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San Marino, in Commissione Finanze dure accuse dall’opposizione ai vertici di Banca Centrale

da Redazione

Ieri in Commissione Finanze nuovi duri attacchi dai partiti di opposizione alla gestione di Banca Centrale e in particolare ai rapporti tra soggetti vigilati e soggetti della vigilanza, compreso il Presidente stesso, Renato Clarizia. Le polemiche non sono certo mancate.

SAN MARINO – Ieri in Commissione Finanze nuovi duri attacchi dai partiti di opposizione alla gestione di Banca Centrale e in particolare ai rapporti tra soggetti vigilati e soggetti della vigilanza, compreso il Presidente stesso, Renato Clarizia. Le polemiche non sono certo mancate. Di seguito un riassunto degli interventi dei commissari terminati gli interventi della delegazione di Bcsm.

 

Vanessa Muratori, Su: “A inizio seduta è stata fatta una reprimenda all’opposizione per le critiche fatte a Banca centrale. Mi spiace se sono state interpretate come attacco alle persone, è invece un discorso a tutela dell’istituzione. Avrei delle domande. Sia la presidenza che i soggetti della vigilanza hanno avuto rapporti di lavoro con soggetti vigilati. Uno dei soggetti è in liquidazione coatta e c’è di mezzo un’indagine della procura di Rimini. Non era il caso, per tutelare Bcsm, che gli uomini interessati facessero un passo indietro? Ci sono poi dei professionisti con cui Bcsm ha avuto rapporti professionali, mi riferisco a quelli dello studio Gemma, e uomini dello stesso studio chiamati come commissari. E ciò lascia perplessi.

Dalla relazione emerge una difficoltà per l’adeguata verifica e il contrasto del riciclaggio. Allora, al netto dei capitali legati alla malavita, il nostro sistema finanziario è in grado di reggere? Poi chiedo chiarimenti sui passaggi a pag. 17 e 22, sul ripristino del decreto del 2009 per dare la possibilità a Bcsm di essere prestatore di ultima istanza. Vorrei dire che qui si fa fatica a trovare soldi per gli asili nido. Perciò avere disponibilità illimitata per le banche può creare problemi”.

 

Stefano Macina, Psd : “Il mio ambito resta il confronto politico, non tecnico. Quindi è logico fare riferimento alle scelte e ai programmi che Bcsm intende portare avanti. Questa commissione, così come il Consiglio, hanno già dimostrato che sul percorso della trasparenza c’è tutta la politica, che sull’autonomia degli organi di vigilanza c’è piena condivisione, e abbiamo messo a disposizione di Banca centrale norme anche più cogenti di quelle esterne, dove in ultima istanza decide il Ministero, invece a San Marino decide Bcsm.

La politica ha messo a disposizione gli strumenti e non dobbiamo dimostrarlo oggi che si crede nel percorso intrapreso dal Paese verso la trasparenza e verso l’autonomia degli organi deputati. Però mi interessa verificare, rispetto alla criticità del sistema bancario, se si riesce a mettere in piedi una sinergia di azioni e di politiche per fare in modo che non limitiamo solo i danni, ma cerchiamo di uscire dalle difficoltà. Vedo un punto di debolezza nella relazione. Mi sembra concentrata sulla situazione attuale, però mi sembra limitato pensare ai nostri 60 km quadrati e non mettere il naso fuori. Sono perfettamente d’accordo che il sistema vada consolidato, ma bisogna creare anche un progetto che faccia vedere anche politiche di sviluppo. Quindi un progetto che preveda accordi tra Stati e banche centrali e la possibilità di mettere in piedi prodotti finanziari da immettere in territori esterni. E vorrei sapere come ci si muove su questo fronte. Altrimenti, se gestiamo solo l’esistente, sapendo che diminuirà ancora, chiaramente questo rischia di creare un clima di sfiducia. E ce l’ha detto anche il Fmi: se non pensiamo a un mercato internazionale, non abbiamo nessuna prospettiva. Qui è importante il ruolo di Bcsm. Un’ultima osservazione: a proposito di reputazione, anche da parte vostra, quando si vanno esprimere giudizi su Bcsm- che non è solo il gruppo di dirigenti attuali, ma anche quelli precedenti- non mi sembra giusto criticare ciò che è stato fatto prima”.

 

Federico Pedini Amati, Psrs: “Nessuno di noi è qui per fare polemiche sterili. Bcsm è di tutti. Esprimerò valutazioni politiche che non sono contro le persone. Le varie polemiche risalgono alla nomina del presidente Clarizia. Mi sono stupito quando ho letto che era consulente di una finanziaria di cui oggi si trova a fare il vigilante. All’atto della consegna del curriculum mi sarei aspettato anche l’indicazione del rapporto con quella finanziaria.

Nella gestione di Bcsm abbiamo assistito alla delegittimazione dei precedenti vertici per poi far sembrare la gestione attuale fosse illibata. Non posso essere d’accordo. Ci sono esposti presentati al tribunale, non si tratta più di polemiche dell’opposizione. Ci sono perplessità espresse da un membro del collegio sindacale di Banca centrale, il dr Massimo Francioni. Quindi tutti questi elementi determinano una discussione più ampia e chiaramente politica. Poi il caso Fidens project: c’è stato esplicitamente spiegato, con dovizia di particolari, in un esposto. Sono convinto, o per lo meno spero, che nessuno operi contro il sistema bancario sammarinese. Ho letto in questo esposto che quando è stata commissariata Bcs, l’istituto di vigilanza ha indicato un margine di sicurezza di 60 milioni di euro. Il problema è come si raggiunge quel margine di sicurezza. Se sono debiti, chi acquisisce l’istituto sa che deve coprirli, ma se dobbiamo fare il blocco di pagamenti per tenere margini di sicurezza, allora entriamo in una logica diversa. E’ quello che ho letto, ci basiamo su fatti usciti sotto forma di esposto. Non è invenzione mia. Questa non è una gestione ordinaria, ma forzata di determinate situazioni”.

 

Marco Gatti, Pdcs: “Cercherò di fare un intervento più costruttivo del precedente. Parlare di banche e finanziarie può avere un impatto rilevante sulla clientela e si può aggravare la crisi economica e finanziaria già presente. E’ faticoso dal mio punto di vista approfondire certi argomenti e certe situazioni. Mi è sempre piaciuto difendere il nostro Paese contro chi dice che è peggio rispetto ad altri. San Marino ha delle problematiche che vanno contestualizzate. Dire che la San Marino di allora aveva un sacco di problemi e oggi deve uscire dalla fogna è sbagliato. E’ vero invece che in passato avevamo delle regole, delle cose erano consentite e oggi la comunità internazionale ha deciso che non lo sono più. San Marino è stato chiamato a decidere se voleva restare con il modello vecchio o con uno nuovo. E ha scelto, e così tutta la sua classe politica, di andare verso nuove prospettive, quindi di stare dentro la comunità internazionale. E’ un processo complicato e difficile, trova delle resistenze. Passare da un modello all’altro in breve tempo è complicato e le funzioni di Bcsm sono più difficili. Deve aiutare il sistema a migrare senza che imploda su se stesso. E’ possibile farlo con un’attività di vigilanza presente ed efficace su tutto quello che sta arrivando, capitali ed attività. Dobbiamo andare a verificare quello che c’è ed accompagnarlo al nuovo, dobbiamo però anche mettere in campo nuove prospettive.

Dividerei quindi il discorso del rapporto San Marino e Italia, da quello San Marino e i rapporti internazionali. San Marino ha codici Abi, quindi il rapporto con l’Italia è privilegiato. Dobbiamo lavorare per poter essere sul mercato italiano a parità di condizioni economiche. Poi c’è il contesto internazionale, a riguardo ci sono stati incontri per sviluppare il sistema Sepa, un discorso da approfondire. Per lo sviluppo è importante favorire le aggregazioni delle banche, ma anche l’arrivo di capitali e soggetti stranieri. Il consolidamento sarebbe maggiore, anche per il know how esterno. E’ vero quello che ha detto il Fmi: non ha senso avere tante banche se ci si rivolge solo al mercato locale. Se si pensa invece a servizi e allo sviluppo esterno, e alla possibilità di catalizzare operazioni a livello finanziario che possono avere interesse a San Marino, può aver senso avere 12 banche e anche di più. Qui ci vuole uno studio di sviluppo e i tecnici devono accompagnare la politica per le scelte legislative. Sono preoccupato riguardo al Cs, di come sta andando avanti il discorso sul recupero dei crediti. Noi con un decreto abbiamo trasferito i conti e costituito una bad bank. Stiamo seguendo il recupero, perché ha incidenza sui conti dello Stato”.

 

Pier Marino Mularoni, Upr: “Non avevo grandi aspettative da questo incontro, memore delle esperienze precedenti. Sono rimasto un po’ stupito dall’introduzione del presidente Bcsm, per quello che ha detto, perché la sua nomina è politica. Credo quindi sia diritto della politica esprimere la propria opinione, anche sui giornali, perché sono strumenti di dibattito. Non si vuole fare danno al Paese, ma si chiede chiarezza su aspetti determinanti per la credibilità di Bcsm. Che si crea dando risposte e facendo chiarezza su aspetti che alle parti politiche non sono chiare. Quando si risponde con il nulla mi pare sintomo di arroganza.

Non è nostra intenzione colpire la dignità delle persone. Riguardo invece le domande che ci poniamo sulla gestione della Bcsm, mi è stato detto poc’anzi che forzatamente Bcsm si è incentrata sulla vigilanza e ha avuto poche possibilità di fare altro. Ricordo invece che per statuto è divisa in dipartimento di vigilanza e in quello di banca e rivendico un maggior livello di presenza e attività di Bcsm, nel suo ruolo di guida e indirizzo del sistema verso quella migrazione che tutti riteniamo necessaria. E va fatta non svendendo i cocci del sistema, ma salvaguardando quello che va salvaguardato. Ci dovete poi spiegare perché, con oltre 100 dipendenti, in Bcsm si fanno consulenze per oltre 1,8 milioni di euro l’anno. Infine, sono preoccupato sull’operazione Bcs. I conti non sono disponibili, la banca acquisita non rende disponibili i fondi ai propri correntisti e si assiste all’attività di passaggio dei conti da una banca all’altra su quelli in attivo, ma non si sa che fine faranno le passività e da chi verranno coperte”.

 

Roberto Giorgetti, Ap: “Negli anni ’90 si è passato alla massimazione del sistema senza guardare alle conseguenze, si è costruito senza controlli adeguati e attorno a noi si è creata un’estrema criticità, cui si è sovrapposta poi la crisi internazionale, che negli ultimi due, tre anni ha determinato situazioni molto gravi. E’ stato inevitabile per Banca centrale concentrarsi sul presupposto di rimettere in corsia un sistema che era incompatibile con tutto quanto ci stava intorno. Una volta conclusa la normalizzazione, sarà possibile l’integrazione con il sistema europeo. Ma la condizione irrinunciabile è acquisire quella credibilità che abbiamo perso. In questo percorso non conta solo il patrimonio legislativo, ma anche l’operatività e la convinzione della necessità di andare avanti in quel percorso. Faccio mio il richiamo a una maggiore serenità nel porsi verso certe problematiche, che non significa rinunciare alla critica, ma cercare di valorizzare un’istituzione che, anche in presenza di errori e valutazioni non condivisibili, svolge un ruolo insostituibile per il futuro della nostra economia. Se viene meno questa percezione rischiamo di far venire meno prospettive di benessere per i sammarinesi. Non voglio dilungarmi nelle polemichette uscite sui giornali”.

 

Gian Carlo Capicchioni, Psd: “Vorrei sottolineare la carenza di questa relazione. Manca di prospettiva ed è rivolta esclusivamente a un discorso interno. Rispetto all’ultimo capoverso, dove fa riferimento al fatto che una volta completata la normalizzazione sarà possibile lo sviluppo, vorrei capire cosa si intende. I fatti che si sono susseguiti in questi ultimi due anni fanno riflettere. Quando si parla di un clima intimidatorio per fermare l’opera di vigilanza, vorrei capire perché questo silenzio. Perché Bcsm non smentisce con dati alla mano, oggettivi. Perché questo è importante se si vuole parlare di fiducia. Vorrei conoscere da Bcsm effettivamente come stanno le cose.

Poi si parla di autonomia e indipendenza. Non abbiamo mai messo in discussione l’autonomia di Bcsm, anzi. Avrei più perplessità sul termine di indipendenza, perché l’ente deve rispondere al Consiglio. Voci su Bcs dicono che la vigilanza, nel consiglio direttivo, pochi giorni prima dell’atto di aggregazione del contratto sottoscritto con Asset, nella persona di Gumina, abbia riferito di azioni in atto per salvare questa banca e comunicava l’intenzione di congelare somme facenti parte della raccolta diretta di Bcs che necessitava almeno 60 milioni di euro per evitare il collasso.

Mi risulta che l’istituto di vigilanza, qualche mese fa, a inizio del commissariamento, assicurava che Bcs non aveva problemi di natura patrimoniale. Adesso sembra che timori i correntisti ne debbano avere. Il congelamento, se così è, vuol dire andare a bloccare determinati depositi e risparmi che cittadini e risparmiatori, società o finanziarie hanno in Bcs. Su questo gradirei una risposta esaustiva. Mi risulta che in una o due società con depositi consistenti siano in atto una o più ispezioni. Mi risulta anche che queste società non avevano grossi problemi. Questo è da chiarire, perché questi provvedimenti non vanno nella direzione della trasparenza e della certezza di quella fiducia. Sembra che si vogliano evidenziare inefficienze e nefandezze con lo scopo di congelare e forse commissariare direttamente certi soggetti, per avere liquidità disponibile per far fronte alla situazione di Bcs.

Parlate di aggregazione, ma a me sembra sistematica distruzione del sistema, anche se ci può essere qualcosa di buono. Qui si fa tabula rasa, l’obiettivo sembra essere ridurre il numero degli operatori. Bcsm deve fornire chiarimenti e dissipare ogni legittima perplessità. Mi risulta che Bcs sia ancora bloccata. Ma una volta fatta l’aggregazione dovevano liberarsi le attività, credo quindi sia ancora lontano il discorso dell’acquisizione della banca. Oppure forse Asset si prenderà solo la parte buona dei depositi e dei crediti. Ma se così è chi si accollerà il resto? E’ vero che servono questi 60 milioni? Se è vero chi sono i colpevoli? Cosa hanno fatto i commissari che pian piano si stanno defilando e perché? Cosa c’è sotto? Forse la vigilanza ha divergenze sulle azioni da fare? Un altro punto: se la situazione è così disastrata, perché autorizzare il famoso bonifico da oltre un milione? Il contratto di aggregazione subito, secondo me, da Asset, forse, nasconde la sorpresa. Lo chiedo al segretario di Stato alle Finanze: dobbiamo mettere di nuovo mano al portafoglio dei cittadini. Mi sembra di capire che così andrà. O si chiude in fretta con Asset, e il problema resta con Asset, e poi ci penserà pantalone. Se invece i problemi sono in Bcs, di mezzo ci si mette anche la vigilanza.  Mi attendo risposte in maniera dettagliata”.

 

Nicola Selva, Upr: “Dalla relazione si evince che il nostro sistema ha perso una notevole percentuale della raccolta. Se la politica non condivide l’operato di Bcsmha il diritto di poter intervenire. Il nostro ruolo è proprio quello politico, in quanto consiglieri. Io non sono un tecnico, ma penso sia lecito fare delle critiche in questo ambito. Come cittadino sono preoccupato per il futuro del Paese, vedo che il sistema bancario si sta impoverendo. Credo che la relazione faccia pensare che faremo un sistema bancario prevalentemente per i sammarinesi. Da Bcsm ci sarà un aiuto al sistema ad essere competitivo su un mercato che non deve essere solo nazionale ma internazionale, e come? Quali saranno le nostre nuove opportunità? Noi dell’Upr crediamo che Bcsm oltre ad avere il ruolo di vigilanza deve avere anche guidare il nostro sistema per contrastare l’impoverimento”.

 

Massimo Cenci, Nps:  “Il presidente Clarizia ha detto che Bcsm si trova a muoversi in un contesto non facile. Le assicuro che anche la politica si trova in un contesto altrettanto difficile. Il problema di oggi non è solo quello del comparto bancari, riguarda tutto il Paese. In un contesto così tutti gli attori devono essere coinvolti nella stessa direzione, tutti siamo chiamati a un duplice ruolo, quello di risolvere problemi tangibili oggi ma anche a ridisegnare quello che sarà il domani. La politica, almeno in questa Aula, ha una direzione molto chiara. Il percorso per la trasparenza e per il raggiungimento degli standard internazionali è perseguito con estrema chiarezza e la strada è stata presa non solo dalla maggioranza ma da tutto il Consiglio. Anch’io concordo con alcuni colleghi che mi hanno preceduto, forse per certi argomenti sarebbe stata necessaria una seduta non pubblica. Però, credo che oggi sia importante in questa sede definire se l’operato di Bcsm sta effettivamente perseguendo finalità che le sono proprie. Capire per esempio se la vigilanza su intermediari permetta di promuovere stabilità del sistema e se Bcsm sta assolvendo al meglio l’azione di stimolo e orientamento del sistema.

Anche nel corso del dibattito spunti di riflessione sono arrivati. Vorrei tornare su un passaggio, quello che definite la morfologia del comparto. Come diventerà il comparto? La revisione va fatta attraverso operazioni di concentrazioni? Ho una lettura di questo passaggio un po’ limitativa. Mi sembra ci si concentri tanto su quello che succede oggi e su come bloccare una situazione complicata senza contemporaneamente affiancare un’altra attività di progettazione e sviluppo. Non a caso molti hanno indicato nell’attrazione di capitali nuovi ed esterni uno degli elementi chiave, anche lo stesso Fmi”.

 

Denise Bronzetti, Psd: “Il presidente Clarizia ha parlato di difficoltà a operare di fronte a intimidazioni e denunce. Ci sono enormi turbolenze nel sistema e forti dubbi nel Paese. Il sistema deve cambiare e abbiamo appena cominciato il percorso. Ci sono dubbi sull’operato di Bcsm e sui ruoli istituzionali. Ma occorre remare in un’unica direzione.

Mi aspettavo una relazione che affrontasse le criticità del sistema, partendo dal concetto che San Marino vive un momento del tutto particolare e dunque contestualizzasse i nostri problemi. Servono chiarezza e fiducia. Se si è convinti di avere operato al meglio, di fronte a esposti in tribunale e critiche, occorre ogni sforzo di chiarezza. Spero che il dottor Gumina risponda al consigliere Capicchioni e Bcsm ci dica perché in trattative private vengono suggeriti advisor piuttosto che altri, perché di fronte a offerte di gruppi esteri si preferisce la fagocitazione interna. Come si può portare avanti un processo di normalizzazione e riqualificazione degli operatori senza rivolgerci all’esterno? Qui è rimasto poco o niente.

Che fine ha poi fatto il documento dell’ottobre 2010 su cui c’era condivisione? Noi chiediamo chiarezza sulle vendite e sulle cessioni, e sulle cause dei problemi del sistema. Le attuali difficoltà nel bilancio dello Stato non vengono solo dalla spesa corrente, molto dipende dalle turbolenze del sistema bancario e da quanto è transitato in termini di malavita organizzata. Questo è il vero problema. E per arginarla dobbiamo remare in un’unica direzione.

Al segretario di Stato Valentini il collega Capicchioni ha chiesto cosa ne sarà della parte cattiva di Bcs e di altri istituti. Interverrà sempre lo Stato? Ricordo che c’è anche la ricapitalizzazione di Crrsm. Mi sembra valga la pena di discuterne. A fronte di niente lo Stato non può più immettere denaro nelle banche”.

 

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