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Frontalieri nervosi: sabato alle 10 a Rimini la manifestazione

da Redazione

Poca gente all’assemblea del CSIR. Tante le critiche rivolte al sindacato. Appoggio a tutto tondo dell’ANIS: “Franchigia spada di Damocle”.

 

di Saverio Mercadante

 

Assemblea nervosa, satura di un senso di delusione diffuso. Martedì scorso si tagliava con il coltello la nebbia dell’impotenza nel Teatro Nuovo di Dogana. Piuttosto pochi e pieni di una rabbia che non sapevano come esprimere, come convogliare in iniziative che lasciassero veramente il segno, qualche centinaio di frontalieri si sono ritrovati nell’assemblea convocata dal CSIR, il Consiglio Sindacale Interregionale di Emilia Romagna Marche e San Marino. Dopo l’intervento di Gianluca Montanari, presidente del CSIR, che ha riassunto le iniziative di questi mesi e lanciato la convocazione di una manifestazione sabato alle 10 di fronte alla Prefettura di Rimini, è stata data la parola all’assemblea. Quei lunghissimi minuti di silenzio sono stati l’istantanea migliore della frustrazione che galleggiava dentro l’immenso teatro di Dogana. Dopo è stato un susseguirsi di lamentazioni da parte della maggior parte dei frontalieri che hanno toccato punte molto critiche anche nei confronti del sindacato. Si è arrivati a proporre l’interruzione del pagamento della tessera sindacale e lo sciopero fiscale e il ritardo del pagamento delle tasse in Italia: un’idea che torna sempre a galla a ogni assemblea. “Sono stato rappresentante sindacale in Italia e pensavo di aver toccato il fondo. Ma mi sbagliavo, a San Marino è ancora peggio. Non è stata fatto un’ora di sciopero. E gli scioperi servono sempre anche se non risolvono subito le cose. Perché fanno sentire alla controparte che c’è qualcuno che gli soffia sul collo”, ha detto un altro lavoratore. “La gente non ci crede più, non si aspetta più niente. Ha perso fiducia nel sindacato”. “Ho l’impressione che i politici sammarinesi lo facciano apposta ad avere questo atteggiamento verso i frontalieri. Li vogliono mandare via. In questi modo si libereranno posti di lavoro per quelli che dovranno essere cacciati dalla PA”. Questo il tono degli interventi, sempre più aggressivo, fino a un “sono veramente schifata”, riassunto dello sconforto generale. A onor del vero ci sono stati anche interventi dei lavoratori italiani e sammarinesi che facevano appello all’unità, alla coesione proprio nel momento più difficile. “Siamo noi il sindacato, non serve a niente strappare le tessere. Pensiamo a iniziative più dure. Blocchiamo le strade, l’autostrada. Anche la stazione, se dobbiamo far sentire la nostra voce”. Certo è che la manifestazione di sabato sarà la prima verifica se è veramente ancora possibile coinvolgere il popolo dei frontalieri. O se siamo ormai alla disillusione più completa. “Il sindacato farà la sua parte nel promuovere la manifestazione nei luoghi di lavoro, nelle mense. Avere un numero importante di lavoratori sabato può creare le premesse per organizzare una manifestazione a Roma”, hanno sottolineato dal tavolo della presidenza del CSIR. “Non è un ripiego la manifestazione di sabato – ha detto la rappresentante della CGIL – né una scelta banale. E’ caduto il governo in Italia e se ne è formato un altro la scorsa settimana. A stretto giro di posta organizziamo subito una manifestazione per fare sentire la nostra voce al nuovo esecutivo, dopo che nell’approvazione della legge di stabilità sono stati cassati per forza di cose anche gli emendamenti che riguardavano la franchigia. Noi ci crediamo, è importante, dobbiamo continuare a farci sentire”. Sabato è previsto un incontro con il Prefetto di Rimini, quale rappresentante del governo a Rimini. Sono stati invitati anche i rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali. Il CSIR ha inviato una lettera all’Ambasciatore d’Italia a San Marino in cui si chiede il suo interessamento verso il Governo sammarinese affinché non proceda a ripresentare l’art. 56 sulla “supertassa” e a introdurre un trattamento fiscale paritario per tutti i lavoratori. La Provincia di Rimini si è mobilitata per presentare un OdG che coinvolga tutti i comuni e la Regione Emilia Romagna. La richiesta al Governo sammarinese è di eliminare la discriminazione fiscale che colpirà i frontalieri anche nel 2012, mentre al Governo italiano si chiede di prorogare la franchigia. Intanto arriva l’appoggio dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese che esprime viva preoccupazione per la situazione delle famiglie dei 6 mila lavoratori frontalieri occupati a San Marino. L’incertezza permanente potrebbe avere ripercussioni dentro e fuori delle aziende. L’Anis ribadisce l’impegno dell’Esecutivo per il recupero parziale delle spese di produzione reddito per il 2011 e mette in campo nella cornice della necessità di reperire risorse per le finanze pubbliche la proposta di “ridurre la percentuale delle spese produzione reddito, ma in maniera eguale tra i lavoratori residenti e i frontalieri, in modo da evitare disparità. Ripristinando da un lato le spese produzione reddito per i frontalieri, ed eliminando dall’altro l’imposta aggiuntiva straordinaria per i residenti. Ciò rappresenterebbe anche una semplificazione in quanto eviterebbe l’attivazione delle procedure per la riscossione dell’addizionale e per la restituzione di parte delle imposte pagate dai frontalieri”. In questo contesto s’inserisce la necessità, secondo gli industriali – se proprio non sarà possibile approvare entro la fine dell’anno la riforma tributaria – di anticipare quanto meno l’introduzione di alcuni degli aspetti che sono previsti nel provvedimento, in modo da allargare la base imponibile e incominciare a diminuire sin da subito le sofferenze dei conti pubblici. L’Anis non dimentica però che la vera spada di Damocle resta la franchigia, tuttora non prevista per il 2012. “Prendiamo atto della buona volontà bipartisan dei Parlamentari delle zone limitrofe di volerla inserire in extremis, ma chiediamo di moltiplicare gli sforzi diplomatici da parte sammarinese per trovare una soluzione definitiva a questa situazione. Una soluzione che deve passare da una legge ordinaria dello Stato italiano, magari estendendo il trattamento svizzero a tutti i frontalieri, e dunque dal Parlamento, mediante la firma una volta per tutte dell’accordo contro le doppie imposizioni”.

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