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Elettricità e riscaldamento in salsa pubblica al 100%. In Germania

da Redazione

centrale elettrica

 

La miscela vincente è ancora una volta alla tedesca. Riscaldamento e energia elettrica in salsa pubblica al 100 per cento. Alla faccia della privatizzazione selvaggia e delle liberalizzazioni senza cervello che puniscono i cittadini.

di Saverio Mercadante

La miscela vincente è ancora una volta alla tedesca. Riscaldamento e energia elettrica in salsa pubblica al 100 per cento.

Alla faccia della privatizzazione selvaggia e delle liberalizzazioni senza cervello che puniscono i cittadini. E contro i colossi del settore. Forse ricordando che solo circa 150 imprese controllano di fatto l’economia del mondo.

Da una ricerca dell’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia di Zurigo dal titolo “La rete globale del controllo societario” 147 imprese nel mondo sono in grado di controllare il 40% di tutto il potere finanziario. Lo studio, pubblicato da New Scientist, prende in esame le connessioni fra 43.060 multinazionali evidenziando un piccolo gruppo di 1.318 società transnazionali (la cui punta di diamante sono proprio le 147) che esercita un potere enorme, “sproporzionato” lo definiscono i relatori, sull’economia globale.

Ma torniamo in Germania.

elettrica-centraleComponente fondamentale della mistura ad alto valore pubblico la legge del governo tedesco sulle energie rinnovabili (Eeg), varata dalla cancelliera Angela Merkel nel 2009.

Il disastro di Fukushima, la decisione di Berlino di fermare i reattori nucleari ha dato una gran botta ai giganti del settore ha dato la RWE (Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk), seconda impresa energetica della Germania. Il primo gruppo è E-on, maggiore gruppo energetico d’Europa e gestore del più alto numero di centrali nucleari in Germania sta puntando su progetti pilota nel campo delle fonti alternative anche beneficiando di incentivi statali.

Sono 1.400 gli imprenditori pubblici riuniti nell’associazione che daranno l’assalto alla diligenza dei privati. La mossa vincente negli ultimi anni è stata quella di riunirsi insieme: tanti piccoli coagulati all’interno di grossi consorz. I Comuni titolari delle oltre 900 centrali cittadine sono diventati in questo modo molto competitivi.

E’ una storia vecchia in Germania quella del pubblico contro la strapotere del privato. Nell’ottobre dello scorso anno il consorzio delle otto maggiori società comunali di centrali da fonti rinnovabili, Berlino in testa, aveva annunciato massicci investimenti (10 miliardi di euro in 10 anni) per portare a 10 gigawatt le prestazioni delle centrali.

Solo la rete di centrali pubbliche di Mannheim, quotata in borsa, aveva preventivato una spesa di circa 1 miliardo e mezzo di euro entro il 2020, per potenziare e creare nuovi parchi eolici. Gli ottimi risultati di questi ultimi cinque anni, in particolare, hanno permesso anche di acquisire aziende private: nel 2009, per esempio, un consorzio comunale ha rilevato una società minore, controllata dalla E-on. E numerose acquisizioni da privati sono state compiute nel distretto industriale della Ruhr. Secondo alcuni esperti del settore con una copertura sempre più capillare di impianti pubblici decentrati, la fetta di mercato dei quattro maggiori gruppi privati crollerà dall’attuale 85% al 60%.

E il ritorno al pubblico ha giovata anche alla tasche dei cittadini: gli impianti alternativi hanno determinato bollette meno pesanti e il modello di sviluppo è certamente più sostenibile per il territorio e per chi vi abita.

Non vi è dubbio che la Germania in queste scelte, possibilità di investimenti per le amministrazioni cittadine per una migliore qualità della vita, è beneficiata da un corso economico, nonostante la crisi internazionale, ancora piuttosto positivo sia sul versante dei consumi interni che dell’esportazioni.

La Germania chiude il 2011 con il massimo record di occupazione dalla riunificazione del Paese avvenuta nel 1990: lo scorso anno erano occupate 41,04 milioni di persone, 535.000 in più rispetto al 2010. L’occupazione è salita dell’1,3 per cento.

Il mercato del lavoro tedesco ha beneficiato della ripresa economica goduta dal Paese dopo la recessione del 2009, registrando un tasso di disoccupazione sotto la soglia del 7%, il livello più basso da oltre 20 anni. Gli esperti prevedono che il miglioramento continui anche quest’anno, ma avvertono che sarà meno pronunciato a causa del previsto rallentamento della crescita.

Nel 2011 il Prodotto interno lordo tedesco è cresciuto di circa il 3 per cento, ma la maggior parte degli esperti concorda sul fatto che nel 2012 farà un ben più modesto 0,5 per cento.

In questo clima di generale ottimismo, il prossimo obiettivo Lega delle società comunali (Vku) è un piano per riconvertire le centrali alle energie alternative.

 

Italia e Francia: rincari e abbandono del nucleare

In Italia nel 2012 più salate le bollette di gas, luce, acqua e rifiuti, che aumentano rispettivamente dell’11,12%, 5-6% e 9-10%, facendo uscire dal portafoglio familiare 260 euro complessivi. Anche scaldarsi costerà di più (+12%, pari a 195 euro).

In Francia il gas costa troppo, il nucleare, forse, sarà abbandonato. Davanti a un futuro incerto, l’energia è diventata la protagonista delle campagna elettorale francese per il 2012.

Mentre Nicolas Sarkozy e la sua squadra hanno dovuto assistere impotenti alla decisione del Consiglio di Stato di sospendere il blocco sulle tariffe del gas deciso solo qualche mese fa dal governo.

François Hollande, candidato socialista all’Eliseo, ha scritto nero su bianco sulle pagine di Le Monde la sua professione di fede nelle energie rinnovabili per uscire dal nucleare in 30 anni. Hollande ha parlato un’opportunità economica.

Con i socialisti alla presidenza la Francia deve quindi attendersi un grandissimo sforzo teso alle energie rinnovabili.

Le previsioni del vincitore delle primarie sembrano comunque realiste: “Il nucleare sarà portato dal 75% delle nostre risorse al 50% nel 2025”, ha precisato Hollande che ha aggiunto come “l’industria nucleare sarà sollecitata a perfezionarsi e a intervenire sulle centrali più vecchie”.

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