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La rivoluzione copernicana della Camera di Commercio di San Marino

da Redazione

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Esclusivo di Fixing: ecco come cambierà la Camera di Commercio di San Marino con la riforma attesa per inizio 2012. Obiettivo: renderla ‘burocrazia-free’. Passo indietro della politica, che uscirà dal capitale sociale.

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di Loris Pironi


SAN MARINO – Una rivoluzione copernicana per la Camera di Commercio di San Marino. È quanto si vorrebbe portare a casa con la riforma in agenda per i prossimi mesi.

In che modo? Qualcosa, di informale, ufficioso, Fixing può oggi anticiparlo. Premettiamo che il testo è ancora nella fase di bozza preliminare. Per il momento è sul tavolo della Segreteria di Stato all’Industria, che ha recepito input e indicazioni – come è giusto che sia in questi casi – dalla stessa Camera di Commercio, il soggetto più indicato per mostrare la via per il proprio sviluppo. A quanto risulta ancora la discussione in seno al Governo non è partita, e ovviamente non è ancora maturo il tempo per un confronto sul testo con le associazioni di categoria. Che, ricordiamo, oggi sono partner (di minoranza) del Governo in seno alla CCIAA e che anche in futuro avranno un ruolo di primo piano nell’ente rinnovato.

 

Le principali novità della riforma

Partiamo proprio da quella che dovrebbe essere la novità più importante in assoluto, ovvero l’uscita dello Stato dal capitale sociale. Oggi, ricordiamo, il 51% è di proprietà dello Stato, per il restante 49% invece i soci sono le associazioni di categoria (ANIS, OSLA, UNAS, USC e USOT), quattro banche (Banca Agricola Commerciale, Banca di San Marino, Cassa di Risparmio e Credito Industriale Sammarinese) e l’Università di San Marino.

Cciaa_Ghiotti_MichelottiIn futuro invece lo Stato cederà il passo alle categorie economiche, secondo una proporzione che però ancora non è stata individuata. Verosimilmente questo sarà uno dei nodi più spinosi da sciogliere, ma di questo ne parleremo successivamente.

La nuova Camera di Commercio di San Marino sarà un di diritto ente pubblico gestito da privati, il che, in buona sostanza, è ciò che accade fuori dai confini della Repubblica. Avrà nuove funzionalità e nuovi compiti che oggi invece sono gestiti da uffici diversi (ad esempio Ufficio Industria, Tribunale). L’intento è quello di razionalizzare il lavoro e le competenze, anche togliendo alla Camera di Commercio alcune funzioni che oggi la appesantiscono (e le competono fino a un certo punto), affidandone invece altri che sino ad oggi sono gestiti dalla pubblica amministrazione. Qualche ipotesi: li libro soci, il Registro delle società, le vigenze. Oggi, tanto per fare un esempio semplice e concreto, la consegna dei bilanci è possibile in tre diversi luoghi fisici, l’Ufficio Tributario, il Tribunale e appunto la Camera di Commercio. In futuro l’intenzione è quello di demandare il compito esclusivamente alla Camera di Commercio. Obiettivo sburocratizzazione, dunque. La nuova CCIAA dovrà inoltre avere un ruolo di grande collaborazione e addirittura affiancamento alle politiche economico-commerciali dell’esecutivo. Dovrà essere la vetrina del Sistema Paese e la porta per attrarre investimenti.

 

I nodi da sciogliere

Dicevamo che ci sono diversi nodi ancora da sciogliere. Il primo è quello della rappresentatività delle associazioni. Che peso specifico avrà ciascuna associazione di categoria? Ovviamente verrà rispettato un principio di grandezza, ma siamo facili indovini a pronosticare che ci saranno parecchie discussioni sulla ripartizione delle quote.

Un’altra questione che ancora non è chiara riguarda il modo in cui la nuova CCIAA dovrà mantenersi. Quale sarà la quota del trasferimento da parte dello Stato? E quali saranno le entrate aggiuntive? L’auspicio è quello di vedere la nuova Camera di Commercio camminare il più possibile sulle proprie gambe. Non si esclude che la tassa sulla licenza, che è obbligatoria per le imprese, possa valere in futuro come una sorta di iscrizione all’ente.

 

Passo indietro della politica

Marco Arzilli“La politica non deve avere paura di fare un passo indietro”, dice a Fixing il Segretario all’Industria Marco Arzilli (nella foto qui a fianco), parlando della futura CCIAA. “Io posso dire il meglio di Camera di Commercio in termini di professionalità e impegno, ma così è un ente che non ha futuro. Si tratta di un grande progetto, imprescindibile per il futuro del nostro Paese. Quello che mi preme è che la nuova Camera di Commercio porti avanti criteri di economicità e di efficienza di tipo privatistico”. Importante è anche la tempistica. E i tempi si preannunciano rapidi. “Confido che entro la fine del mese di novembre la bozza sia pronta per un primo esame in seno al Governo, entro l’inizio del 2012 spero che la riforma possa iniziare il suo percorso di legge e che entro febbraio-marzo sia già avviata verso la seconda lettura. Mi auguro che la condivisione attorno a questo progetto sia ampia, perché qui non c’è proprio niente di politico su cui schierarsi. E una riforma condivisa in tal senso sarebbe una vittoria per tutta la nostra economia”.

Per concludere, una Camera di Commercio razionalizzata nei suoi compiti e informatizzata, snella e concentrata nella sua preziosa missione rappresenta una grande sfida e nel contempo una grande opportunità. E pur non rientrando nella grande (troppo grande) famiglia della pubblica amministrazione, potrebbe, anzi diciamo dovrebbe, configurarsi come un punto di riferimento per tutto lo Stato e la sua PA. È per questo, aggiungiamo, che in questa fase oltre alla condivisione auspicata dal Segretario Arzilli, ci sia l’impegno da parte di tutti, soprattutto da parte delle categorie economiche, l’impegno a non dare vita alla solita trattativa al ribasso che ogni volta finisce per ridimensionare anche gli obiettivi più ambiziosi.

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