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Costa Concordia, maledetto quell’inchino. Eppure il settore è in salute

da Redazione

L’incubo davanti all’isola del Giglio avrà ricadute pesanti anche sotto il profilo economico. L’Italia è al vertice del movimento crocieristico in Europa. Traffico a +17% in un anno.

 

di Saverio Mercadante

Un inchino, sembra che sia stata tutta colpa di un maledetto “inchino”.
All’isola del Giglio. Georgia Ananias, 61 anni, racconta piangendo: “Una coppia argentina disperata mi ha consegnato la figlia di 3 anni chiedendomi di salvarla, ma io gliel’ho ridata perché volevo rimanesse con i genitori e poi non li ho più visti, non so che fine abbiano fatto”.
E’ una delle tante testimonianze raccolte in tutto il mondo dalla stampa e dalle televisioni dopo il tragico affondamento della Costa Concordia di fronte all’Isola del Giglio.
L’enorme grattacielo del mare, reclinato su un fianco a pochissimi metri dagli scogli di una delle isole del parco naturalistico marino più grande d’Europa, sembra veramente una balena spiaggiata.
E come tale porta dentro e dietro di sé un’enorme incredulità. Che ci fa quell’enorme mammifero tecnologico del mare in quel punto? In pochi metri d’acqua? Come appunto una balena suicida, o che ha perso per circostanze misteriose l’orientamento?
In gergo marinaresco si chiama “inchino”, l’avvicinamento a un luogo per fare un piacere o un omaggio a un membro dell’equipaggio.
E così sembra che sia successo.  Il comandante Schettino ha chiamato al ponte di comando l’unico gigliese a bordo, il capo maitre Antonello Tievoli: “Antonello vieni a vedere, che stiamo sopra al tuo Giglio”.
E voleva rendere omaggio anche a un altro gigliese, Mario Palombo, una leggenda tra i comandanti della Costa crociere. E’ nata una tragedia. “Attenti, che siamo vicinissimi alla riva”,  ha urlato Tievoli al comandante. Già, il granito poco sotto il livello del mare, stava iniziando ad aprire quella falla di settanta metri.

I costi

E una enorme falla si aprirà in Carnival, la società americana proprietaria della Concordia.
Il titolo è arrivato a perdere lunedì alla Borsa di Londra sino al  23%. In linea con l’obbligo di trasparenza finanziaria, la compagnia americana ha comunicato che l’incidente avrà un impatto di almeno 85-95 milioni di dollari (0,11-0,12 dollari per azione) sugli utili del 2012. Le perdite finanziare calcolate finora sono solo quelle direttamente connesse all’impossibilità di far navigare la Concordia che non sarà in servizio per l’intero anno fiscale, se non oltre. Va anche considerato che la tragedia è accaduta proprio all’inizio della stagione delle prenotazioni delle crociere. Un terzo di tutti i viaggi di lusso in mare è organizzato tra gennaio e marzo.
Tra le perdite vanno inclusi i costi per evitare il disastro ambientale (un paio di settimane per aspirare 2.400 tonnellate di carburante, salvare il Giglio sperando che il mare rimanga calmo), e tutti i viaggi prenotati proprio sulla Costa Concordia; la perdita degli introiti causata dalla catastrofe non fa parte di alcun contratto assicurativo.
È pari invece a 30 milioni di dollari la copertura assicurativa deducibile. Il titolo del Gruppo Carnival che controlla Costa Crociere è crollato in Borsa.
Alla City il titolo Carnival ha accusato in apertura di settimana uno scivolone del 18%. Sul fronte assicurativo ancora prudenti le valutazioni.
Si usa comunque in questi casi dividere il rischio.
Una società assicura la nave, un’altra i passeggeri, un’altra le opere d’arte, gioielli, che potrebbero trovarsi a bordo. Poi verrà valutato se c’è stato un errore del pilota o un guasto della nave: sono tutti elementi che possono influenzare l’entità dei risarcimenti. Alcuni rumors parlano di 450 milioni di euro per il valore della nave, 3 miliardi di euro per il valore risarcitorio, suddiviso in un miliardo per l’equipaggio e 2 per i passeggeri.
Quanto a questi ultimi ed alle famiglie delle vittime, ci saranno richieste di risarcimento danni sulle quali deciderà la magistratura. Ma spesso sono ulteriori lunghe agonie: per il disastro della Moby Prince (140 morti), avvenuto 21 anni fa, ancora le famiglie delle vittime, riuniti in associazione, stanno portando avanti le loro battaglie nei tribunali: non hanno ancora avuto soddisfatte le richieste di risarcimento.

Settore in salute

L’Italia ha visto crescere del 17% in un anno il traffico crocieristico.
Piace soprattutto agli americani che scelgono di fare scalo a Civitavecchia per visitare Roma: lo scalo laziale quest’estate ha superato Barcellona divenendo porto-leader nel Mediterraneo. Il capoluogo della Catalogna s’è fermato a quota 2.430mila passeggeri movimentati.
A Venezia di viaggiatori negli ultimi dodici mesi ne sono passati un milione 700mila, a Napoli un milione 250mila e a Livorno 950mila.
Cinquantadue le compagnie di navigazione e 149 le navi che hanno fatto scalo per 5.062 volte in 64 porti di 12 regioni italiane. Complessivamente hanno trasportato 10.982.000 turisti, come spiega la Cemar Agency Network di Genova.
Il Gruppo Royal Caribbean ha incrementato la presenza nel Mediterraneo, facendo registrare un 45,40% in più rispetto al 2010, grazie a 23 navi, 2.525.200 passeggeri movimentati e 865 toccate nave. In crescita pure la Carnival: +17,25% rispetto al 2010, grazie a 51 navi, 1.724 toccate nave e 4.357.300 passeggeri movimentati.
Nel Mare Nostrum sono arrivate per la prima volta ben sedici navi superiori ai 3.000 passeggeri.
“L’Italia si mantiene al vertice in Europa per quanto riguarda il movimento crocieristico”, spiega il Cemar. Se Civitavecchia si conferma il porto principale, i crocieristi si spingono anche in scali più piccoli alla scoperta di cittadine meno conosciute rispetto a Roma e Venezia sul mercato internazionale ma altrettanto interessanti per storia, cultura e attrazioni, come Savona che ha oltrepassato i 930mila turisti sbarcati, Genova (874.000), Bari (525.000) e Palermo (519.000). Ma da dove arrivano i crocieristi che amano l’Italia e il Mediterraneo? Il 75% proviene dagli Stati Uniti e dal Canada, il 25% da Europa e Asia.
Cina, Brasile e Russia sono i nuovi mercati obiettivo della cosiddetta industria crocieristica.
Mentre i segmenti in più forte crescita sono gruppi organizzati e famiglie che sulle fun ship possono trovare divertimenti per tutti i gusti.
Dal surf con le onde artificiali ricreate in piscina all’arrampicata libera su finte montagne ricreate in mezzo al mare, al golf, al pattinaggio sul ghiaccio.

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