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Da Hopper a Warhol: in viaggio con la guida di Marco Goldin

da Redazione

Il 21 gennaio 2012 aprirà i battenti a Palazzo SUMS la mostra intitolata “Da Hopper a Warhol pittura americana del XX Secolo a San Marino”.

 

Il 21 gennaio 2012 aprirà i battenti a Palazzo SUMS la mostra “Da Hopper a Warhol pittura americana del XX Secolo a San Marino”. Più di venti opere esposte, per un viaggio nello spazio e nel tempo. La mostra è promossa dalla Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – SUMS in collaborazione con Linea d’Ombra, ha il Patrocinio delle Segreterie di Stato alla Cultura e al Turismo ed è resa possibile grazie alla collaborazione di Gruppo Sit e Ceramiche Del Conca. È lo stesso curatore, Marco Goldin, a illustrarci la strada tra le opere esposte. “Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento prende corpo il movimento pittorico del Ruralismo. Thomas Hart Benton nel 1924 dipinge un quadro (le due dame con l’arcolaio, ndr), in mostra a San Marino, che riprende il desiderio di raccontare la semplicità dell’America, di una certa America più intima”. Arriviamo subito ad Edward Hopper, il grande pittore della realtà. “Dopo un doppio viaggio a Parigi per scoprire gli Impressionisti, Hopper torna negli Stati Uniti e sconfessa quello che ha visto. Gli pare infatti che l’Impressionismo sorvoli la vita. Hopper invece inventa la descrizione della realtà, sollevandola dalla realtà. La mirabile opera che sarà possibile ammirare sul Titano sarà un angolo silenzioso di città, con le luci bianche che risaltano e appiattiscono l’immagine”. Altro esponente di primissimo piano è Georgia O’Keeffe. “Nasce alla pittura a inizio Novecento e rivestirà una parte importante nel grande fervore dell’arte americana. O’Keeffe nell’opera in mostra a San Marino (un quadro del 1936, ndr), un teschio di animale sbiancato dal sole e dal vento del deserto, siamo tra l’Arizona e il New Mexico, va oltre tutta la propria produzione, con un’immagine scarnificata che rappresenta l’essenza”. Sono passati 9 anni dal quadro della O’Keeffee, siamo nel 1945. Sembra un altro mondo quello di Arshele Gorky, che Goldin definisce uno dei pittori più incredibili. “Pittore di origine armena, ha dentro di sé una memoria straordinaria, la memoria di Mirò, ad esempio. Un espressionismo astratto, il suo, fatto di segno e di colore”. Poi arriva Paul Jackson Pollock. “Anche Pollock – prosegue il curatore – vede nascere la propria arte da una costola del surrealismo, ma nelle sue opere tutto si trasforma in un coacervo in cui tutto vive, un brulicare di colore che si fa materia. Una delle due opere esposte a Palazzo SUMS sarà un quadro del 1952 in cui il colore ci racconta tutto della vita e del movimento. È una pittura che ha così totalmente fiducia in se stessa quella di Pollock che nasce e muore dentro se stessa”. In esposizione anche un’opera di Mark Rothko. “L’arte per lui è un fatto dello spirito, dentro la sua visione legata al surrealismo trova posto una descrizione dello spazio in cui c’è posto per la descrizione della vita, una descrizione e una vita che però sono diverse da quelle di Pollock”. Con Morris Louis siamo ancora appena oltre la seconda metà del Secolo. È il 1954. “Tutto si apre e si fa colore dentro la luce in Morris Louis, diventa la dissoluzione dentro l’apparenza”. Poi c’è Sam Francis, in cui “la materia sgocciola e si libera della sua pesantezza”. Cominciano gli anni Sessanta, siamo all’inizio del decennio con l’opera proposta di Franz Jozef Kline. “Kline lavora sulla forza e sulla gravità dei neri, che attraversano lo spazio bianco della tela e del mondo”. Nel nostro viaggio spazio-temporale arriviamo ora al nome forse più noto, quello di Andy Warhol. “Abbiamo scelto come immagine simbolo della mostra – spiega Goldin – proprio la Jackie di Warhol. Il suo gioco è quello con le immagini del mondo della pubblicità, della radio, le icone della politica, del cinema, della televisione. È l’idea della ripetizione mirata a togliere la potenza all’immagine stessa. A San Marino ci sarà anche un gigantesco autoritratto di Warhol, datato 1986”. Siamo agli sgoccioli ed è il tempo di Roy Lichtenstein, “che lavora attingendo addirittura al mondo del fumetto, che a sua volta rappresenta la vita reale ma con un’altra forma, non la copia”. Di Keith Haring sul Titano salirà un quadro enorme, tre metri per tre. “E per fortuna arriva smontato in quattro pannelli. L’opera è datata 1984, quando Haring sboccia come artista e non viene ancora mercificato”. L’ultima opera porta la firma di Winslow Homer. “È  il pittore della grande figurazione americana, che descrive lo spazio facendo entrare la vastità nello spazio chiuso della casa. A San Marino presenteremo la visione di una casa di legno, di legno bianco, vista dall’esterno, con il sole e il vento e le tovaglie di una grande tavolata che si muovono nell’aria. Si sente la presenza dell’uomo, ma non si vede”. La magia della pittura in fondo non è davvero racchiusa in questo spirito?

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