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San Marino, forfettario addio? Un grave errore

da Redazione

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Artigiani in tempo di crisi: intervista a Pio Ugolini (UNAS). Riforma tributaria? non porta equità ma più burocrazia.

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di Loris Pironi

L’economia è in crisi, tutti i comparti soffrono, ciascuna categoria economica avanza i propri suggerimenti per poter ricostruire almeno in parte la competitività del Sistema Paese. Quanto pesa la crisi sugli artigiani sammarinesi? Lo abbiamo chiesto al Segretario Generale dell’Unione Artigiani, Pio Ugolini.
“L’approccio tipico di UNAS, nei suoi 44 anni di attività, è sempre stato caratterizzato dal fatto di considerare ogni singola impresa per la sua soggettività ed unicità. Un dato aggregato, insomma, è di difficile definizione e di dubbia utilità. Ovviamente la crisi c’è e si riscontra più o meno in quasi tutte le realtà. Alcune imprese hanno chiuso o ridotto drasticamente il personale, altre hanno difficoltà operative o programmazioni di lavori ridotti solo al brevissimo periodo. Ma la categoria dell’artigianato, ovvero della piccola impresa radicata, spesso nel titolare e nella sua famiglia, testimonia ancora una volta che grazie al sacrificio economico, alla dedizione e talvolta anche al personale sforzo patrimoniale, ad oggi ha proporzionalmente causato minori ripercussioni sociali in termini di riduzione di personale rispetto all’industria. Ma se la situazione non invertirà la tendenza a breve, un numero importante di imprese è a forte rischio. E quello che manca al sistema è la previsione di un ammortizzatore sociale per gli imprenditori, artigiani e commercianti in primis, che non riescono a superare la crisi”.

Cosa vi attendete dalla riforma tributaria? Fra l’altro, piccolo inciso, anche se non si parla più del suo contenuto, le dichiarazioni di questi ultimi giorni confermerebbero l’intenzione dell’esecutivo di vararla prima dell’inizio della primavera.

“Il problema non è tanto delle tempistiche, quanto dei contenuti. Ed il contenuto principale dovrebbe convergere sulla ricerca di una vera equità fiscale. Ma così non è. Una vera equità fiscale deve inequivocabilmente intendersi quale equilibrio e imparzialità dello Stato nel richiedere ai singoli contribuenti imposte e tasse sulla base della soggettiva capacità contributiva. A parità di reddito prodotto da una persona fisica, sia esso da impresa, da lavoro dipendente, da pensione, eccetera, a prescindere della tipologia di appartenenza, deve esserci parità di prelievo. Non è pensabile procedere con metodologie e conteggi diversi, creando pressioni fiscali differenti a seconda dell’appartenenza anziché della capacità contributiva. E sempre in tema di riforma tributaria, un altro motivo di critica si concentra da parte nostra sul tema del Regime semplificato per le imprese minori. Abbassare in modo insensato la soglia economica oltre la quale ogni attività deve mantenere scritture ed adempimenti fiscali come una grande impresa porterebbe a considerare una piccola impresa con 2 o 3 dipendenti, ovvero il negozietto o la bottega come una grande società strutturata e super organizzata. La semplificazione formale è uno strumento per rendere meno gravoso l’onere degli adempimenti ad imprese non amministrativamente strutturate, dove senza nulla togliere al prelievo fiscale, vengono ridotte burocrazie inutili o adempimenti non significativi che rischiano di provocare dispendi di energie e ricorsi a personale aggiuntivo, a tutto danno della sussistenza delle piccole imprese”.

E l’ipotesi di eliminare, sempre con la riforma fiscale, il regime forfettario?

“Il forfettario è e deve essere visto come uno strumento di semplificazione per l’attribuzione del reddito, finalizzato a dare una risposta in termini di sburocratizzazione a centinaia  di artigiani ed a centinaia di commercianti che avrebbero necessità di maggior personale solo per una gestione contabile che non cambierebbe sostanzialmente i flussi di contribuzione fiscale, ma solo maggiori oneri strutturali.. Oggi a San Marino almeno 350 artigiani operativi non hanno sede, quasi tutti non hanno una struttura amministrativa diretta ed interna. Questi, come le centinaia di commercianti, avrebbero necessità di maggiore personale solo per la gestione di un magazzino fiscale o di burocrazie che nulla in più produrrebbero di gettito fiscale, ma al contrario, i maggior costi fissi  indotti potrebbero essere causa di contrazione del risultato d’esercizio. Il forfettario inoltre rappresenta un elemento di certezza per le entrate dello Stato. E di fatto per gli artigiani e i commercianti si è trattato di una minimum tax anticipata e sempre garantita all’erario pubblico. Dichiarano più i singoli artigiani e commercianti che le migliaia di piccole imprese societarie spesso in perdita o a bilancio nullo. È importante ricordare che il reddito forfettario è sempre stato il frutto della accettazione di una proposta fatta dalla Pubblica Amministrazione e da una specifica Pubblica Commissione, basata sulle indicazioni della riforma del 2003, in cui si sono raggiunte importanti situazioni di trasparenza attraverso la inversione del dato obbligatorio (ricavi anziché costi), oltre all’integrazione di informazioni prima non richieste. E gli strumenti per effettuare controlli su eventuali fenomeni distorsivi ci sono e possono essere ulteriormente riconsiderati. Ipotizzare l’abbandono di questo strumento porta a pensare ad eventuali gravi ripercussioni in termini di mobilità e scelte di organizzazione imprenditoriale, con conseguenti accentuazioni dei problemi di appartenenza ai fondi ed ai relativi risvolti pensionistici, almeno fintanto che non sarà raggiunto una uniformazione dei livelli contributivi tra le varie forme di impresa. Per questo noi dell’UNAS, insieme all’USC, abbiamo richiesto la proroga dell’attuale sistema per i prossimi tre esercizi, oltre la previsione di un decreto delegato per regolamentare una riforma del sistema forfettario, inserendo integrazioni e parametri in linea con le nuove tendenze di accertamento, fermo restando i principi ispiratori del sistema”.

Per concludere, sfatiamo un luogo comune. Rispetto ai colleghi italiani, essere artigiani a San Marino è più facile o più difficile?

“La domanda dovrebbe essere posta in altri termini: quanto è difficile iniziare un percorso imprenditoriale? A questa domanda risponderei invitando a sostenere e rispettare chi si lancia o chi continua in questa avventura, perché le piccole imprese sono economia reale che realmente contribuisce al sistema economico, tanto per le imprese sammarinesi a San Marino che per le imprese italiane in Italia. E fortuna che ancora oggi tanti giovani trovano in questo percorso la propria risposta occupazionale e di scelta di vita”.

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