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San Marino, in Consiglio il dibattito sulla Finanziaria. Gli interventi di lunedì mattina

da Redazione

Come da previsione, sono ripresi ieri i lavori del Consiglio Grande e Generale. È la corsa finale per approvare il Bilancio di Previsione 2012. Sono stati nove gli interventi che si sono succeduti fino alla pausa-pranzo. Eccone una sintesi.

SAN MARINO – Come da previsione, sono ripresi ieri i lavori del Consiglio Grande e Generale. È la corsa finale per approvare il Bilancio di Previsione 2012. Sono stati nove gli interventi che si sono succeduti fino alla pausa-pranzo, tra cui quello del segretario di Stato per la Sanità, Claudio Podeschi. Ecco una sintesi di tutti gli interventi di ieri mattina.

 

 

Il dibattito poi è proseguito: CLICCANDO QUI potete leggere gli interventi del pomeriggio.

 

 

Assunta Meloni (Ap): “Questo governo ha già risolto varie urgenze, in tre anni ha affrontato una prova più severa di quanto si potesse immaginare. Ora ci sono altre urgenze, a partire dalla sigla dell’accordo con l’Italia. La prima preoccupazione nella redazione del Bilancio è stato evitare l’indebitamento. La seconda parte riguarda invece le linee strategiche di sostegno allo sviluppo. Ecco allora da un lato la patrimoniale: maggiori tagli alla spesa avrebbero infatti richiesto tempi più lunghi di confronto. Senza dimenticare che, a regime, la riforma della Pa potrà consentire un migliore utilizzo delle risorse. Dobbiamo però pensare ad altri interventi, come il ticket sanitario per le prestazioni non urgenti o rivedere la gratuità dei libri scolastici, in un’ottica di miglioramento della perequazione sociale. E serve l’onestà politica dell’opposizione, delle parti sociali e delle categorie.

Per lo sviluppo sono importanti scuola, formazione e università. Il segretario di Stato per l’Istruzione ha lavorato per l’accordo con l’Italia sul riconoscimento dei titoli universitari e per il Trattato di Lisbona. Ora c’è sul piatto la sigla del Processo di Bologna. Occorre puntare sull’innovazione scolastica e sull’università pensando se siamo in grado di accogliere più studenti e quali servizi possiamo offrire. Infine occorre allargare i progetti di formazione, pensando a chi ha finito gli studi ma non ha trovato un’occupazione”.

 

Claudio Podeschi, segretario di Stato per la Sanità: “Non siamo mai stati abituati a portare avanti provvedimenti impegnativi, ma a uno Stato che elargiva tutto a tutti. Ora invece dobbiamo fare i conti con la caduta delle entrate, nettamente più veloce dei tagli della spesa pubblica.

Oggi il ridimensionamento vero che vive oggi San Marino è l’occupazione. Chi paga il prezzo più grande di questa crisi economica sono i giovani, che non trovano lavoro, e chi lo perde e non è più giovane. Serve un salto di qualità, una coesione sociale di fronte al problema del lavoro. San Marino ha punti di forza e di debolezza. Tra questi ultimi il più grave è sicuramente l’inserimento in Black list. Siamo vicini a uscirne? Può darsi, ma ancora non c’è questo percorso.

Il secondo punto di difficoltà è senza dubbio la criticità che sta vivendo il sistema bancario: qui non ci devono essere speculazioni o ancora battaglie politiche. Ma non c’è dubbio che non è stata fatta chiarezza fino in fondo sulla vicenda della Cassa di Risparmio, madre di tutte le criticità. E’ la banca più importante, noi abbiamo bisogno di conoscere se ci sono stati degli errori per dare una traiettoria di garanzia. Servono forza, coesione e sicurezza in un sistema che si sta troppo ridimensionando e che noi non abbiamo avuto la forza di contenere.

Il terzo punto debole è, come ho detto prima, l’occupazione. Abbiamo un numero rilevante di imprese che producono e non vanno via se ci sono le condizioni per lavorare.

I punti di forza ci sono e non sono di poco conto. Il primo è un’immagine di San Marino diversa dal passato. Gli organismi internazionali hanno riconosciuto i passi in avanti fatti sulla trasparenza. Ci è costata tanto, una parte di economia è finita, ma è assolutamente importante. Un altro punto di forza è la nostra bassa fiscalità che dobbiamo vendere meglio, è la nostra arma legittima. Il terzo elemento richiede una convinzione da parte di tutti: è la statualità del nostro Paese. Dobbiamo lottare, anche a costo di un ridimensionamento, ma mantenerla: se la perdiamo, se diventiamo un protettorato, è la nostra fine. In un mondo dove conta più l’economia che i governi, abbiamo rischiato molto e ancora non è finita. Su questo la nostra classe politica deve fare un enorme passo avanti. Devo parlare infine anche dell’Iss e della sanità: sono una strategia, devono diventare una nicchia di alto livello. Con l’Italia abbiamo un accordo vecchissimo del 1975, ne serve uno nuovo. Di recente sono andato a Roma per aprire la trattativa e dobbiamo lavorare su questo”.

 

Iro Belluzzi (Psd): “C’è un forte ridimensionamento delle risorse per cui servono scelte importanti. Il lavoro per il segretario di Stato per le Finanze non è agevole, ma questo bilancio è la prova dello stato di crisi del Paese: non c’è nessuna prospettiva e si chiedono sacrifici. La politica ha un ruolo centrale e dovrebbe fare scelte coraggiose e lungimiranti. Ma è difficile se non si è collegati al resto del mondo, tra black list e mancanza di accordi.

La sburocratizzazione non può risolvere tutti i problemi. Bene invece le liberalizzazioni del Segretario Arzilli, anche se si poteva fare di più, per esempio sulla telefonia. In attesa della riforma tributaria il governo interviene sulle entrate ripercorrendo le una tantum che diventano semel in anno. Speriamo almeno venga rivista la tassa sui frontalieri. Ecco allora la minimum tax e la patrimoniale, che andrebbe tarata sui patrimoni e sull’utilizzo che ne viene fatto sul territorio. È poi necessaria una disciplina precisa sull’intestazione di immobili per non residenti. Occorre eliminare gli sprechi sui servizi sociosanitari, che sono un settore importante per la Repubblica. Occorre fare una legge sulle attività professionali degli operatori sanitari. Interventi vanno fatti anche sugli appalti pubblici, sugli stipendi dei dirigenti della Pa, a partire da Banca centrale. Infine è fondamentale nel breve termine puntare su turismo e commercio, sfruttando il differenziale fiscale la Smac”.

 

Italo Righi (Pdcs): “La cura dimagrante che il governo sta chiedendo al Paese è necessaria. Stiamo guardando alle nuove generazioni, non possiamo pensare di avere dei sammarinesi che, appena nati, hanno già sulle spalle migliaia di euro di debiti, come in Italia.

Il 2010 va in archivio con economie importanti che hanno permesso di abbattere più della metà l’assestamento di bilancio preventivato. Ciò significa che qualcosa è stato fatto.

Si parla di tagli della politica e non c’è nessuna demagogia a riguardo, se si chiedono sacrifici ai cittadini dobbiamo essere i primi a farli. La legge di bilancio metterà mano alle nostre tasche, ma vi chiedo di considerarla per quello che è, ovvero un investimento per il futuro.

Da qui gli investimenti per infrastrutture, per turismo e commercio, colonne della nostra economia. Ma anche, dal prossimo anno, una nuova ricognizione sul settore pubblico allargato per intervenire sugli sprechi. Dobbiamo anche tornare a credere nell’agricoltura, attraverso incentivi”.

 

Marino Riccardi (Psd): “Per diminuire la spesa corrente non è necessario mettere in atto un piano di sviluppo, bisogna farlo e basta. In tre anni, dal 2006 al 2009, noi l’abbiamo diminuita di 3 punti, ma sono stati recuperati nel vostro mandato. Governo e maggioranza tergiversano, sono arrivati a un bilancio così importante per il nostro futuro, senza avere accordi definitivi tra di loro su come procedere. Da tre anni non hanno risolto il problema dei problemi, il rapporto con l’Italia. Mi auguro davvero che la firma sia imminente, abbiamo poco tempo prima che il sistema tracolli. Molte aziende sono andate vie, altre sono in stand by, nuovi investimenti non ci sono, abbiamo mille disoccupati, mille e cinquecento in mobilità, non vi è alcuna prospettiva di ripresa. Il sistema finanziario è al collasso, non è più in grado di contribuire alle spese come in passato. Anche chi ha disponibilità economica non investe per creare reddito, perché la classe politica di oggi non ha saputo trasmettere fiducia.

La principale proposta del governo è aumentare le tasse. C’è modo e modo di farlo, senza pregiudicare i consumi e l’operatività delle aziende. Personalmente condivido la patrimoniale, ma credo che non possono pagare esclusivamente le attività economiche. Per evitare iniquità, bastava aver approvato la riforma del catasto. Non condivido invece la minimum tax per le imprese che oggi sono allo stremo. Diversamente, una prospettiva per incrementare gli introiti sarebbe stato il passaggio dalla monofase all’ Iva”.

 

Teodoro Lonfernini (Pdcs): “La situazione interna desta preoccupazione, ma sebbene insoddisfatto, resto fiducioso. L’architettura del bilancio è basata su rigore, equità e crescita. Serve infatti massimo rigore sulla spesa corrente da parte dello Stato, senza rinunciare ai servizi essenziali come la sanità, l’istruzione e la sicurezza. La nostra spesa corrente supera il 90%, di cui il 70% solo per tenere in piedi la macchina istituzionale. Non credo sia così in altri piccoli Stati, dove pesa per almeno 10 punti in meno. Dunque, per un percorso vero del rigore, il bilancio deve progettare una riduzione della spesa corrente del 20% in 4-5 anni. La Pa nel tempo si è gonfiata troppo dal basso, è stato un grande veicolo del consenso elettorale. La riforma non è sufficiente, occorre fare di più. Con questo non voglio lasciare a casa nessuno, ma la Pa non deve essere più un bacino in cui si inserisce qualsiasi tipo di manovalanza.

Sul fronte dell’equità la legge tributaria è fondamentale e va fatta entro i primi sei mesi del 2012, perché proprio l’equità è lo strumento per mettere in relazione rigore e crescita. Crescita che il bilancio affida all’articolo 24 e a 30 milioni di euro. Troppo pochi per tutti i progetti previsti, occorre un filtro e decidere i settori strategici, altrimenti resterà un libro dei sogni. Fondamentale è il turismo legato a diversi servizi come il benessere, l’intrattenimento, i giochi della sorte, non credo siano immorali, e l’università. Ma in 10 anni non abbiamo fatto nulla e ci siamo fatti superare da Bagno di Romagna, una conca dove non nasce neanche un fiore. Allora lasciamo stare l’attività finanziaria che è compromessa, l’interscambio commerciale che qualche imprenditore ha screditato. Infine la patrimoniale, ora è un obbligo tassare le proprietà, senza toccare però la prima casa, una proprietà diffusa, ma spesso anche l’unico capitale di famiglia”.

 

Federico Pedini Amati (Psrs): “Ci troviamo ad affrontare una crisi mondiale, ma la Repubblica soffre anche per le promesse mai mantenute. La prima, purtroppo, è la mancata firma con l’ Italia. Non si può, per senso di responsabilità, continuare a fare promesse che non si possono mantenere.

Ogni governo deve trovare soluzioni percorribili, affinché la propria economia possa continuare a sopravvivere. Un’economia retta dalle prerogative del passato, sbagliate, di cui abbiamo beneficiato tutti, è completamente saltata. La politica ha sbagliato a non prevedere prima che quel sistema malato non poteva reggere. Ben vengano, allora, le disposizioni internazionali che ci permettono di fare impresa. Su questo abbiamo riconosciuto che si deve girare pagina, ma bisogna creare anche un’economia nuova.

Mi collego al Piano strategico di sviluppo che il governo ci sottopone sulla base dell’articolo 24: non voglio fare demagogia, ma non si può inserire dentro questo piano tutto e il contrario di tutto. E’ il solito modo per non fare niente, perché significa che non c’è accordo su niente.

Si deve parlare di commercio e di turismo, si deve parlare di giochi della sorte che esistono già nel nostro Paese e danno il loro contributo per far aumentare le entrate dello Stato. Contesto a questo governo di non aver avuto il coraggio di fare un piano economico per il futuro della Repubblica. Per uscire dalla crisi l’unico modo è inventarsi una nuova economia”.

 

Francesca Michelotti (Su): “Il governo è in difficoltà a causa di veti incrociati e compromissioni politiche, come leggiamo sulla cronaca giudiziaria. L’emergenza morale segnalata dal presidente Dc Lonfernini è un problema che riguarda tutti: il ‘sistema Paese’ è affondato e serve una mobilitazione generale. In Italia la politica si è messa in stand by per un esecutivo tecnico, ma qui sembra impossibile fare altrettanto. Questo, però, è il momento di agire puntando alla soddisfazione dell’interesse del nostro Paese. Se le aziende parassitarie sono state le prime ad andarsene, io lo trovo un fatto positivo. Quelle rimaste non sono così poche, ma c’è la black list. Poi circola una leggenda: i grandi patrimoni dei sammarinesi facoltosi, politici compresi, sono stati i primi ad abbandonare la nave verso le banche svizzere o quelle di Paesi offshore. Anch’io sono stata tentata, ma mi sarei vergognata.

Cosa resta nel nostro sistema economico, allora, per poter uscire dalla crisi? I lavoratori dipendenti e i frontalieri. Ma quando parlo con questi ultimi mi vergogno perché da amici li abbiamo trasformati in nemici. E poi c’è la questione della pressione fiscale: bisogna attuare i prelievi dove i soldi ci sono.

Abbiamo un’economia reale che non deve vergognarsi di avere impresa a San Marino. C’è il turismo, una delle nostre vocazioni più forti e consolidate. Dobbiamo bonificare il nostro centro storico e costruire offerte basate sulla gastronomia, sui prodotti a chilometro zero, sul turismo esperienziale e sul sistema delle fortificazioni. L’appoggio ai piccoli-medi imprenditori non passi solo per gli aiuti economici, che sono comunque indispensabili: serve una burocrazia che si prenda a cuore gli interessi aziendali delle imprese.

Inoltre, non condivido la demonizzazione delle consulenze: siamo un micro-Stato con limiti strutturali, noi diciamo no alla pretesa autarchica di poter fare a meno di competenze professionali. Stiamo attenti, piuttosto, che i consulenti di cui ci avvaliamo siano davvero dei consulenti, e prima di saldare le parcelle verifichiamo che i risultati siano stati raggiunti.Sulla spesa pubblica emerge una presa di coscienza generale, per cui servono priorità stabilite. Bene lo sforzo del segretario di stato per il Turismo per illuminare San Marino col ‘Natale delle meraviglie’, ma era necessario spendere 280 mila euro?

 

Nadia Ottaviani (A&L): “La legge di bilancio dimostra che anche nel nostro Paese si sente la recessione. Mai come quest’anno si parla di tagli, di nuove tasse, di patrimoniale e di sacrifici che chi lavora in proprio e chi è dipendente già da qualche tempo conosce. Chi perde o non ha lavoro ha grande difficoltà a ritrovarlo, oltre tutto questo per noi sammarinesi ci sono anche difficoltà solo nostre, prodotte dalla mancanza di accordi con l’Italia. Abbiamo problemi legati quindi a tutta una nostra situazione interna. La legge di bilancio ne tiene conto, credo serva ancora più determinazione, soprattutto quando si parla di sviluppo. In questa direzione, per esempio, bisogna potenziare i giochi della sorte, un settore che può rilanciare il turismo. Spazi di miglioramento ce ne sono tanti, ma per metterli in pratica serve, oltre a capacità e volontà, anche coraggio e visione dell’insieme. Abbiamo sì una fiscalità leggera, ma da sola non basta, dobbiamo ricreare attrattiva per chi vuole venire a investire. Tutti gli imprenditori, piccoli e grandi, devono essere sostenuti e accompagnati.

Per mettere in pratica tutte le nostre peculiarità bisogna proporle al meglio. Il segretario di Stato Valentini e il suo staff hanno lavorato tantissimo, siamo favorevoli a quanto fatto, ma saremo pungolatori costanti affinché ogni proposta venga attuata senza incertezza”.

 


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