aspettare. Troppo. Così in Consiglio Grande e Generale il mese di marzo doveva vedere approdare due provvedimenti importanti, la riforma tributaria e quella del mercato del lavoro. E invece di entrambe non c’è neanche l’ombra.
Se la previsione di veder già pronto il testo riguardante la riforma del mercato del lavoro ci pareva oggettivamente un po’ troppo ottimistica (era prevedibile che servisse un po’ di tempo in più) non possiamo dire altrettanto della riforma tributaria. Sarà colpa della neve, oppure di questioni tecniche, però il ritardo accumulato in questo caso è ingiustificabile. Fra l’altro è difficile credere che il problema non sia un problema politico, di veti e di dinieghi. Ma la questione è semplicemente che non c’è più tempo da perdere.
Lo sanno bene i lavoratori frontalieri, a cui era stato promesso che già a partire dall’inizio dell’anno in corso si sarebbe posto rimedio all’iniquità di trattamento, mentre invece oggi non si sa nulla neppure sui tempi del provvedimento mirato al recupero parziale della quota trattenuta dalla busta paga nel 2011.
Non c’è cosa peggiore dell’incertezza, in tempo di crisi.
E non c’è cosa peggiore di una politica che non riesce a rispettare i tempi che si è data, che tergiversa e che rimanda.