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Isabella Ragonese: recensione dello spettacolo “La commedia di Orlando”

da Redazione

Teatro Novelli, Rimini: debole la regia, debole l’allestimento, debole vocalmente Isabella Ragonese, ingabbiata nella scatola firmata dalla regista Emanuela Giordano.

 

di Alessandro Carli

 

RIMINI – Lo strano caso di Isabella Ragonese, candidata al premio UBU, è una delle tante anomalie che attraversano il teatro italiano (la seconda è l’energia con la quale alcuni critici e molto giornali “lanciano” il “Thom Pain” di Elio Germano, spettacolo assai mediocre). Passata in terra di Romagna con “La commedia di Orlando” – ospitata al Novelli di Rimini – diventa lo spunto per riflettere sulla differenza tra una presentazione e una recensione. Certo, adattare un romanzo a una mise en scene (il testo è di Virginia Woolf) è scelta sempre scivolosa: i ritmi e la stessa scrittura sono diversi, e diverso è il pubblico fruitore. E questa Commedia di certo non si è salvata dalle sabbie mobili della trasposizione: debole la regia, debole l’allestimento, debole vocalmente Isabella Ragonese, ingabbiata nella scatola firmata dalla regista Emanuela Giordano. Già nell’incipit, i primi segnali di dubbio: a sipario chiuso, la compagnia ‘esce’ sul proscenio, e accenna l’antefatto. All’apertura del tendone, una landa molto luminosa accoglie gli occhi del pubblico: è la scenografia che accompagnerà lo sguardo per le due ore successive, frammentate da un intervallo che, visto il fuggi fuggi del pubblico, si è rivelato essenziale. La storia non presenta mai un coup de theatre: lineare sin dalle prime battute, ha infatti inizio nel XVII secolo, alla corte della Regina Elisabetta I, dove Orlando è uno dei cortigiani preferiti dalla regnante, finché la sua natura ideale e romantica non lo portano a innamorarsi perdutamente della figlia dell’ambasciatore di Russia fino a cadere in un’angosciante disperazione. Stanco e devastato, Orlando dormirà a lungo fino a risvegliarsi donna all’interno di una carovana di nomadi in viaggio verso il Medio Oriente, dove comincerà a riflettere sul ruolo della donna nella società e nell’Arte. Nonostante i palchi, oggi, siamo quasi tutti microfonati, Isabella Ragonese e gli altri attori non riescono mai a sfondare la quarta parete. Come quando si osserva un quadro, da vedere da lontano.

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