Home FixingFixing Parola d’ordine: diversificare. La (ri)scoperta degli art-fund. Il caso di Scudo Investimenti

Parola d’ordine: diversificare. La (ri)scoperta degli art-fund. Il caso di Scudo Investimenti

da Redazione

 

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Investire in arte, ultima frontiera. Da San Marino l’esempio del “Fondo Scudo Arte Moderna”. Il Direttore Generale Arnaldo Antonini: “L’arte stabilizza le performance e riduce la volatilità”.

 

di Loris Pironi

SAN MARINO – Parola d’ordine: diversificare. Soprattutto in tempo di crisi, con la finanza in altalena. Così ecco che torna di attualità una forma d’investimento alternativo al mercato finanziario.
È l’arte, l’arte che attira gli investitori: meno rischiosa e aleatoria di alcuni segmenti di trading, almeno per quello che riguarda valutazioni e svalutazioni, sicuramente più tangibile.
Linfa nuova insomma per chi ha di che investire, là dove la sfiducia sul debito pubblico ha messo in luce l’incertezza dei mercati (talvolta più che giustificata) anche riguardo i titoli di Stato Tripla A. Investire in opere d’arte, in estrema sintesi, rappresenta una soluzione alternativa che sta prendendo quota rapidamente per gli investitori privati o tra i club di investitori e appassionati d’arte che mettono insieme i propri risparmi per acquistare opere, goderne il possesso e poi un giorno rivenderle a valore aumentato.
Ma c’è chi è andato oltre. E infatti in ambito europeo stanno spuntando i primi art-fund, che peraltro sono già riusciti a dimostrare il proprio appeal ritagliandosi uno spazio sempre maggiore sui media specializzati.
Uno di questi player opera proprio a San Marino: la Repubblica del Titano quindi sta aprendo una strada significativa e dimostra che gli spazi di manovra ci sono affinché il proprio sistema finanziario possa crescere ed emergere in ambito internazionale, malgrado le difficoltà di questi ultimi anni.
Stiamo parlando del Fondo Scudo Arte Moderna, di Scudo Investimenti Sg (finanziaria controllata al 50% da Banca Partner Spa e San Marino Investimenti Spa), che nel settembre scorso ha visto per il proprio Regolamento di gestione il via libera da parte di Banca Centrale di San Marino.
Di altri art-fund in giro per il mondo non ce ne sono tanti. C’è il Fine Art Fund di Londra, c’è un altro fondo con base in Lussemburgo che guarda al mercato indiano, un altro fondo è nato proprio recentemente in Russia, focalizzato in fotografia. Un paio di fondi italiani sono stati lanciati a Roma e Milano, ma a quanto si apprende sono per ora in stand-by.
Perché investire in arte? La domanda non è così retorica, pertanto la giriamo ad Arnaldo Antonini, Direttore Generale di Scudo Investimenti.
“In un momento storico come quello attuale l’arte può esser considerata un investimento che, inserito nel proprio portafoglio, stabilizza le performance e riduce la volatilità degli investimenti. L’arte poi, è dimostrato, ha un andamento che non è in funzione al mercato finanziario”.

In che modo è strutturato l’art-fund di Scudo?

“Il patrimonio totale raccolto è di circa 4,5 milioni di euro, il che non è male per un fondo nato a fine ottobre 2010 e chiuso a dicembre dello stesso anno. Così a inizio 2011, raggiunto il target iniziale, sono iniziati gli acquisti. A fine anno abbiamo investito circa la metà del patrimonio, prevediamo il full invested entro il primo semestre 2012. In caveau, attualmente, abbiamo una trentina di opere, tutte di artisti italiani del Ventesimo secolo, compresi Roberto Crippa, Giuseppe Santomaso, Renato Birolli, Mario Schifano, Achille Perilli, Emilio Vedova, Lucio Fontana, Sandro Chia. Il nostro fondo nasce come fondo chiuso. Ha una durata di 10 anni, ma c’è la possibilità che sia riaperto ogni 6 mesi su delibera del CdA ed è prevista la possibilità di far entrare nuovi investitori o, ancorché a fondo chiuso, di uscire nel caso ci siano nuovi sottoscrittori. Il valore della quota minima è di 25 mila euro, l’arco temporale entro il quale dev’essere disinvestito è di 10 anni, con facoltà di proroga di 2 anni, per liquidare il portafoglio e liquidare i sottoscrittori”.

E come viene scelto e gestito questo patrimonio?

“Abbiamo art advisor che analizzano il mercato dell’arte, principalmente le case d’asta, e che ci propongono delle opere d’arte, fissandone un valore che ritengono interessante. Il materiale viene quindi raccolto e analizzato dal nostro Comitato Investimenti, che è aperto anche al supporto conoscitivo di docenti ed esperti. Le opere che a questo punto vengono ritenute interessanti vengono sottoposte a perizia da  parte di un esperto indipendente, sia per quello che riguarda la documentazione dell’opera, la sua autenticità, sia per ciò che concerne invece lo stato di conservazione e naturalmente anche il valore indicativo dell’opera. Il tutto a questo punto viene portato all’attenzione del Cda che delibera quali opere acquistare e a quale prezzo massimo. Infine vengono incaricati i buyers a partecipare alle aste, naturalmente con limiti stabiliti per l’acquisto”.

Le opere del fondo di Scudo Investimenti per il momento sono chiuse in un caveau. Da qui usciranno, spiega ancora il Direttore Antonini, poiché l’intenzione di Scudo è quella di far partecipare le proprie opere a mostre ed eventi. “Abbiamo già dato la nostra disponibilità ad un’esposizione nella Repubblica di San Marino, stiamo valutando qual è il periodo più indicato”. E poi c’è la possibilità, per i sottoscrittori del fondo, di affittare una o più opere per il proprio piacere personale.

 

 

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