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San Marino, contrarietà dell’ANIS alla Finanziaria approvata in prima lettura

da Redazione

L’Associazione Nazionale dell’Industria non condivide il progetto di Legge Finanziaria andato in prima lettura: non apporta tagli alla spesa, è fatta di sole tasse e non contiene le scelte per lo sviluppo.

 

 

SAN MARINO – L’Associazione Nazionale dell’Industria non condivide il progetto di Legge Finanziaria andato in prima lettura.

Non lo condivide perché – come affermato in una nota ufficiale – non considera che nei prossimi tre anni le risorse del Bilancio dello Stato diminuiranno ancora. Perché non contiene quelle riforme capaci di apportare veri tagli strutturali alla spesa. È una proposta di legge fatta di sole tasse e priva delle scelte per lo sviluppo.

Il confronto con la Segreteria alle Finanze, con i membri del Governo e con lo staff tecnico, secondo ANIS è stato cordiale e competente. Però “tutti condividiamo nella sostanza quello che si deve fare. Ma poi di veri interventi di risanamento nel provvedimento non c’è traccia”.

Patrimoniale sugli immobili, addizionale straordinaria “non più una tantum”, minimum tax, previdenza obbligatoria per tutti, anche quando non viene percepito alcun reddito, una serie di provvedimenti il cui scopo è unicamente quello di fare cassa, senza il varo di una riforma fiscale che accerti i redditi, senza un catasto aggiornato, senza il passaggio ad un sistema IVA e un meccanismo capace di contenere l’evasione delle imposte dirette ed indirette.

Senza una prospettiva certa, definita dalla legge, che imponga entro pochi anni il pareggio di bilancio e la riduzione della spesa corrente al 70%.

“Più di vent’anni fa – proseguono gli Industriali – la Legge 152/1990 abolì alcune festività, poi solo lo Stato le ha di fatto ripristinate. E’ un modo di aggirare i problemi che ormai non regge più. Dunque si concedano giorni di permesso, ma i servizi restino aperti per i cittadini e per le imprese senza costringere la collettività a pagare esosi extra bonus”.

Per le Istituzioni del Paese, conclude la nota, ANIS mantiene il massimo rispetto, “ma se non si compiranno atti coraggiosi andremo incontro al fallimento. Forse manca la consapevolezza, se così fosse sarebbe gravissimo, della profonda crisi che attanaglia il nostro sistema, come testimoniato dalle ulteriori 50 aziende che da settembre ad oggi si sono viste costrette a licenziare i propri dipendenti. Una crisi che in particolare per il settore immobiliare e delle costruzioni rischia di trascinare alla deriva imprese e famiglie”.

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