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Italiani in Polonia: 20 anni fa le lezioni di capitalismo in tv

da Redazione

COME E` CAMBIATA VARSAVIA ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN ITALIANO

di Riccardo Paparo
Collaborazione: Danilo Ferraris e Aleksandra Bednarska-Paparo

VITA IN POLONIA: PRIMA PARTE
VITA IN POLONIA: SECONDA PARTE

 

 

 

Eccoci giunti alla terza parte del nostro viaggio a ritroso nel tempo tra le abitudini e gli stili di vita degli italiani in Polonia, sempre in compagnia di Danilo Ferraris, testimone del rinnovamento degli ultimi trent’anni di Varsavia. Com’era la vita di ogni giorno, la società, lo sport, la cultura, il cinema, tutto con un limpido ricordo.

 

Andrzej-WajdaCosa vorrebbe indietro Danilo Ferraris di quello che c’era allora?

“Il settore della cultura. Il teatro, gli spettacoli erano a buon mercato, e i libri costavano poco. Oggi i prezzi sono diventati cari, e non mi riferisco solo ai libri. Personalmente sono appassionato di opera, anche quest’ultima aveva costi non proibitivi. Certo, per andare all’opera, in quel periodo, non era facile. Occorrevano infatti almeno due mesi in anticipo per prenotare il biglietto, tanta era la richiesta”.

E poi “… la cinematografia, vedi i vari Andrzej Wajda (nella foto) e Krzysztof Zanussi, che lamentano di essere state vittime, ma pure critici, del sistema. Tuttavia hanno avuto la possibilità di poter girare film in patria, in realtà pochi , ed ottenere successo di pubblico e critica anche fuori dai confini polacchi. Oggi è presente sul mercato una commercializzazione di qualsiasi genere, si tende, purtroppo a confezionare un ‘prodotto’ che rende e faccia incasso”.

 

 

Anche lo sport (per citare alcuni esempi l’atletica a partire dal lancio del peso, la pallavolo o il calcio) in quegli anni, malgrado la poca disponibilità di denaro, veniva ugualmente praticato in massa, e in effetti con buoni risultati a livello internazionale. “Oggi, vale il discorso della cultura, tutto ruota attorno alla Tv, agli sponsor, aalla pubblicità. Imperativo categorico: tutto deve avere profitto, così inevitabilmente ne risente la qualità”.

 

AMB.ITA, OVVERO LA SQUADRA DI CALCIO DELL’AMBASCIATA D’ITALIA

Varsavia-Ambasciata-ItaliaTra i vari ricordi che emergono dai racconti di Danilo Ferraris, non poteva mancare uno sportivo, coinvolgeva in quegli anni l’Ambasciata italiana a Varsavia. “Se non erro, tra il 1978 e il 1979 a Varsavia si costituì una squadra di calcio con un nome peculiare, l’AMB.ITA, acronimo di Ambasciata Italia (nella foto qui a fianco).

Tra i pali il dott. Dosio, nonoché capitano, organizzatore e trascinatore del gruppo, lavorava all’epoca presso l’Ambasciata. Avevamo difficoltà a raggiungere il numero completo di undici giocatori, quindi si prestavano, anche i funzionari polacchi ed i vari fidanzati delle dipendenti”.

Questa attività sportiva è praticata ancora oggi dalla sezione Italiani in Polonia di Varsavia, che partecipa ai vari tornei di calcetto cittadino. Da non scordare, con sempre più passione, la frequenza attiva al podismo. Gare di corsa, su distanze e percorsi che vanno dai 2,5 km sino alla regina dell’atletica leggera, la Maratona.

Ad onor di cronaca, Danilo Ferraris è anche Capitano e organizzatore della Squadra Azzurra per quanto riguarda le varie partecipazioni alle gare di staffetta.

 

Italia – Inghilterra 0-1

Ritornando all’AMB.ITA, le sfide non erano solo per puro diletto, ma le sfide andavano all’aldilà della semplice partita di pallone. Ecco un altro ricordo. “Una partita ‘storica’, contro gli inglesi, che erano una numerosa colonia a Varsavia per via della società che aveva costruito il palazzo della Lot (la Compagnia aerea polacca, ndr)”. In quella occasione, raccnta ancora Danilo Ferraris, “perdemmo per 0-1 per colpa di un mio autogol. Feci perdere così l’imbattibilità all’incolpevole dott. Dosio, dopo diverse partite trascorse senza subire reti”.

 

 

LA SOCIETA’ POLACCA

“A quei tempi c’era una differenza di classe, sia pure minore rispetto ad adesso. Questa disparità si notava tra i funzionari di partito, degli apparati statali, e la gente comune. Avere una macchina, ad esempio, era un grosso privilegio. Aggiungo che c’erano meno morti in relazione ai senzatetto e agli ubriachi, alla luce dei fatti i senza fissa dimora erano meno rispetto oggi e di conseguenza per questa categoria il rischio di morire congelati di notte, non avendo dove rifiugiarsi, era minore rispetto ad oggi. La questione non si applica agli ubriachi il cui numero non è molto variato, o almeno si applica solo nella misura in cui i due gruppi si fondono, visto che molti senzatetto sono anche alcolizzati. La situazione non era per niente idilliaca, e in questo caso non dico che le cose sarebbero dovute rimanere come allora, perché è giusto che siano cambiate…”

“Il patrimonio, allora, facendo una piccola disamina della situazione, era la conoscenza. Oggi invece è il capitale. Certo che ancora adesso la conoscenza ha la sua importanza, ma deve essere accompagnata dai soldi , dal potere. Una volta si diceva, facendo ricorso ai proverbi polacchi, ‘non si vende e non si compra, ma, appunto si załatwia’, tradotto: si combina”.

 

 

LEZIONI DI CAPITALISMO IN TV

Nel 1991 sono avvenuti grossi cambiamenti e c’era una fervida attività in Polonia, a neppure due anni dalla caduta del Muro dei Berlino e di conseguenza del regime comunista. A volte, queste atttività erano al limiti della legalità, ma del resto non erano state stilate leggi precise in materia.

In televisione, nel frattempo trasmettevano lezioni di capitalismo a puntate, per informare il popolo su questa nuova materia.

C’era la possibilità di fare tanti soldi, il mercato era fertile allora, a disposizione c’era un bacino di utenti grande, c’era spazio per tanti, per chi avesse avuto qualche idea e ovviamente un po’ di capitale.

Dal 1991 è incominciata una forte spinta di accelerazione che ha portato uno sviluppo concreto al Paese.

Segni evidenti ci sono stati sicuramente negli ultimi dieci anni, a partire nei primi anni del nuovo secolo. Questa alacre attività si è concentrata in particolar modo in concomitanza con l’entrata della Polonia nell’UE (maggio 2004, ndr).

 

 

LE BANCHE

Le regole per manovre e attività finanziarie, in quegli anni, erano meno rigide e con meno controlli rispetto ai giorni nostri.

Si poteva versare e/o ritirare tranquillamente un milione di dollari in banca senza tanti problemi.

Anche per domande di prestiti alle banche non si aveva a che fare con tanta burocrazia e con la richiesta di requisiti specifici come oggi. Per esempio: “Si potevano richiedere milioni di złoty, la prassi era quella di dare una qualche tangente al direttore della bancha, che per garanzia del prestito si accontentava delle stalle per gli animali. Al limite era il direttore che rischiava il licenziamento, se fosse stato scoperto, per chi faceva l’operazione non c’erano grossi problemi”.

 

Tante cose si possono apprezzare e imparare con il trascorrere inesorabile del tempo, in compagnia di Danilo Ferraris.

L’invito è al prossimo ed ultimo appuntamento. Tra un mese, dalle colonne di www.sanmarinofixing.com, parleremo di soldi, ancora di banche, lezioni in tv e mucche da mungere.

 

 

Si ringrazia per la preziosa collaborazione il periodico Gazzetta Italia.

 

 

CONTINUA … 4 PARTE

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