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Teatro: la compagnia faentina In Ocula di scena al festival di Camerino

da Redazione

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E’ un viaggio quasi dantesco, quello che si presenta alla porta di “Golem S.r.l. Società a Responsabilità Limitata”: un III Canto dell’Inferno che entra nell’epoca 2.0, passando per la tecnologia. Per l’esclusiva di uno spettatore alla volta.

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di Alessandro Carli

 

CAMERINO – Bastano, spesso, 10 minuti. Non è (sempre) necessario dover diluire – o meglio: annacquare – uno spettacolo per 45 minuti, anzi: la sintesi è un dono di chi è intelligente. E di certo In_Ocula, frizzante compagnia teatrale di Faenza, una poetica celebrale e drammaturgica l’ha individuata. Cristina Ghinassi, Andrea Fronzoni e Federico Visi – dopo la tappa santarcangiolese dei primi di settembre – porteranno “Golem S.r.l. Società a Responsabilità Limitata” a Camerino all’interno del Festival dell’Arte Elettronica organizzato dall’Università di Camerino (http://events.cs.unicam.it/arteelettronica/). Oggi e domani per due tranche di orari: dalle 11 alle 13 e dalle 16 alle 18, sempre nelle sale del Palazzo Ducale. E’ un viaggio quasi dantesco, quello che si presenta alla porta di “Golem”: un III Canto dell’Inferno che entra nell’epoca 2.0, passando per la tecnologia. Per l’esclusiva di uno spettatore alla volta. Tre gironi – dal basso all’alto – per un’ascesi che si compie solamente nel divenire dello spettacolo: all’uscita, infatti, il mondo – nel suo dramma non sempre drammaturgico – ricomincia e rimescolare tempo e parole. Dentro questo Golem però si compie la bellezza: uno specchio e una Madonna apocrifa con la faccia di pietra scolpita, dipinta e colorata; una sala d’attesa dove si attende il compimento della consacrazione; un paradiso che è desolato, come la spiaggia di Port Lligat di Salvador Dalì. “Lo spettacolo è stato pensato all’interno della trilogia dedicata a Lilith – racconta Andrea Fronzoni -. Golem doveva essere l’ultimo capitolo, poi, nel tempo, è diventato il passaggio di mezzo. Lilith viene indagata dal punto di vista tecnologico. Sotto il profilo concettuale invece abbiamo voluto mettere al centro il Golem del terzo millennio: oggi infatti la tecnologia ci permette di fare Golem di noi stessi. Il rischio è però scivoloso: non si vedono i pericoli e le insidie. Nello spettacolo c’è la seduzione, l’accompagnamento e la beffa finale: è una riflessione sull’identità, sui social network, che ti permettono di creare una realtà virtuale”. Cristina Ghinassi, in scena, è una Beatrice punk. “Il pubblico non si aspetta nulla: quando esce dallo spettacolo, rimane spesso spiazzato. Nessuno oggi si aspetta un confronto: attraverso l’interattività, lo spettatore si mette in gioco. Il nodo cruciale di ‘Golem’ va visto in un’ottica di abbattimento della quarta parete: il rapporto tra attore e spettatore”.

Info: 331.9528553.

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