Home FixingFixing Rigore ed equità sociale. Ma la Banca Centrale Europea chiede grossi sacrifici

Rigore ed equità sociale. Ma la Banca Centrale Europea chiede grossi sacrifici

da Redazione

Gli obiettivi di un cauto Mario Monti, la grande pressione esterna, tra borse e BCE. In arrivo, probabilmente, il ritorno dell’ICI e un’ulteriore manovra da 25 miliardi.

 

 

di Saverio Mercadante

 

E’ il governo del Presidente. Giorgio Napolitano, che si è mostrato un genio della politica secondo Eugenio Scalfari, il fondatore de La Repubblica, in questa fase delicatissima della storia d’Italia, ha preso in mano la lunghissima crisi del governo italiano ed è diventato il vero punto di riferimento dell’Unione europea e delle cancellerie internazionali. Ha raccontato il giornalista Paolo Guzzanti: “Ho sentito Berlusconi al ritorno dal vertice di Cannes. Mi ha riferito che i capi di Stato avevano già sentito il presidente Napolitano”. Ha scritto il Wall Street Journal: “Alla fine è stata l’economia”, spiegando così la sconfitta dell’ex presidente del Consiglio. La crisi di credibilità internazionale e personale era tale ormai, la maggioranza era così sfaldata come ha dimostrato il voto sul Rendiconto, lo scontro con il suo ministro dell’economia era all’ultimo stadio (i retroscenisti dicono che Tremonti abbia sbattuto sulla faccia all’ex presidente del consiglio un: “Il problema non sono i mercati. Il problema per l’Europa sei tu”), che Berlusconi ha dovuto cedere. Molti analisti pensano che la vera decisione l’abbia presa solo dopo che il titolo Mediaset aveva perso il 12%. La crisi stava travolgendo anche le sue aziende. Quando Ennio Doris, il patron di Mediolanum, partner storico di Berlusconi, ha dichiarato che ci sarebbe voluto un governo tecnico super partes per risolvere una crisi economica che stava diventando pericolosissima, proprio nelle ore in cui Berlusconi invocava il voto, si è capito che Mario Monti, il candidato autorevolissimo del presidente Napolitano, aveva il via libera per formare un governo di emergenza nazionale. Almeno per provarci: quello che sembrava un ineluttabile percorso già scritto con il passare dei giorni sembra trovare difficoltà impreviste. Non c’è dubbio alcuno che “il lavoro enorme” che aspetta Monti per rimettere a posto i conti del bilancio italiano costerà molti sacrifici agli italiani: stanno scatenando tremendi mal di pancia in quella che dovrebbe essere la maggioranza trasversale del parlamento. La compattezza, la coesione nazionale, nemmeno in tempi di massima emergenza, è una virtù acclarata nel carattere degli italiani, sempre divisi fino all’ultimo minuto utile. “Rigore ed equità sociale”, queste le parole chiave del breve discorso di Monti dopo aver accettato con riserva l’incarico di formare il nuovo governo. I mercati, tra l’altro, lunedì non l’hanno aiutato, dopo un avvio positivo: Milano a -2%, spread a quota 500. Sarà dura, molto dura per Super Mario, nonostante la straordinaria rete di rapporti internazionali: l’Italia, se l’incarico andrà a buon fine, sarà il primo paese al mondo ad avere un premier che fa parte sia della Trilateral e del Bilderberg group, le due superlobby globali più influenti. Sul programma Mario Monti è ancora molto cauto, fa una certa melina, non scopre le carte fino in fondo. Qualcosa trapela: “Vi saranno dei sacrifici, ma non saranno lacrime e sangue”, ha affermato Monti. Qualcuno parla di patrimoniale, ripristino dell’ICI, innalzamento delle pensioni anzianità, di una ulteriore manovra da 25 miliardi per raggiungere il pareggio di bilancio 2013. La situazione internazionale rimane gravissima: martedì scorso il differenziale sui titoli di stato di Francia, Spagna e Belgio era ai massimi storici. A Milano Btp-Bund a 531 punti. Milano: -3%. In ogni caso l’Italia rimane “impiccata” ai temi rilanciati dalla Commissione europea l’8 novembre scorso in un documento con 39 domande al governo italiano sui tempi dell’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione, su infrastrutture, scuola, concorrenza e costi della politica.  Per l’Italia “è il momento della verità”. La Commissione europea batte il tasto sui tempi della modernizzazione della pubblica amministrazione. Bruxelles vuole sapere quando sarà completamente operativa, e come e quando saranno attuate le misure di mobilità e di flessibilità per i dipendenti statali, anche in relazione alla soppressione delle Province. La Commissione inoltre suggerisce di spostare il peso della tassazione dal lavoro, obiettivo rilanciare l’occupazione, alle imposte indirette e al mattone, considerato meno determinante per la crescita del Paese.  Il debito pubblico va riequilibrato, e l’indicazione  sembra chiara: meno debito grazie al mattone, più crescita grazie al lavoro. Altro tema centrale è quello delle liberalizzazione piena  dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Auspicati più poteri all’Antitrust, l’abolizione delle barriere d’accesso alle professioni e le liberalizzazioni dai servizi postali ai trasporti. Il lavoro è un altro tema che manda in fibrillazione i partiti. Nel Pd  alcuni vedono come una sciagura un possibile ministero a Pietro Ichino, iscritto in quel partito: troppo riformista in tema di flessibilità e di  riforma della disciplina dei licenziamenti. Per non parlare della CGIL che creerà non pochi problemi al PD che appoggia Monti. E Bruxelles su questo martella duramente: riforma ulteriore del sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello d’impresa. La BCE chiede anche “un’accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse”. In merito alle pensioni sulle quali nella CGIL e nel PD qualcuno alza le barricate, per non parlare della Lega che ha già dichiarato di voler stare comunque all’opposizione per “rifarsi una verginità”, la Commissione Europea pone una domanda che fa venire i brividi: “ L’età pensionabile a 67 anni nel 2026 è sufficiente?”. La BCE il 5 agosto chiedeva nella famosa  lettera all’Italia, firmata dall’allora presidente Jean-Claude Trichet e dal suo successore Mario Draghi di “intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012”. Non c’è dubbio che almeno su questo Mario Monti non potrà essere smentito da nessuno: “Ci aspetta un lavoro enorme”.

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