Home FixingFixing Moody’s non ascolta Barack Obama. Ancora un taglio per Mario Monti

Moody’s non ascolta Barack Obama. Ancora un taglio per Mario Monti

da Redazione

Nuova sforbiciata all’italico rating, malgrado le belle parole del Presidente USA per il Premier. Mentre Atene brucia, il Portogallo s’incammina svelto sulla strada della recessione.

 

di Saverio Mercadante

 

Obama conta poco per Moody’s. Le parole di grande elogio per le iniziative del governo Monti e la storica visita a Wall Street hanno poco impressionato l’agenzia di Rating che ha abbassato nei giorni scorsi il rating dell’Italia da A2 ad A3. Una delle motivazioni del nuovo taglio è la situazione generale dell’Eurozona. Non a caso da Moody’s il rating di Madrid è stato tagliato di ben due scalini (da A1 ad A3), insieme a quello di Lisbona (da Ba2 a Ba3). Giù il rating anche di Slovenia, Slovacchia e Malta. E gli analisti minacciano la tripla A di Francia, Regno Unito ed Austria. Ma dopo l’incendio greco che rischia di distruggere l’intera economia ellenica, un altro, presso le colonne d’Ercole rischia di propagare le fiamme nel vecchio continente. L’ultima benzina sul fuoco: l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tagliato il rating su sette banche portoghesi. La misura arriva in un momento in cui nelle sale operative si rincorre la stessa domanda: “Il Portogallo sarà la prossima Grecia”? Il combinato disposto tra rallentamento dell’economia globale e misure di austerità spinge il Portogallo sempre di più verso la recessione. Nel quarto trimestre il Pil ha registrato una contrazione pari a -2,7% rispetto al corrispondente trimestre del 2010. Per l’intero 2011 il Pil lusitano ha subito una contrazione pari a -1,5% rispetto a +1,4% del 2010. Lo ha comunicato l’istituto nazionale di statistica. L’economia portoghese dovrebbe andare persino peggio nel 2012 con una contrazione del Pil pari a -3%. La Troika, Fondo monetario internazionale, Commissione europea e Banca centrale europea, in settimana sarà a Lisbona: cercherà di impedire il default. Il problema, purtroppo, per molti analisti è proprio questo: l’intervento della Troika. Le misure di austerità imposte sono una delle cause della recessione. La Grecia è in ginocchio, con la premessa che i greci sono indifendibili per moltissimi buoni motivi, anche perché dopo tre anni di terapia intensiva per curare l’eccesso di debito pubblico, il reddito nazionale è crollato del 12 per cento, la disoccupazione ha superato il 20, gli stipendi, i lavoratori della PA, e le pensioni sono stati tagliati, eppure, l’Europa non è soddisfatta e chiede ulteriore rigore. La visita della Troika sarà propedeutica al versamento di aiuti per 14,9 miliardi di euro. Nel maggio dello scorso anno Lisbona ha ottenuto un programma di aiuti da 78 miliardi di euro, di cui ha già ricevuto circa 40 miliardi. Nel 2011 Lisbona ha centrato l’obiettivo di riportare il deficit-Pil sotto il sei per cento anche grazie a una manovra una tantum. Le previsioni sul 2012 sono molto negative a causa dell’ aumento delle tasse, calo dei salari, indebolimento del mercato del lavoro: recessione del 3 per cento e disoccupazione al 13 per cento. Dunque, c’è il rischio reale di una implosione creata proprio dalle misure di austerità, recessione economica e cali delle entrate fiscali che richiedono altra austerità: stesso schema già visto in Grecia. Diversi analisti ritengono che per evitare un deterioramento del quadro serviranno altri sostegni, secondo Goldman Sachs su Lisbona potrebbero volerci altri 30-50 miliardi di euro. Nelle passate settimane le ipotesi di rinnovate difficoltà del Portogallo avevano innescato forti e allarmanti aumenti dei tassi di interesse sui suoi titoli di stato in circolazione, che sono in un rapporto inversamente proporzionale con il prezzo. Sulla scadenza decennale i tassi dei bond portoghesi erano arrivati a oltrepassare il 7 per cento, oggi fluttuano attorno al 12 per cento. Per altri analisti, Lisbona ha qualche carta in più da giocare rispetto ad Atene: un debito più ridotto, un certo consensus politico ha consentito di mettere in atto misure di austerità prima che i mercati le reclamassero, e un accesso privilegiato a certe economie dei paesi in via di sviluppo, come l’Angola e il Brasile. Altra differenza positiva: la Grecia dovrà rimborsare 14 miliardi di euro, solo nel mese di marzo, il Portogallo solo 10 miliardi nel 2012. La diagnosi pero è sempre da prognosi riservata: sintomi e cause della crisi, con un deficit pubblico ampliamente finanziato dall’estero, sono gli stessi della Grecia. Di fatto, rimangono i due paesi più vulnerabili d’Europa in relazione a una riduzione della fiducia da parte degli investitori stranieri.

 

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