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Camera di Commercio di San Marino: “Avanti qualcun altro”

da Redazione

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Intervista a Simona Michelotti. “Devo lasciare Camera di Commercio perché la SIT ha bisogno di me”. Aspettando la Giornata dell’Economia una buona notizia: le imprese hanno reagito alla black list. Cresce l’internazionalizzazione.

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di Loris Pironi

 

Venerdì 14 dicembre 2011 avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno di Simona Michelotti alla Presidenza della Camera di Commercio di San Marino. L’Assemblea dei soci doveva essere chiamata a prendere atto della fine del suo mandato e a nominare un nuovo Presidente. Per la successione, a dire il vero un nome sta girando da qualche giorno.Ma è presto per trovare una conferma a queste voci. Perché, a causa di un problema di salute del Segretario all’Industria Marco Arzilli, l’Assemblea è stata rimandata, a data da destinarsi.

In effetti il mandato di Simona Michelotti sarebbe scaduto il 28 aprile scorso. Allora l’assemblea dei soci ha chiesto a gran voce all’Amministratore Unico della SIT di restare in sella ancora per un po’, e di tre mesi in tre mesi, di proroga in proroga, siamo arrivati sino ad oggi.

L’addio di Simona Michelotti è ormai ufficiale, sia pure il distacco si stia dimostrando lento e doloroso.

Fixing ha sentito comunque il Presidente di Camera di Commercio per quella che, in gergo, è l’intervista di commiato, il momento per fare il punto di questi quattro anni così intensi alla guida di un ente così importante per l’intera realtà economica del Titano. A questo punto però c’è da chiedersi se davvero sarà l’intervista di commiato…

“Assolutamente sì – afferma sorridendo Simona Michelotti – dovevo aver già lasciato l’incarico e non sono una persona attaccata alla poltrona. Il mio mandato è scaduto, poi mi è stato chiesto di prorogarlo ma davvero non posso incominciare anche il 2012 con questo impegno bellissimo ma oneroso”.

 

Lei ha iniziato il suo mandato nel maggio del 2008. Com’era allora il mondo, ce lo ricorda?


“Era bellissimo, tutto sembrava semplice. Era tutto diverso rispetto ad oggi. Poi nel settembre-ottobre di quell’anno dall’America è partita la crisi finanziaria, che è venuta avanti investendo tutto il mondo e colpendo San Marino, lentamente, inesorabilmente, in particolare per la rottura dei rapporti con l’Italia e la conseguente black list. Però devo dirlo, onestamente, ci sono degli elementi sorprendenti in tutta questa situazione”.

 

Quali?


“Il sondaggio che facciamo tutti gli anni come Camera di Commercio conferma che gli imprenditori sammarinesi hanno subito lo schiaffo della crisi nel 2008, durante il 2009 hanno riordinato le idee, nel 2010 hanno reagito con vigore. Trovo davvero sorprendente ed entusiasmante questa reazione, non si sono lasciati abbattere dalle condizioni difficili dei rapporti tra San Marino e Italia, né tantomeno dalla crisi internazionale. Da Presidente della Camera di Commercio ho potuto seguire tutto questo percorso, a partire dalla fase di paura che aveva attanagliato le imprese nel 2009 tanto che allora avevamo messo in campo dei consulenti proprio per fare chiarezza e aiutare a gestire questi nuovi problemi piombati con la black list e con il conseguente messaggio anche mediatico che Tremonti ci aveva mandato. Più che una vera e propria consulenza è stato uno scambio di valutazioni, un po’ il lettino dello psicologo, che ha permesso di scaricare almeno in parte la tensione. Poi abbiamo seguito tutta la fase, sino ad oggi. E devo dire che la ripresa c’è stata”.

 

Ci sta anticipando alcuni degli elementi che saranno al centro della Giornata dell’Economia, il prossimo 20 dicembre?


“Sì. A San Marino più del 90% del tessuto economico è composto da piccole aziende, che avevano rapporti commerciali con l’Italia, che vivevano normalmente il rapporto con i territori limitrofi e il mercato italiano. Poi è arrivata la black list che di fatto ha funzionato un po’ come una dogana, a bloccare i transiti con la nostra Repubblica. Bene, a inizio 2010 il 25% delle aziende sammarinesi lavorava anche con l’estero (extra Italia, ndr). A fine anno eravamo arrivati al 30%, a ottobre di quest’anno siamo saliti già al 33%, una su tre. A fine anno è legittimo supporre che si arriverà ad un 10% in più di aziende che, viste le difficoltà di rapporti con l’Italia, è cresciuta sino a poter competere all’estero. È un’ottima notizia per noi. Camera di Commercio peraltro si è strutturata per aiutare le imprese in questo passaggio, ci sono due persone che seguono solo l’internazionalizzazione. Devo dire che sono molto felice di far parte di una squadra così capace come questa”.

 

Però ha deciso che è giunto il momento di lasciarla.


“Lo faccio con un dispiacere spaventoso, perché ho la necessità di tornare alla mia azienda che sta crescendo. E poi è una esperienza che devono fare anche altri. Sono sincera, come sempre: soffro molto a lasciare questi ragazzi, ho trovato un gruppo di persone serie e appassionate. Sono giovani, entusiasti è un piacere lavorare con loro, a partire da Massimo Ghiotti, il Direttore, bravo e rigoroso. Mi piacciono da matti e non li perderò mai di vista. Però ho bisogno di concentrarmi un po’ di più, devo seguire gli investimenti, la crescita della mia azienda. Credo che il mio ruolo nella SIT sia quello di garantirla e proteggerla. Sono 42 anni che lavoro, sento che devo garantire i progetti e i sogni dei miei collaboratori, affinché possono avverarsi. In fondo è questo il ruolo del capitano, o no?”.

 

Il suo mandato è stato prorogato anche perché c’è in ballo la riforma della Camera di Commercio. Serviva una persona a traghettare l’ente verso un nuovo futuro.


“Una bozza della riforma della Camera di Commercio è stata presentata alla Segreteria Industria (Fixing tra l’altro ha anticipato in esclusiva le linee guida del progetto sul numero 43, ndr), una bozza su cui Massimo Ghiotti ha peraltro fatto un ottimo lavoro. La palla ora passa alla politica che avrà il compito di mettere in campo gli strumenti migliori per far fruttare le grandi potenzialità di questo organismo”.

 

E come dev’essere, secondo Simona Michelotti la nuova Camera di Commercio?


“Camera di Commercio non deve essere statica, deve essere in grado di seguire il cambiamento dei tempi. Cambiamenti che non sono più decennali, come una volta. Serve una visione completamente diversa, serve dinamismo per seguire l’economia, per stare insieme alle esigenze del mercato. Camera di Commercio deve essere come il camaleonte, pronta a cambiare. Anche il fatto di non essere più legata alla politica (oggi la maggioranza delle quote è in mani pubbliche, con la riforma di fatto lo Stato uscirà dal Cda, ndr) è una svolta positiva in tal senso. Anche se io, per la mia esperienza in questi anni, devo dire che il Consiglio ha garantito in pieno l’autonomia del mio mandato. Quello che serve a San Marino, dunque non parlo solo di Camera di Commercio, è una crescita da parte di tutti i soggetti, associazioni comprese. Tutti dobbiamo riuscire a dare il nostro contributo, per arrivare ad avere una visione più ampia. S’impara facendo, e facendo si può crescere”.

 

È proprio sicura che dopo la Presidenza dell’ANIS, dopo la Presidenza della Camera di Commercio vuole tornare a fare solo l’imprenditrice?


“E le sembra poco? Comunque sì, sono sicura. Qualcuno mi ha detto che a volte i miei discorsi sembravano politici, ma qui voglio ribadire che non ci penso proprio io a entrare in politica. Con il massimo rispetto per questa realtà che è fondamentale per ogni democrazia, ma io faccio un altro lavoro perché è questo che so fare. E poi lasciamo andare avanti i giovani. Lo stesso discorso vale per Camera di Commercio: credo che a noi donne rimanga più facile ritirarsi da un ruolo pubblico mandandolo avanti senza di noi perché siamo abituate con i nostri figli a fare altrettanto. La mia ambizione va oltre me stessa, ecco perché torno volentieri, malgrado tutto, alla mia azienda”.

 

Abbiamo parlato di politica, visto che almeno per il momento è ancora Presidente della Camera di Commercio cosa deve fare la politica per uscire da questa situazione?


“Immediatamente, non tanto per crescere quanto per bloccare il salasso, deve trovare il modo di uscire dalla black list, tutto il resto viene dopo. Solo uscendo dalla lista nera potremo riprendere il nostro colorito. Non sarà molto, ma sarebbe già qualcosa, per prepararci ad una nuova crescita. Crescita che poi passa per forza dall’accordo con l’Italia, in modo da riuscire a distinguere i confini di ciò che possiamo fare o non fare. Le certezze, nel mondo dell’economia, sono fondamentali. Il terzo passaggio fondamentale è quello di decidere, finalmente, come sviluppare la nostra crescita e il nostro futuro. Dobbiamo capire come vogliamo concepire il ruolo delle banche, quello delle imprese. Poiché non abbiamo territorio a nostra disposizione dovremo fare come la Svizzera, ovvero stabilire con chiarezza quale tipo di investimenti nel settore dei servizi vogliamo attirare e a questi investitori fare proposte precise e trasparenti. Come prima cosa, però, mi ripeto, dobbiamo fermare l’emorragia. Anche se l’analisi dei bilanci e le statistiche a nostra disposizione ci dicono che negli ultimi due anni c’è stata una selezione che ha portato alla chiusura della stragrande maggioranza di aziende che non producevano redditi o erano al centro di distorsioni”.

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