Home FixingFixing Diario della crisi del 18 novembre 2011

Diario della crisi del 18 novembre 2011

da Redazione

Don Verzè, sull’onda dell’indagine sul buco da un miliardo della sua fondazione, è indagato per bancarotta insieme ad altre quattro persone.

 

di Saverio Mercadante

 

Tra i mille e più doni ricevuti in questi anni sembra, affermano i retroscenisti, che Silvio Berlusconi lasciando Palazzo Chigi ne abbia voluti per sé solo due: la scimitarra regalata dal dittatore kazako Nazarbayev, oggetto di inverecondi elogi da parte di Berlusconi nel suo viaggio nella capitale Astana, e un prezioso vaso Ming portatogli in dono a Palazzo Chigi pochi mesi fa dalla delegazione cinese: si ricordano ancora le facce dei diplomatici della Repubblica popolare quando il Cavaliere fece finta che gli stesse cadendo dalle mani. Sono le 11.30  di mercoledì, stiamo chiudendo anche questo numero di Fixing, aspettiamo ancora un po’ per vedere in diretta il presidente incaricato Mario Monti sciogliere la riserva. L’audio rimanda il parlottare di giornalisti e operatori che ridono, scherzano, chiacchierano amichevolmente sul toto ministri. Sembra una conferenza stampa come tante altre e invece è la fine di un’epoca, diciassette anni: il più importante fenomeno pop di questi ultimi decenni, secondo Giuliano Ferrara. Un fenomeno pop che dal 2008 ha portato il debito pubblico italiano dal 103 al 120% in rapporto al PIL. La giornata è luminosissima, la spread è sotto 500, incerte le borse europee, Piazza Affari guida i rialzi a +1,2%. Nel frattempo un altro pilastro dell’immaginario del berlusconismo cade rovinosamente: Don Verzè, sull’onda dell’indagine sul buco da un miliardo della sua fondazione, è indagato per bancarotta insieme ad altre quattro persone. Festeggia anche Martin Shultz, sarà il prossimo presidente dell’Europarlamento: “La caduta del governo Berlusconi? Un evento da celebrare”. Era quello a cui Berlusconi aveva dato del kapò di fronte ad un attonito parlamento europeo. Intanto a inglesi e americani prudono le mani un’altra volta: vogliono bombardare l’Iran che non la smette di occuparsi di nucleare.

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