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San Marino, approvato Pdl sulla Corte per i trust. Dibattito sulle telecomunicazioni

da Redazione

Proseguono i lavori del Consiglio Grande e Generale. Nella seduta di ieri, 18 gennaio, i lavori si sono aperti con l’approvazione dei due Pdl sulla Corte per i trust e i rapporti fiduciari. Quindi dibattito sulle Tlc.

 

 

SAN MARINO – Proseguono i lavori del Consiglio Grande e Generale. Nella seduta di ieri, 18 gennaio, i lavori si sono aperti con l’approvazione dei due Pdl sulla Corte per i trust e i rapporti fiduciari. Il Consiglio grande e generale li ha approvati a maggioranza. In particolare, il primo, “Progetto di legge costituzionale ‘Modifica art.2 della Legge Costituzionale 30 ottobre 2003 n.144 per l’istituzione della Corte per il Trust e i rapporti fiduciari'”, è stato approvato con 50 voti a favore e 3 contrari. Il secondo, “Legge istitutiva della Corte per il Trust e i rapporti fiduciari” ha ottenuto 45 voti a favore, 3 contrari e un non votante.  Si è quindi passati al comma 15 dedicato alle telecomunicazioni. Di seguito un estratto del riferimento del segretario di Stato per gli Affari esteri, Antonella Mularoni, e degli interventi del successivo dibattito che si concluderà oggi. Sono 23 gli iscritti a intervenire sulle tlc.

 

Segretario di Stato per gli Affari esteri, Antonella Mularoni: “La normativa sammarinese in materia è obsoleta e necessita di essere rivista. E’ inoltre indispensabile stabilire rapidamente i principi a cui tutte le convenzioni con gli operatori di tlc dovranno sottostare, con l’obiettivo di porre tutti gli operatori sullo stesso piano in un’ottica di concorrenza leale. Nella situazione attuale le convenzioni sono una diversa dall’altra e in alcuni casi in contrasto fra loro. E’ importante inoltre ragionare sulla possibilità di rinegoziarle tutte a partire da una certa data, anche prima della scadenza naturale. La prima convenzione è in scadenza nel luglio 2012 e l’ultima nel 2018; per la prima il negoziato è appena iniziato, si attendeva questo dibattito prima di entrare nei dettagli. Infine una riflessione va fatta sulla possibile imposizione di oneri di natura economica al momento del rilascio di nuove concessioni di frequenze, legandole al pagamento di un corrispettivo, come avviene in altre realtà, nonché sul sistema impositivo che grava sulle società di tlc. Lo Stato potrebbe infatti optare per lo stabilimento di una cifra annua che le società dovrebbero versare a prescindere dai guadagni realizzati.
Sul piano più tecnico, una riflessione va fatta sulla possibilità di utilizzare la rete Socrate ai fini consentiti dalle nuove tecnologie, nonché sull’implementazione nella Repubblica della rete Ngn, ‘next generaration network’, una rete basata su commutazioni a pacchetto in grado di fornire servizi e di far uso di molteplici tecnologie a banda larga. Da tenere presente che, per le sue dimensioni, San Marino è soggetto a numerose problematiche, che un grande Paese non ha. Per fare un esempio, la questione interferenziale sui sistemi radio. Per San Marino esiste poi la situazione di confine che implica il coordinamento con l’Italia ogni qual volta si intende espletare un nuovo servizio o implementarne uno esistente.
Rispetto alle funzioni di controllo, occorre definire a breve come meglio procedere per introdurre una figura di garanzia del sistema, l’Authority, ormai presente in tutti i Paesi, che dovrebbe assorbire in buona parte le funzioni oggi spettanti alla Direzione Poste e Telecomunicazioni. Il congresso di Stato si augurerebbe in conclusione di questo dibattito un ordine del giorno che definisca le linee da seguire per il futuro e un indirizzo preciso che indichi su quale direzione possiamo lavorare”.

 

Claudio Felici, Psd: “Questo Paese ha perso troppo tempo perché finora è stata la politica con le assegnazioni di licenze a determinare un finto mercato. Serve un punto neutro, un sistema di regole chiaro e trasparente per gli operatori per lo sviluppo del settore. Sulle tlc possiamo dare un bel segnale se ne abbiamo davvero voglia.
Ad Andorra sul telefonino compare il prefisso nazionale, perché c’è una rete sovrana, interna al territorio. Su questo elemento dobbiamo insistere, è l’elemento che manca nella relazione. Sull’esclusiva dell’accesso a Internet: da anni resiste il monopolio legato a Telecom Italia San Marino, speriamo sia superato. Un altro aspetto: sempre nella finanziaria viene estesa all’Azienda dei servizi l’attività di tlc. Credo che dobbiamo dare un ruolo e capire meglio la posizione dell’Aass: riguarderà il possesso delle reti o sarà un competitore alla pari degli altri? C’è necessità di un approccio globale sul settore e se c’è volontà e determinazione di affrontare tutti insieme i nodi, si troveranno risposte per il suo sviluppo. Nel 2009, come consiglieri di opposizione, abbiamo presentato una legge quadro sulle reti presenti nel Paese. E’ un progetto in cui sono già offerte le risposte ai quesiti della relazione. Non sarebbe male approfittare di questo progetto per dare subito una soluzione, per esempio, alla costituzione di un’Authority che è un elemento urgente. A riguardo, preferiamo un modello universale, perché non è un problema il costo di gestione di un’authority, se il sistema funziona li ripaghiamo ampiamente, ma dobbiamo uscire dall’ottica che l’ente regolatore resti in mano della politica. Così recitiamo il de profundis delle tlc. Per cui scegliamo la strada più europea. Non restiamo nell’illusione che la politica deve gestire, deve solo dare regole chiare. Confermo la volontà del Psd di dare il suo contributo per un’orgogliosa ripresa del settore”.

 

Marco Gatti, Pdcs: “Le telecomunicazioni possono diventare un’opportunità economica importante per San Marino, nella consapevolezza che per numeri e dimensioni non potrà essere una miniera d’oro. Oggi ci troviamo quattro società operanti che hanno potuto realizzare in tempi diversi le proprie convenzioni e oggi hanno situazioni completamente diverse e disomogenee. Gli operatori in questo modo non possono svolgere in concorrenza paritaria la loro attività. Sicuramente a San Marino c’è un regime che non favorisce lo sviluppo delle tlc. Lo Stato e il governo devono individuare le scelte che tengono conto del nostro territorio e dell’impatto ambientale. Se ognuno pensa di avere una sua rete mobile bisogna mettere antenne in punti diversi e diventa un problema a livello territoriale. Bisogna anche analizzare i pro e i contro delle convenzioni. Non è vero che non abbiamo una nostra statualità, abbiamo il nostro prefisso. Quello che cambia sono i costi: se uso i numeri sammarinesi si va in roaming e cambiano i costi.
Per il futuro vedo solo tre strade percorribili. La prima è quella di lasciare tutto com’è. La seconda prevede che lo Stato indichi come intende intervenire ed essere presente per regolare al meglio anche l’impatto ambientale e mettere in concorrenza gli operatori. Non sarà facile perché ciò prevede la condizione delle infrastrutture e delle reti ma gli sviluppi tecnologici sono stati diversi tra gli operatori. La terza scelta è invece l’unica perseguibile per me: lo Stato compie un mero intervento sulle infrastrutture esistenti e uno studio di impatto ambientale. Di tubi a terra, tra quelli dell’Azienda e quelli posati per Socrate, ce ne sono a sufficienza per far passare i cavi di tutti. E si può studiare dove far passare le antenne in maniera migliore dell’attuale. Vogliamo essere un Paese attrattivo e tecnologico, invece l’Adsl è lenta e al cellulare è difficile parlare. Diventa difficile dire alle aziende straniere di venire a San Marino perché non siamo all’avanguardia a livello tecnologico. Quindi dobbiamo mettere i 4 operatori veramente nella possibilità di sviluppare le loro reti all’interno di queste infrastrutture e farsi concorrenza sulla base dell’offerta dei servizi. E’ infine sicuramente importante un’authority ma in funzione alla scelta che facciamo. Se lasciamo tutto così non serve a niente”.

 

Giancarlo Venturini, segretario di Stato per il Territorio: “E’ un settore in continuo sviluppo tecnologico e ha necessità di un intervento in tempi brevi. Nell’ultimo ventennio si è proceduto a rinnovare le convenzioni e ad aggiungerne altre in palese contrasto con quelle vigenti. Negli ultimi otto anni il regime di libera concorrenza e piena operatività dei concessionari ha portato però a situazioni di estrema difficoltà. Nell’arco di tempo che intercorre tra il 2012 e il 2018 si avvia la scadenza naturale delle convenzioni, in cui si prevedono esclusive ed elementi che possono creare disparità di trattamento tra un operatore all’altro. Non si può non tener conto degli impegni presi dallo Stato nel tempo con i diversi concessionari.
Il dibattito di oggi si dovrà concludere con un ordine del giorno che, da un lato, dia le linee di indirizzo per iniziare il percorso di ridefinizione delle convenzioni in essere, dall’altro garantisca pari diritti e pari possibilità di libera concorrenza. Dovranno quindi essere definite alcune problematiche per evitare dei contenziosi giudiziari. Si sta discutendo del problema di interferenze con gli operatori adiacenti ai nostri confini e di numerazione. Mi auguro si possa trovare una soluzione anche per la condivisione dei siti tra gli operatori interni per evitare che si possa avere il proliferare delle antenne. E’ un problema che va definito e chiarito”.

 

Alessandro Mancini, Psrs: “Uno degli operatori è soggetto alla legislazione italiana e non alla nostra. Già questo è un fatto. La relazione scatta una fotografia del settore, con aspetti anche interessanti. A fine dibattito verrà presentato un ordine del giorno, mi auguro un documento con indirizzi precisi e condivisi. Uno dei più importanti riguarda la creazione dell’authority, fondamentale per dare sviluppo al sistema e garanzie al Paese e agli utenti. Deve essere un ente terzo, indipendente, con il compito di cercare convenzioni e dare le concessioni. Ma non vorrei che la maggioranza la intendesse invece come parte della Pa. Ora dobbiamo recuperare il tempo perso e dare servizi di eccellenza”.

 

Gian Nicola Berti, Ns: “La relazione è molto interessante. La sensazione è che nel tempo non ci sia stato adeguato sviluppo e che se si vuole cambiare occorre essere tecnologicamente avanzati. Ben venga l’authority, allora, per garantire concorrenza reale e tutelare i cittadini”.

 

Francesca Michelotti, Su: “La relazione è chiara, il settore è strategico, ma la situazione è disomogenea, con azioni contraddittorie messe in campo. Il sistema è a macchia di leopardo con trattamenti troppo differenziati. Occorre cercare un’omogeneizzazione. Lo Stato ci guadagna troppo poco e ci sorprende, ecco perché occorre pensare a un’ipotesi di nazionalizzazione. Ci sono inoltre alcune convenzioni capestro, come quella con Telecom Italia-San Marino, che obbliga lo Stato a pagare la sede e a essere soggetto a condizioni vessatorie. Senza dimenticare che Vodafone e Wind sono presenti senza alcuna concessione. Infine occorre sfruttare meglio il fatto che il nostro territorio è quasi totalmente cablato. L’authority sembra inutile, ha bisogno di superare limiti tecnici che oggi non siamo in grado di superare”.

 

Claudio Muccioli, Pdcs: “Il settore delle tlc, come quello sanitario, può rappresentare un settore d’eccellenza. Spesso parliamo di come poter essere più competitivi tra gli altri Stati. Avere una tecnologia di alto livello ed essere connessi a costi contenuti può rappresentare un punto di favore per attrarre nuove aziende, può essere  importante anche per il turismo. La zona di Città potrebbe diventare interamente wireless. Inoltre l’attività di business riguarda non solo la telefonia interna ma anche a livello internazionale e può essere più accattivante per investitori esterni. Infine, questi elementi possono essere coordinati tra loro solo se abbiamo un ente di controllo che può costituire un punto di riferimento per le autorizzazioni e il controllo e la vigilanza sulle attività. Infine va fatta una riflessione sull’inquinamento ambientale. Non dovrebbe mai esserci una concentrazione di campi elettomagnetici, se si sviluppa il settore bisogna tenerlo in primaria considerazione”.

 

Fiorenzo Stolfi, Psd: “Il governo delle tlc è anche un fatto di sovranità e avere una grande compagnia telefonica che non è sammarinese non è un buon segno. Non dico che questa società deve andarsene da San Marino, ma che chi gestisce le comunicazioni nel nostro Paese deve avere una società di diritto sammarinese. Un secondo elemento su cui discutere riguarda la scelta, giusta, di eliminare il monopolio e introdurre il regime di concorrenza, che deve essere resa effettiva. In Italia la Telecom ha pagato multe perché tardava nel regime di monopolio, è comprensibile che, nella realtà come la nostra, faccia ancora più resistenza. Oggi bisogna fare in modo che questo ostacolare il regime di libera concorrenza venga a cessare. E’ necessario un soggetto che abbia i poteri e le competenze per potere intervenire. L’Authority è una buona soluzione, ma mi sembra di capire si voglia fare una cosa di mezzo e non mi sembra la soluzione migliore farlo diventare un ufficio di comunicazione. Ci vuole un ente indipendente, non deve identificarsi nella Pa”.

 

Paolo Crescentini, capogruppo Psrs: “Questo dibattito doveva essere fatto entro il settembre scorso ma il ritardo va a pennello perché siamo riusciti a capire le intenzioni del governo. Il piano strategico di sviluppo riconosce infatti la validità del piano sulle tlc del 2005, ed è già un punto di partenza importante. In quel documento sono tre gli aspetti fondamentali: La fine del monopolio, mai realizzata; l’istituzione di un’authority e la nascita di nuovi soggetti in modo tale da definire i rapporti tra i vari operatori. Due delibere del marzo 2009 sono andate in favore di Telecom Italia e Telnet, ma a San Marino Telecom non sono stati concessi gli stessi privilegi. Il Patto vuole mettere i gestori telefonici sullo stesso livello? Allora deve dare uguali diritti. Se invece si obbligano i concorrenti a correre con handicap, è difficile risolvere i problemi. Per il traffico telefonico nella Pa serve una gara d’appalto, la fornitura c’è già stata e vi hanno partecipato tre società che fanno capo a un’unica realtà. Ammetto che il governo opera in un regime di difficoltà, ma le tlc sono molto importanti per il Paese. Le società versano allo Stato il 4,5% del traffico telefonico e non è vero come dice il governo che si tratta di una voce non significativa, si parla circa di un milione di euro. Occorre arrivare a un regime di concorrenza reale e il Psrs lavorerà a un odg che dia indirizzi precisi”.

 

Vanessa Muratori, Su: “Il controllo sugli operatori è debole e i soggetti che hanno la concessione certificano da soli il loro volume di traffico. Ora viene prevista anche per loro una una tantum. Ma possibile che non ci sia una possibilità alternativa? La popolazione teme inoltre la proliferazione delle antenne. Anche in questo caso infatti il controllo è scarso. Serve dunque una legge che fissi limiti bassi, ma lo Stato non possiede le antenne e non ha controllo. Siamo in una posizione di arretratezza. Bene venga l’authority ma tutto il territorio dovrebbe essere wireless con Internet gratuito e l’Aass potrebbe realizzare il progetto. Almeno le tariffe siano basse e il contributo degli operatori in base al traffico reale”.

 

Nicola Selva, Upr: “Il comparto è fondamentale, ma serve uno sviluppo intelligente e lungimirante. La crescita e le sfide saranno decisive per uno sviluppo all’avanguardia. Servono più linne di indirizzo, ma c’è anche molta confusione. Ci sono politici in linea con una o un’altra azienda, invece dobbiamo dare degli indirizzi precisi. Dobbiamo dare al settore un peso politico di primo piano e attivare il piano strategico, definendo un quadro normativo di riferimento, anche con l’Italia, e un piano di numerazione nazionale. Serve poi un organo per liberalizzare e controllare il settore. Insomma occorre definire il mercato e le regole, istituire l’autorithy e selezionare gli operatori”.

 

Alessandro Rossi, Su: “Noi c’eravamo opposti al governo straordinario e all’ipotesi di sviluppo previsto dal piano delle tlc, per motivazioni che in un territorio piccolo le risorse strategiche non dovrebbero essere privatizzate. Se andiamo a verificare come vengono gestite le risorse di tlc nei micro Stati, la soluzione scelta non è stata la privatizzazione, data sempre alle solite famiglie, ma una soluzione di carattere pubblico nella gestione delle reti. Questo percorso a San Marino non si è voluto fare, questa risorsa strategica è stata trattata dal connubio affari-politica.
L’obiettivo principale di questo dibattito non è stato focalizzato dal punto di vista politico. Plaudiamo che almeno all’Aass venga data la possibilità di dare servizi tlc propri, ma non è data possibilità di risolvere il contenzioso di oligopolio del settore attraverso una regolazione di proprietà pubblica delle reti”.

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