Home FixingFixing Paolo Rondelli: “Zero progressi”. Bocciatura per la politica (soprattutto la Finanziaria)

Paolo Rondelli: “Zero progressi”. Bocciatura per la politica (soprattutto la Finanziaria)

da Redazione

Paolo Rondelli ANISL’anno che verrà non sarà per niente facile. Anche perché ciò che ci rimane tra le dita del 2011 che si è chiuso da poco è un lascito trascurabile nell’indispensabile ricostruzione dell’economia sammarinese. Da Fixing oggi in edicola intervista a Paolo Rondelli, Presidente ANIS.

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di Loris Pironi

 

SAN MARINO – L’anno che verrà non sarà per niente facile. Anche perché ciò che ci rimane tra le dita del 2011 che si è chiuso da poco è un lascito trascurabile nell’indispensabile ricostruzione dell’economia sammarinese. Usa parole molto critiche Paolo Rondelli, Presidente dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese, nei confronti della politica. Colpevole, a suo dire, di non essere riuscita a risolvere i grandi nodi della crescita e di non aver neppure affrontato alcuni degli atavici problemi del Titano.

Presidente Rondelli, la domanda è sin troppo scontata. Come si è chiuso il 2011?

“Certamente non in modo positivo, per le imprese e per il Paese. Purtroppo devo dire che, al di là dei risultati che non sono stati conseguiti, ciò che non ci soddisfa è il fatto che pare che non ci si sia resi conto chiaramente che c’è una fase di profondo cambiamento in atto tutto attorno a noi. Senza lucidità di analisi non si va da nessuna parte. Il tempo intanto passa e noi facciamo finta di non capire cosa sta succedendo, per non cambiare”.

Per il mondo dell’impresa, in particolare, lo scenario è sempre più difficile.

“Assolutamente sì. Dal 2011 sono emersi numeri preoccupanti. Tante imprese hanno chiuso, l’occupazione è diventata un problema reale anche da noi. Servono segnali diversi, che però non arrivano. Anzi, i segnali che arrivano vanno nella direzione opposta. La Legge Finanziaria approvata dal Consiglio Grande e Generale è a nostro avviso un provvedimento che fallisce pienamente tutti gli obiettivi prefissati. Non taglia le spese, non contiene provvedimenti per lo sviluppo se non una generica enunciazione di aspirazioni, manca la concretezza nel piano di sviluppo, che non dice realmente come e dove lo Stato intende compiere investimenti. Di contro c’è l’aumento delle tasse, tanto per far cassa, un aumento che penalizza le imprese, già provate dalla crisi, anche quelle che non producono utili, si veda la cosiddetta patrimoniale e la minimum tax. Vogliamo poi parlare del problema dei frontalieri?”

Parliamone…

“Il problema dei frontalieri che lavorano a San Marino è anche un nostro problema, perché nostra è la preoccupazione di chi lavora nelle nostre imprese. L’anno scorso abbiamo fatto pressione affinché il Governo cancellasse la cosiddetta ‘tassa etnica’, che ritenevamo e riteniamo ingiusta, ma non è stato fatto. Si doveva intervenire con la riforma tributaria e abbiamo visto che è stata posticipata. Si è detto anche che questo intervento, che ribadisco noi non condividiamo, avrebbe potuto avere un qualche peso nell’accelerare i rapporti con l’Italia. Beh, non mi pare che gli accordi si siano firmati, e anche la franchigia non è stata reintrodotta. Anzi, dobbiamo prendere atto che nel Milleproroghe non solo non è stata inserita la franchigia, ma neppure il contributo per la Tv di Stato. E non è certo un bel segnale. L’atteggiamento è cambiato solo a parole, nei fatti, nero su bianco, nei provvedimenti, purtroppo non vediamo cambiamenti rispetto all’era Tremonti”.

E allora cosa vuol dire ai politici sammarinesi che da mesi ripetono che non ci sono più motivi per non firmare?

“La domanda va girata a loro. Perché non firmano? Io credo che San Marino, al di là del via libera di Ocse e Moneyval, non sia ancora a posto con tutta una serie di leggi e provvedimenti importanti che pesano nei rapporti tra Stati. E poi mi capita di leggere sui giornali che saltuariamente tornano fuori problemi legati a truffe, riciclaggio di denaro, situazioni ambigue. È vero che la nostra Repubblica da un po’ è più collaborativa con le autorità italiane, ma come possiamo pensare che tutto questo non porti l’Italia ad uno stato di diffidenza nei nostri confronti?”

Il rapporto con l’Italia è una cosa, il cammino che il Titano deve compiere per accrescere la propria competitività è un altro.

“Noi abbiamo le idee chiare, e le nostre ricette le abbiamo ripetute diverse volte. Anzi, adesso, alla ripresa dell’attività politica dopo le festività attendiamo di essere riconvocati a Palazzo Pubblico, dove torneremo a spingere per la realizzazione di quelli che riteniamo i pilastri fondamentali per costruire il futuro della nostra economia. Parlo della riforma tributaria, che era praticamente fatta ma che è stata rinviata. Noi la riteniamo il tassello principale, da cui partire, anche se va assolutamente affiancata dall’introduzione del sistema IVA per una riforma che comprenda anche le imposte indirette”.

Però a quanto pare il Governo sembra vi venga incontro: la riforma si farà comunque in tempi brevi e dovrebbe avere effetto retroattivo.

“Un conto è quello che si dice, un conto è quello che si fa. La riforma deve essere portata in prima lettura, poi in seconda, vedremo cosa ne uscirà. Io penso che ci siano ancora parecchi nodi che devono essere affrontati dalle forze politiche, temo che la trattativa finisca per depotenziarla. E comunque mi pare che ancora siamo in alto mare”.

Altra riforma che attendete da troppo tempo è quella del mercato del lavoro. Anche in questo caso i tempi previsti sono abbastanza rapidi: entro la primavera dovrebbe essere varata, anche se ancora non è iniziato il confronto specifico sul testo.

“La legge sul mercato del lavoro è un’altra di quelle riforme che riteniamo fondamentali, e viaggia in parallelo con il rinnovo del contratto collettivo di lavoro. Per le imprese è fondamentale trovare nuova competitività, anche perché tutta l’UE sta andando in questa direzione e noi già partiamo svantaggiati. Le nostre battaglie per tornare a lavorare 40 ore settimanali e per ridurre il numero di festività, largamente penalizzanti per chi fa impresa, hanno caratterizzato tutto il 2011. Anche in Italia il governo tecnico ha iniziato a prendere in esame il mercato del lavoro. Loro sono molto più avanti perché stanno guardando al famoso articolo 18, quindi ai licenziamenti, per allinearsi al resto d’Europa. Ma se l’Italia è indietro rispetto ai paesi confinanti, noi dove siamo?”

È tra gli obiettivi della vostra associazione incominciare a ragionare su contenuti equivalenti a quelli dell’articolo 18 anche a San Marino?

“No, noi stiamo lavorando su altre problematiche. Per i nostri numeri è molto più importante poter far leva su un mercato del lavoro più flessibile, avere più elasticità nelle assunzioni e poter lavorare di più”.

Cosa vi divide dal sindacato tanto da impedire la firma del contratto?

“Noi abbiamo fatto al sindacato una proposta che riteniamo allettante, tenendo conto dei tempi. Oggi dico al sindacato di tornare a valutarla, questa proposta, scendendo dal mondo dei principi e calandosi nella situazione di attualità in cui si trovano lo Stato, le imprese e i lavoratori. La divisione più netta, comunque, riguarda le quaranta ore lavorative settimanali”.

Per quanto riguarda la parte economica quindi non siete così distanti.

“Noi abbiamo messo sul piatto un contratto con durata quadriennale e aumenti retributivi in linea con l’inflazione prevista. L’accordo sulle retribuzioni ci può anche essere, ma naturalmente deve far parte di un pacchetto che deve garantire alle imprese maggiore competitività, altrimenti non avrebbe senso”.

Chiudiamo con l’elenco delle priorità, secondo ANIS: è davvero lo stesso dell’anno passato?

“Temo proprio di sì. Ciò che chiediamo è l’accordo con l’Italia per poter lavorare più tranquilli, una sostanziale e programmatica riduzione della spesa pubblica, il pareggio di bilancio obbligatorio, una riforma tributaria che tenda all’equità e una riforma del lavoro che garantisca competitività. Siamo già arrivati lunghi perché erano tutte cose desiderate per il 2011. Per questo ribadiamo il nostro appello alla politica a darsi da fare, e a dimostrare finalmente che c’è la volontà di dare corpo ad atti concreti per il bene del Paese”.

 

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