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Negozi aperti 24 ore? A San Marino c’è chi dice no

da Redazione

Macy

Sul Titano bocciata una riproposizione del pacchetto ‘Mario Monti’. Alzata di scudi: favorevole solamente Stefano Macina (Azzurro).

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di Alessandro Carli

L’ondata “superMarioMonti” ha creato più di un mal di pancia in Italia. Last but not least, la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi. Lo stivale è spaccato a metà: c’è chi ha già impugnato le carte bollate e chi, come la Rimini estiva e balneare, che fa shopping sino a tarda ora. Un’eventuale riproposizione del diktat del Premier non piace al Titano.
“La direzione che vuole intraprendere l’Italia è abbastanza chiara – spiega Guidi calzature -. L’idea di Monti è quella della flessibilità. Credo sia importante restare sull’uscio e vedere gli effetti che ha in Italia, prima di partire. Il Titano è una realtà strana, morfologicamente diversa rispetto al Belpaese: sul Monte molti negozi sono ubicati sulla superstrada, un tratto di passaggio in cui le automobili viaggiano a 70 km/h. Noi teniamo il negozio aperto durante le domeniche che anticipano il Natale, ma il gioco non vale la candela. Non essendoci una piazza, un bar, un’isola pedonale, è difficile che le persone si fermino. L’investimento sarebbe troppo alto: il costo del personale e spese di gestione dell’esercizio non riuscirebbero a colmare il gap. Dove c’è passeggio – ad esempio nel centro storico – l’idea potrebbe funzionare, altrove invece è complicato. Aprire anche la sera o la notte si traduce in un aggravio di costi, senza dimenticare il fattore sicurezza. Non precludiamo la possibilità a priori, ma…”.
Park Avenue non ha una posizione precisa in merito. La convinzione però è quella che “la liberalizzazione degli orari non farà lievitare i consumi. Difficilmente alle 22 una persona entra in un negozio per acquistare un paio di scarpe o una maglietta. Volendo, lo fa un internet, comodamente da casa. Aprire anche la sera comporta un sensibile aumento dei costi di esercizio. Negli Stati Uniti, quando apre un negozio, cerca di rimanere aperto il più possibile, anche per recuperare l’investimento. A San Marino non credo possa trovare una grande applicazione, specie per alcune categorie merceologiche. Forse è più indicato per i supermercati”.
Anche Mara Verbena (Fior di Verbena) non è convinta: “La liberalizzazione degli orari crea confusione nelle persone, che non saprebbero più dove andare né a che ora andare, visto che non tutti gli esercizi avrebbero lo stesso orario di apertura. Potrebbe essere una soluzione utile per chi compra, ma non per chi vende: i costi sarebbero troppo alti. Il personale dovrebbe rimanere sempre in negozio. Per anni ho fatto l’orario continuato”.   
Trova invece consensi alla tabaccheria “Ester” la possibilità di poter aprire senza restrizioni. “Non capisco perché in Italia non siano contenti – sottolinea la titolare -. Certo, ci guadagnerebbero soprattutto i centri commerciali. Io però sarei favorevole alla liberalizzazione anche in Repubblica: se una persona vuole aprire anche dopo cena, dovrebbe essere libera di portelo fare. Poiché è soggettivo, diventa poi una scelta personale. Perché non posso tenere aperto anche la sera? Secondo me, la liberalizzazione servirebbe soprattutto al centro storico: troppo spesso i negozi sono chiusi. Ed è chiaro che se un turista vede le serrande chiuse, tende a non girare. Sarebbe opportuno che avessero la possibilità di fare acquisti anche dopo cena”.   
Il direttore del centro commerciale Azzurro, Stefano Macina, si dice “favorevolissimo alla liberalizzazione”. E non solo quella degli orari degli esercizi: “Sono per una completa liberalizzazione. In merito agli orari, credo sia giusto poter decidere l’apertura e la chiusura dei negozi: è importante riuscire a dare sempre più un maggior servizio possibile ai clienti. Al commercio andrebbero tolti i lacci e i laccetti. Mi spiego: nel settore dell’abbigliamento, se si vogliono fare alcune promozioni, è necessario avere l’autorizzazione. In Italia gli operatori scelgono in base al mercato”. Stefano Macina poi torna sugli orari degli esercizi: “La liberalizzazione attirerebbe più clienti, e lo Stato incasserebbe più monofase. In una struttura come quella dell’Azzurro, sino a una certa ora i negozi rimangono aperti. Abbiamo, all’interno dell’edificio, anche un superstore della Conad. Quattro o cinque anni fa era chiuso la domenica. Poi abbiamo deciso di tenerlo aperto anche la domenica, e i dati dimostrano che la domenica moltissime famiglie vengono a fare la spesa. Nonostante i centri commerciali sammarinesi non abbiano i cinema, come ad esempio ‘Le Befane’ di Rimini. Il regolamento sul commercio andrebbe rivisto: non bisogna aver paura dei privati. Un negozio si caratterizza per il servizio. Credo che non ci siano differenze tra ‘piccoli’ negozi e ‘grandi’ negozi: la liberalizzazione degli orari avrebbe ricadute positive per il Paese”.  
Segue con grande attenzione la vicenda Marco Bizzocchi, direttore del centro commerciale Atlante. “San Marino è scandita da una diversità di attività: è difficile capire se può essere un vantaggio o meno. All’Atlante gli orari sono abbastanza fissi, anche se abbiamo messo in campo una ‘tolleranza interna’: la nostra realtà è composta da 23 proprietari e oltre 40 negozi: è una specie di condominio. I bar, con le colazioni, aprono alle 7.15. Alcuni negozi invece alle 9.30. Una eventuale liberalizzazione deve essere fatta con criteri attenti, e in maniera graduale. I fattori in gioco sono molteplici”. “Certo, l’esempio delle ‘Befane’ di Rimini è sotto gli occhi di tutti: l’apertura sino alle 21 o alle 22 dà la possibilità alle persone che lavorano durante il giorno di poter fare gli acquisti anche la sera. In più c’è il multisala, che fa da volano. San Marino ha una clientela piuttosto stagionale. Al di là della globalizzazione, credo che non tutto ciò che viene proposto in altri Paesi – come ad esempio i negozi h24 – possa essere adattato al Titano: non so se siamo davvero pronti…”.

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