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Ecco il motore di ricerca che si fa social network

da Redazione

Si chiama Volunia ed è stato creato a Padova dal professor Massimo Marchiori. Ribattezzato (impropriamente) antigoogle, cerca in realtà un’altra via.

 

di Saverio Mercadante


Insegna all’università di Padova, ha avuto recentemente uno scatto di anzianità: ora guadagna un po’ di più di duemila euro al mese. Ha contribuito a creare nel 1997 l’algoritmo che sta alla base di Google, ha lavorato per molto tempo con Tim Berners Lee, l’inventore del web. Non è diventato ricco ma ha inventato e presentato qualche giorno fa nella città veneta, Volunia, il motore di ricerca che si fa social network. Il nome dell’inventore di Volunia, già battezzato dai media impropriamente l’antigoogle, è Massimo Marchiori. Il quale, durante la non impeccabile conferenza stampa planetaria in streaming (video proiettore in tilt per mezz’ora, poi si scoperto che era semplicemente staccato, mancanza di sottotitoli in inglese) ha sottolineato il valore di “liberazione” degli utenti web da parte della sua creatura. Volunia promette di liberare gli utenti dalle “gabbia virtuali” dei motori di ricerca tradizionali per “volare” nel web e “vedere” gli utenti. La scommessa è questa alla fine, come ha sottolineato l’ex direttore di Wired, Riccardo Luna: se il fatto di sapere chi altro ha visitato o sta visitando una certa pagina web sia davvero una informazione rilevante; e se davvero vogliamo chiedere l’amicizia a qualcuno solo perché stiamo vedendo lo stesso documento. Parte dal Veneto, dunque, con qualche perplessità una sfida tutta italiana al gigante della Rete: ingegneri veneti, computer emiliani, server in Sardegna. L’iniziativa muove da una start up fondata nel 2008 dallo stesso Massimo Marchiori e dal ventur capitalist Mariano Pireddu: investimento di circa 2 milioni di euro. Volunia unisce le funzioni dei motori di ricerca a quelle dei social network, accompagnando gli utenti nella navigazione. Una barra superiore onnipresente permette di conoscere chi sta leggendo la stessa pagina Web. Il sito avrà dunque una funzione “social” che, se attivata con una registrazione, permetterà ai navigatori di rinunciare all’anonimato durante ogni visita e di segnalare la propria presenza “vedendo chi c’è o chi c’è stato e chiedendo agli utenti collegati l’amicizia in base a interessi comuni. Poi, contemporaneamente offre servizi per la navigazione: dalla mappa del sito alla selezione dei contenuti multimediali. Gli utenti, di fatto, potranno effettuare ricerche mirate all’interno di ogni sito, sia attraverso una mappa che verrà generata automaticamente, sia attraverso varie indicizzazioni per contenuti (audio, video, testo, foto, ecc.). Le caratteristiche di Volunia sono riassunte nel motto “Seek&Meet”, trova e incontra: il motore guida il navigatore dandogli l’apporto di una mappa dei contenuti dei siti e permette di vedere sempre gli altri utenti in tutto il web e non solo nelle grandi gabbie dei social network. Nel dettaglio, la barra presente permette una navigazione libera, “a volo d’uccello”, e un’altra per la navigazione “social”, che consente di vedere gli altri utenti e conoscerli. Volunia, non vuole però assolutamente mettersi in concorrenza con l’imperatore Google, non è un miglioramento del motore di ricerca. Non propone il superamento del Pagerank, l’algoritmo ideato da Marchiori, ma poi perfezionato e sfruttato da Page e Brin per Google. Si basa, invece, nelle intenzioni  di Marchiori, su un punto di vista iniziale completamente diverso nell’accesso al grandissimo numero di contenuti della Rete. Alcuni analisti come Luca Annunziata su Punto Informatico hanno espresso tutti i loro dubbi: “L’idea di base di Volunia è: difficile, se non impossibile, superare oggi Google in autorevolezza per quanto attiene l’affidabilità delle ricerche; dunque, come fare a produrre un risultato altrettanto credibile per i navigatori? Alla robustezza dell’algoritmo Pagerank si sostituisce la fiducia nella propria rete di amicizie (reali o virtuali), a cui spetta il compito di effettuare il passaparola sulla bontà di una risorsa Web: in luogo dei link, criterio di indicizzazione e catalogazione di Google, si utilizza la popolarità di un risultato tra gli utenti. Ovvero, si cerca un meccanismo alternativo all’utilizzo dei dati provenienti dai social network (Facebook e Twitter in primis) per amplificare contenuti attuali e popolari tra i navigatori. Analogamente a quanto stanno facendo Google con Google+, Bing che attinge ai dati di Facebook ecc. Con una differenza essenziale: il search Google è utilizzabile al 100 per cento senza registrazione, Volunia presuppone la creazione di un account per fruirne completamente”. In ogni caso va sottolineato un altro dato al di là del successo pieno di Volunia. In Italia finalmente circola quella filosofia che è invece alla base dei paesi come gli Stati Uniti ad alto tasso di innovazione. I cosiddetti “investments angels”, coloro che finanziano le start up, preferiscono puntare sempre su chi ha già tentato di lanciare sul mercato un’idea d’innovazione perché ha accumulato conoscenze, esperienze, pratiche utilissime per il futuro. E’ la cosiddetta cultura del fallimento. Provaci ancora, Sam. In ogni caso Marchioni dunque ha vinto: sia che la sua creatura informatica a due teste s’imponga in Rete, sia che alcune delle funzioni presenti dentro Volunia possano far scattare l’interesse di Google o di Facebook. E’ stato ricordato in questi giorni, dopo il debutto di Volunia il caso di Bing: motore di ricerca realizzato da un giovane studente italiano, Lorenzo Thione, in Silicon Valley. E’ stato venduto a Microsoft per 100 milioni di dollari. Il “progetto mondiale”, accessibile in 12 lingue, ora è on line con accesso riservato a circa 150 mila utenti. Nelle prossime settimane dovrebbe aprirsi al pubblico e potrà “reggere” potenzialmente milioni di connessioni.

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