Home FixingFixing Diario della crisi del 17 febbraio 2012

Diario della crisi del 17 febbraio 2012

da Redazione

I Nativi digitali non amano i soldi. Uno su tre attribuisce a internet la stessa importanza che dà a beni fondamentali come acqua e cibo.

 

di Saverio Mercadante

 

I Nativi digitali non amano i soldi. In occasione del suo secondo Connected World Technology Report, Cisco Systems ha intervistato 1.400 studenti e 1.400 giovani professionisti tra i 21 e i 29 anni in 14 Paesi, per scoprire le loro abitudini tecnologiche. E i risultati sono, a dir poco, sorprendenti: “Uno su tre attribuisce a internet la stessa importanza che dà a beni fondamentali come acqua e cibo. Oltre metà di essi ha detto che non potrebbe vivere senza internet e la definisce parte integrante della propria vita”. Ma, per alcuni, internet è addirittura più importante dei soldi. Il 40% degli studenti e il 45% dei professionisti intervistati hanno detto che accetterebbero uno stipendio minore in cambio di un migliore accesso ai social media e di maggiore autonomia nella scelta dei dispositivi tecnologici. Intanto arrivano buone notizie per Monti. L’Italia è in recessione tecnica: il PIL è infatti calato per il secondo trimestre consecutivo. Secondo i dati che sono stati diffusi dall’Istat, nel quarto trimestre 2011 è infatti diminuito dello 0,7%, rispetto al trimestre precedente (che aveva registrato un ribasso dello 0,2%), e dello 0,5% su base annua. Il rapporto debito-Pil nel 2011 si attesta in un range compreso tra il 119,5 e il 120%. Altre nuove per Super Mario. Permessi, burocrazia e regole incerte. Gli stranieri non investono più in Italia: crollo del 53% nel 2011. Il calcolo è arrivato dal Comitato investitori esteri di Confindustria. In base a dati Ocse, l’Italia è penultima in Europa – davanti solo alla Grecia – nella classifica di chi tra il 2001 e il 2010 ha incamerato maggiori investimenti esteri. A battere l’Italia paesi come l’Estonia, la Slovacchia, il l’Ungheria. “C’è una sostanziale inaffidabilità delle procedure amministrative”, ha spiegato Carlo Scarpa, docente di economia e politica industriale all’università di Brescia e redattore di lavoce.info.

 

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