Home NotizieSan Marino San Marino, la dichiarazione conclusiva della missione del Fondo Monetario Internazionale

San Marino, la dichiarazione conclusiva della missione del Fondo Monetario Internazionale

da Redazione

La normalizzazione delle relazioni economiche e finanziarie con l’Italia sarà di cruciale importanza per facilitare un riposizionamento efficace dell’economia.

 

L’economia non si è ancora ripresa da una lunga recessione. Le crescenti incertezze riguardanti la situazione esterna e il ruolo futuro del settore finanziario sammarinese potrebbero determinare una recessione prolungata e maggiori vulnerabilità del settore finanziario. Una persistente diminuzione delle dimensioni dei bilanci delle banche sammarinesi e dei profitti stanno avendo ripercussioni sulla posizione della finanza pubblica. Gli incontri con le autorità si sono concentrati su come diminuire le difficoltà del sistema finanziario, compresa la istituzione di riserve di capitale, e sulle misure volte a contenere il disavanzo pubblico e incrementare la flessibilità dell’economia. Vi è stata ampia condivisione con le autorità sul fatto che costruire un modello di business sostenibile che sia in linea con il nuovo assetto normativo e che non sia basato sul segreto bancario e sullo status di paradiso fiscale è una fondamentale sfida a lungo termine. Inoltre, la normalizzazione delle relazioni economiche e finanziarie con l’Italia sarà di cruciale importanza per facilitare un riposizionamento efficace dell’economia.

 

Previsione economica

 

La recessione economica continua e permangono numerose incertezze. Dopo quattro anni di contrazione del PIL, dovuta soprattutto a fattori esterni e manifestatasi ampiamente come un forte declino degli investimenti e dell’attività manifatturiera,  l’economica rimane debole, con un aumento della disoccupazione e con un’attività edilizia ben al di sotto dei livelli registrati nel periodo precedente la crisi. L’aumento della disoccupazione, la crescita stagnate dei salari ed una minore fiducia hanno contribuito ad una riduzione dei consumi. Allo stesso tempo, il settore manifatturiero, strettamente integrato con le catene produttive italiane, ha deboli prospettive in termini di domanda. Sebbene vi siano segni dell’inizio di una ripresa dell’occupazione nei settori turistico e commerciale, si stima che il PIL reale diminuirà di circa il 2% quest’anno e che crescerà in maniera molto limitata l’anno prossimo. I rischi rispetto allo scenario base sono prevalentemente negativi. San Marino sta affrontando gravi avversità economiche e finanziarie, non da ultimo a causa del persistere di una crisi di produzione dovuto alla perdita delle attività tipiche dei paradisi fiscali. I rischi chiave rispetto allo scenario base comprendendo una recessione più profonda del previsto in Italia, paese verso cui si dirige il 90% delle esportazioni sammarinesi, e crescenti tensioni nel settore finanziario. La normalizzazione delle relazioni con l’Italia potrebbe comportare un aumento di fiducia. In particolare, la ratifica della convenzione contro le doppie imposizioni con l’Italia, che è un prerequisito per l’implementazione degli accordi chiave sulla cooperazione economica e finanziaria fra i due paesi, potrebbe favorire le attività fra i due Paesi.

 

Settore finanziario

 

Il settore finanziario è vulnerabile, a causa di un forte declino della liquidità, della qualità delle attività e della redditività. Il sistema bancario è stato in grado di far fronte ad una fuoriuscita di depositi pari al 32% durante lo scudo fiscale italiano del 2009-10, in gran parte grazie al fatto che precedentemente deteneva considerevoli liquidità, principalmente estere. Da allora, i bilanci delle banche hanno continuato a diminuire a causa di continui deflussi di depositi (19 percento), contribuendo al deterioramento della liquidità, cosicché il rapporto fra le attività liquide e le passività a breve termine è sceso al 55%, vale a dire a metà dei livelli precedenti alla crisi. Come conseguenza della prolungata recessione, i prestiti in sofferenza sono divenuti il doppio nel corso dell’ultimo anno e si stima che ammontino al 10 percento dei prestiti totali e che continueranno ad aumentare nei prossimi mesi. Nel frattempo, gli utili delle banche si sono tramutati in perdite, esercitando pressioni sulle riserve di capitale. La ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio di San Marino (CRSM) è un’assoluta priorità e richiede una ristrutturazione dei bilanci e un modello di business sostenibile.  CRSM ha subito ingenti perdite negli ultimi due anni, in gran parte come conseguenza del suo coinvolgimento decennale con il gruppo italiano Delta. Le perdite derivanti dalla definizione della vicenda Delta faranno sì che la più grande banca di San Marino necessiti di maggiore capitale e che i suoi bilanci abbiano una prevalenza di liquidità legate a Delta. La banca centrale insiste, a ragione, sulla necessità che CRSM trovi nuovi capitali. Il governo sta vagliando la possibilità di partecipare in una proposta ricapitalizzazione, che comprende anche nuovi capitali provenienti da azionisti e clienti e che ammonterà ad un totale di Euro 150 milioni. Il governo dovrebbe partecipare esclusivamente a condizione che gli azionisti adempiano al loro impegno di aggiungere nuovo capitale e che la banca adotti un business plan sostenibile e forte. Dati i suoi rischi sistemici, la banca dovrebbe sviluppare un piano di emergenza per le perdite future che potrebbero verificarsi a causa del deterioramento delle condizioni esterne. Inoltre, ci chiediamo se il debito subordinato, nonostante i rischi siano pienamente noti, sia un investimento adeguato per la normale clientela retail della banca. La banca centrale dovrà assicurare che CRSM adempia alle norme prudenziali, in particolar modo sul capitale minimo e sui rischi di concentrazione. Le autorità continuano a compiere progressi per quanto concerne l’attuazione delle raccomandazioni della Missione FSAP nonché su iniziative più ampie relative alla trasparenza.  Sono state adottare ulteriori misure per rafforzare l’indipendenza della Banca Centrale (BCSM) e rimuovere gli ostacoli ad una cooperazione internazionale in materia di regolamentazione. BCSM ha rafforzato le funzioni di vigilanza ispettiva e cartolare, ha introdotto uno schema di assicurazione sui depositi e nuovi regolamenti le permettono di fornire assistenza nella fornitura di liquidità alle banche. Le nuove norme e le pressioni internazionali hanno condotto alla chiusura o alla fusione di alcune delle banche più deboli e di metà delle fiduciarie. Le autorità si sono impegnate ad adottare le Direttive dell’Unione Europea sulla vigilanza bancaria come condizione per il futuro accordo monetario con l’UE. Sia il rapporto MONEYVAL del 2010 sulle misure antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo e il rapporto supplementare OCSE del 2011 sulla trasparenza normativa e regolamentare in materia fiscale hanno rilevato i miglioramenti legislativi apportati e hanno incluso raccomandazioni per un ulteriore rafforzamento, soprattutto riguardo all’implementazione dei nuovi obblighi. Si dovrebbe agire il prima possibile per adempiere a queste raccomandazioni. Inoltre, si dovrebbe prestare ulteriore attenzione alle rimanenti raccomandazioni FSAP, soprattutto quanto alle risorse per la vigilanza e per l’AIF e alla cooperazione fra i vari organismi. Il raggiungimento di un buon livello in termini di effettiva implementazione delle nuove misure e la cooperazione internazionale è importante per l’ulteriore ripristino della fiducia. Il settore finanziario dovrebbe adattarsi alle nuove condizioni interne e internazionali in cui opera. Le autorità sono pienamente consapevoli che San Marino non può ritornare al vecchio modello di business, che ha comportato una rapida espansione del settore finanziario basandosi sul precedente regime del segreto bancario e su una debole regolamentazione. Di fatto, la pressione internazionale e una nuova legislazione interna più rigida hanno già ridotto le dimensioni dei bilanci del settore bancario di più di un terzo e le attività gestite da società fiduciarie non- bancarie del 75 percento. La recente introduzione di nuove norme e la futura normalizzazione delle relazioni con l’Italia sono condizioni necessarie perché il settore finanziario ritorni ad un business internazionale, ma non sono sufficienti. Alcune imprese nel settore privato stanno cercando in maniera creativa prodotti di nicchia da vendere sul mercato internazionale, ma la maggior parte cerca di fornire servizi bancari tradizionali a San Marino e al circondario. Entrambe le ambizioni sono ragionevoli, anche se San Marino e le zone limitrofe potrebbero non avere dimensioni tali da sostenere le aspirazioni di operatività nel circondario di tutte le banche sammarinesi esistenti che cercano di trarne vantaggio. Sono state intraprese poche azioni pratiche da parte del sistema finanziario per individuare un vantaggio competitivo internazionale, che contribuirebbe ad evitare un ulteriore declino. Sebbene il declino ridurrebbe i rischi, esso ridurrebbe altresì le opportunità di lavoro e le entrate fiscali. Quindi sono necessarie azioni sia per individuare l’eventuale vantaggio competitivo sia per prepararsi per un settore finanziario più esiguo, se tale vantaggio non sussiste.

 

Politica fiscale

 

La posizione della finanza pubblica si è indebolita, principalmente a causa di una riduzione significativa delle entrate. Secondo le stime, gli introiti fiscali, in termini reali, sono diminuiti del 33% negli ultimi quattro anni, in gran parte a causa della recessione e di entrate minori provenienti dal settore finanziario. Nello stesso periodo, la spesa ha subito una diminuzione di circa il 17% in termini reali. Di conseguenza, il disavanzo pubblico è aumentato, passando da zero nel 2008 a 2,2% del PIL secondo le stime per il 2010 e a 3,3% del PIL nel 2011. La legge di bilancio triennale, approvata di recente da parte del Parlamento, prevede un disavanzo del 2,4% del PIL per il 2012. Noi siamo meno ottimisti e, secondo le nostre previsioni, il disavanzo dovrebbe ammontare a circa il 3,5% del PIL quest’anno, principalmente in ragione delle proiezioni relative a minori entrate. Il finanziamento del disavanzo finanziario sta diventando una sfida sempre più impegnativa, in quanto le risorse a disposizione sono limitate. Il governo riconosce la necessità di consolidare le finanze pubbliche. Nel suo ultimo bilancio, il governo ha esteso l’imposta addizionale applicata lo scorso anno all’imposta netta sui redditi, ha introdotto un’imposta patrimoniale speciale e ha imposto un’imposta minima sul reddito societario, applicata anche ai lavoratori autonomi. Nell’insieme, tali misure dovrebbero garantire quest’anno ulteriori entrate pari all’1% del PIL. Si prevede che la spesa rimanga costante in termini reali nel 2012, sebbene ci si attende che aumenti leggermente come percentuale del PIL, mentre il monte salari e stipendi della pubblica amministrazione attraverso un congelamento dei salari nominali (in vigore dal 2011). E’ necessaria una strategia di consolidamento generale nel medio termine. Dato che è verosimile che le entrate diminuiscano in maniera permanente a causa del ridimensionamento del settore finanziario, le sopravvenienze passive del settore finanziario sono potenzialmente molto elevate, e il governo non ha accesso ad una basa diversificata degli investitori, invitiamo caldamente le autorità a intraprendere riforme più generali e durature al fine di assicurare una strategia efficace di consolidamento nel medio termine. In base alle politiche attuali prevediamo che il debito pubblico continuerà a crescere, passando dal 18% del PIL di oggi al 30% del PIL entro il 2017. Data questa tendenza e la mancanza di un accesso continuo al finanziamento del disavanzo, chiediamo che siano applicate misure permanenti di consolidamento del 2,5% del PIL, a partire dal 2013, grazie alle quali il debito pubblico si stabilizzerebbe a circa il 20% del PIL nel medio termine. In particolare, raccomandiamo di diminuire le esenzioni e detrazioni dell’imposta sui redditi e di estendere l’applicazione delle imposte indirette. Ad esempio, le autorità dovrebbero prefiggersi l’obiettivo di aumentare l’aliquota effettiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, attualmente pari al 6,5% (cioè circa un terzo della media nell’Unione Europea). Inoltre, l’ampliamento della base imponibile potrebbe prevedere anche la sostituzione della monofase con un’imposta indiretta più generale, come l’IVA o l’imposta sulle vendite al consumo. Le autorità hanno perseguito una riforma delle finanze pubbliche. Il Parlamento ha adottato una serie di leggi che interessano l’ampia struttura burocratica della pubblica amministrazione e sono volte a ridurre il suo monte salari e stipendi, ma si è ancora in attesa della loro attuazione. Le riforme pensionistiche sono state introdotte negli ultimi anni e hanno portato alla creazione di un secondo pilastro (a contributi definiti) nel 2011, che aiuta a migliorare la sostenibilità a lungo termine del sistema pensionistico. Inoltre, il governo ha in programma di introdurre una riforma fiscale più ampia nel 2013, volta a migliorare l’equità e l’efficienza del sistema tributario. L’attuale sistema è piuttosto complesso per un paese di piccole dimensioni come San Marino e la riforma fiscale dovrebbe contribuire ad un’auspicabile semplificazione, unificando le aliquote fiscali ed eliminando alcune esenzioni e detrazioni. Infine, osserviamo che l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici è sempre più attiva sul mercato italiano degli scambi di energia. Tali attività non sembrano essere correlate direttamente alla gestione della fornitura di energia a San Marino e, pertanto, dovrebbero essere monitorate attentamente al fine di ridurre al minimo i rischi per le finanze pubbliche.

 

Riforme strutturali

 

Gli sforzi profusi di recente per ridurre le rigidità nei mercati dei prodotti e del lavoro sono visti con favore, ma sono necessarie ulteriori riforme per migliorare la flessibilità dell’economia. Il governo ha attuato alcune misure volte alla liberalizzazione e alla razionalizzazione dei mercati dei prodotti, ma alcuni passaggi burocratici sono pesanti e permangano alcuni ostacoli all’ingresso in alcuni settori non-tradable, compromettendo la flessibilità e la competitività dell’economia. Analogamente, benché siano stati compiuti recentemente passi per ridurre le distorsioni del mercato del lavoro, permangono ostacoli all’assunzione di lavoratori non residenti altamente qualificati. Inoltre, i regolamenti volti a diminuire i licenziamenti  di personale in esubero ed il ruolo che svolge il settore pubblico come principale datore di lavoro ostacolano un’occupazione nel settore privato dettata dal mercato. Lo sviluppo di una base per una crescita sostenibile costituisce una sfida a lungo termine. Come conseguenza della forte contrazione del settore finanziario e della sensibile riduzione della base manifatturiera, stimiamo che il PIL potenziale di San Marino sia calato di circa il 20% negli ultimi anni. La riduzione continua delle dimensioni del settore finanziario (qualora non venga individuato e sfruttato un vantaggio competitivo) può pregiudicare ulteriormente il potenziale di crescita di San Marino. Nel frattempo, il futuro del settore manifatturiero è incerto, data la debolezza delle prospettive della domanda da parte dell’Italia nel breve termine e la concorrenza crescente di paesi con un costo del lavoro inferiore nel lungo termine. Pertanto, è fondamentale che il governo ed il settore privato esplorino le strade per una crescita sostenibile. Questo potrebbe riguardare la promozione del settore turistico, attraverso iniziative che attirino un numero maggiore di visitatori ed estendano la durata media del soggiorno, e di attività economiche di nicchia in cui San Marino ha un chiaro vantaggio.

 

Sistema statistico

 

La disponibilità delle statistiche macroeconomiche è limitata. Nonostante siano stati compiuti numerosi progressi nella compilazione e divulgazione dei dati monetari e relativi al settore finanziario, le statistiche di contabilità nazionale e i dati di natura fiscale non sono così dettagliati come richiesto in base agli standard internazionali sulle migliori pratiche e sono disponibili solo con notevole ritardo. Inoltre, la mancanza di dati sulla bilancia dei pagamenti, normalmente compilati dalle banche centrali, ostacola un’analisi più approfondita delle relazioni macroeconomiche. Oltre a ciò, le autorità non effettuano proiezioni macroeconomiche standard. La disponibilità di statistiche affidabili sulle attuali condizioni economiche nonché di dati aggiornati e trasparenti sui conti pubblici è fondamentale per poter sviluppare politiche economiche adeguate e per preparare bilanci realistici e sosterrà il maggiore impegno di San Marino nelle attività internazionali e nella comunità finanziaria. La capacità di San Marino di assorbire l’assistenza tecnica in tale ambito è limitata a causa dell’insufficienza delle risorse umane. Pertanto, invitiamo caldamente le autorità a stanziare ulteriori risorse al fine di soddisfare gli standard internazionali relativi alle statistiche di contabilità nazionale e ai conti pubblici.

 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento