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San Marino, la favola del paradiso (fiscale) che accoglie i cicloevasori

da Redazione

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In paradiso, anche in quelli fiscali, nevica copiosamente? Forse occorrerebbe chiederlo alla redazione di Ballarò, ma anche alla Guardia di Finanza che ha rispolverato vecchi clichè e nuove fantasiose accuse. Tra cui la bella favola dei cicloevasori…

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 di Loris Pironi

 

SAN MARINO – In paradiso, anche in quelli fiscali, nevica copiosamente? Forse occorrerebbe chiederlo alla redazione di Ballarò, ma anche alla Guardia di Finanza, che ha rispolverato vecchi clichè e nuove accuse, peraltro non dimostrate né francamente dimostrabili, per raccontare la vecchia storia del Titano terra accogliente per gli evasori fiscali italiani, quasi fosse per loro come una sorta di patria d’adozione.

È la solita vecchia storia. In Italia c’è chi evade il fisco, ma l’uomo nero va trovato oltre confine. È lì che ci sono i brutti e i cattivi, anche se i numeri – quelli veri, ufficiali, non taroccabili, forniti da Banca Centrale – dicono esattamente il contrario.

 

Ma andiamo per ordine.

Il servizio andato in onda nell’ultima puntata di Ballarò ricorda quello dei giornalisti santorizzati del fu Anno Zero. Stessa partenza stesso approdo: da Rimini per puntare dritti verso monte. Verso l’Antica Terra della Libertà. E della libera evasione fiscale. Questa volta San Marino è stata definita “il paradiso fiscale alle porte di casa”, un bello spot, non c’è che dire. Non poteva mancare il servizio con telecamera segreta stile Iene, per cercare di scucire dichiarazioni scottanti al bancario di turno, servizio ovviamente tagliuzzato qua e là, poco a caso. E poi la perla, le dichiarazioni del Capitano della GdF Antonio Mariella. Gli evasori fiscali, ha raccontato davanti alle telecamere Rai la Fiamma Gialla, adesso prendono l’autobus per varcare il confine e depositare i propri denari evasi al fisco italiano nei forzieri del Titano.

Molto più sicuro di quando andavano con la propria macchina, magari di grossa cilindrata e quindi più vistosa, facile da individuare dalle eventuali pattuglie sul confine.

Oppure, ha spiegato sempre il Capitano Mariella, ci sono i “gregari dell’evasione” (il pittoresco termine l’abbiamo coniato e noi e glielo regaliamo), quelli che si travestono da ciclisti e, insieme o in plotone, bardati di tutto punto, con i soldi addosso o infilati nella borraccia, filano a 40 chilometri all’ora lungo la superstrada e una volta varcato il confine anziché attaccare con decisione le prime rampe del Monte si parcheggiano davanti alla prima banca e, ticchettando con le scarpine da ciclista sul marmo del pavimento dell’istituto di credito prescelto, si approcciano alla cassa, soddisfatti sia per la bella pedalata, sia per l’invidiabile furbizia ma, soprattutto, perché così possono finalmente occultare i propri illeciti risparmi.

 

La favola dei soldi portati in bus oltre confine o dei cicloevasori, a San Marino, la raccontano da anni. Qualcuno ci può credere, e per carità, possiamo provare a crederci anche noi: la realtà a volte supera la fantasia e del fatto che non sia mai capitato non ci mettiamo certo la mano sul fuoco. Però non risulta che le forze dell’ordine italiane abbiano mai fermato qualche volata riuscendo a sequestrare contante a chicchessia, né che abbiano trovato qualcosa sui bus internazionali di linea che portano sul Titano.

 

Una smentita, secca, e più che dimostrabile, è prontamente arrivata dal Segretario di Stato alle Finanze, Pasquale Valentini, e dal Presidente dell’ABS, l’Associazione Bancaria, Pier Paolo Fabbri, che ai microfoni della Tv di Stato, quella piccola di San Marino, non mamma Rai, pur con parole diverse hanno espresso lo stesso concetto: se la raccolta bancaria dopo lo scudo fiscale di Tremonti si è dimezzata e nel 2011 si è stabilizzata su quella cifra (da 14 miliardi di euro si è scesi a 8), segno evidente del fatto che dall’Italia non arriva più un centesimo, allora come si fa a sostenere la tesi di una recrudescenza della tentazione off shore del Titano?

Il Segretario Valentini poi si è soffermato anche sul “taglio” tecnico operato dalla redazione di Ballarò alle dichiarazioni strappate all’operatore finanziario: un taglio che avrebbe cassato, dall’intervista involontaria, tutta la parte in cui veniva spiegato che San Marino ha “leggi precise e che l’adeguata verifica permette di identificare sia chi porta il denaro, sia la sua provenienza”. Un problema di lunghezza del servizio o il desiderio di far passare un messaggio ben preciso?

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