Home FixingFixing Diario della crisi del 20 gennaio 2012

Diario della crisi del 20 gennaio 2012

da Redazione

Il 2011 è stato l’anno nero dei mutui. Il 2012 non sarà l’anno da crisi finale per l’economia mondiale.

 

di Saverio Mercadante

Il 2011 è stato l’anno nero dei mutui. Il 2012 non sarà l’anno da crisi finale per l’economia mondiale.
L’anno che si è appena concluso infatti ha registrato un crollo della domanda di mutui con un calo del 19%, mentre nei due anni precedenti il segno era stato positivo (+1% nel 2010 rispetto al 2009; +7% nel 2009 rispetto al 2008). Inoltre, le famiglie sono più ‘prudenti’ e chiedono finanziamenti per importi minori rispetto all’anno precedente. E’ quanto rileva l’Eurisc, il Sistema CRIF di Informazioni Creditizie. Il 2012, invece, siccome vedrà lo svolgimento di quaranta elezioni politiche nel mondo, secondo il guru della finanza Jim Rogers, le autorità politiche cercheranno a tutti i costi di evitare l’Armageddon se vogliono avere delle chance di vittoria alle urne. Quindi, niente catastrofi azionarie o tracollo dell’oro. Se ne riparla nel 2013. Secondo la classifica della Heritage Foundation sulla libertà dell’economia solo cinque paesi hanno ottenuto la qualifica di “liberi”. Nessuno di questi e’ europeo: Hong Kong, Singapore, Australia, Nuova Zelanda e Svizzera. L’indice tiene conto dell’apertura dei mercati, dell’efficacia dei governi, della regola della legge, e del peso dello stato. I paesi tripla A dell’Eurozona sono quelli meglio classificati: Lussemburgo (13), Olanda (15), Finlandia (17) e Germania (26). La Francia si è piazzata al 67esimo posto dietro Capo Verde (66) e Kazakistan (65).
La globalizzazione ha un vantaggio: allargare gli orizzonti di analisi dei crediti.
Secondo l’agenzia cinese Dagong, la Francia merita non più di una A+, già dall’8 dicembre scorso. L’eccellenza è dunque ancora più lontana. Altro che perdita della tripla A.
D’altronde il barometro delle agenzie di rating riconosce solo un credito limitato alla zona euro. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, visti i 9.000 miliardi di debiti. E i 60 mila miliardi di euro di derivati su questi crediti?

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento