Home FixingFixing Goccia cinese: la felicità (impossibile) e il valore dei numeri

Goccia cinese: la felicità (impossibile) e il valore dei numeri

da Redazione

Di questi tempi si fa un gran parlare di risparmi, investimenti e crisi. Quasi non ci fosse altro di cui occuparsi. E la felicità allora?

 

Di questi tempi si fa un gran parlare di risparmi, investimenti e crisi. Quasi non ci fosse altro di cui occuparsi. E la felicità allora? Un questionario somministrato ai cittadini britannici per conto del primo ministro inglese, David Cameron, pretende appunto di misurarla tracciandone la statistica. Che in questo modo, però, rischia di entrare nel solito calderone di numeri senza significato. Si arriva infatti a dare proprio i numeri se un sondaggio, questa volta elaborato a Milano, ha la pretesa di assillare il cittadino con telefonate, nelle ore meno opportune della sera, per relazionare sullo stato d’animo della popolazione rispetto al rapporto con l’economia. “In che modo la crisi ha manifestato le proprie conseguenze sulla sua famiglia”? “Ha ancora un lavoro”? “Quali sono le sue maggiori preoccupazioni per il futuro”? “Ha ricevuto sufficienti rassicurazioni dalla sua banca di riferimento”? Non sembra davvero possibile affidare alle sole parole la ricetta della crisi. Occorre forse riandare con la mente ai tempi di Luigi Einaudi che seppe affrontare la crisi del dopoguerra inventandosi il futuro. Base di partenza – lo dice lui stesso nelle sue lezioni al nipote, ora ripubblicate – la conoscenza e la lettura. Possibile che ai nostri tempi non sia venuto in mente a nessuno di sondare su queste due cose? Legittima è la preoccupazione per il lavoro, per mantenere lo status quo, ma interrogarsi sulle proprie conoscenze potrebbe essere un buon modo per conservare entrambi. E per essere anche un po’ più felici, magari imponendosi traguardi più ambiziosi di quelli che ad oggi vedono le persone preoccuparsi solamente di non spezzare le abitudini di una vita, quasi sopravvivendo a se stessi. Diceva il giovane Burzio, altro protagonista del Novecento della scena dei centocinquant’anni dall’unità d’Italia “Mi pare assurdo ch’io sia venuto al mondo per passarvi ignorato senza lasciar traccia”. E’ dunque tempo di rimettere mano al futuro senza lasciarsi confondere dai numeri, dando piuttosto la precedenza alle idee affinché plasmino la nostra vita. Mettendosi così finalmente al riparo dalle catastrofi annunciate dai “Grandi” del piccolo mondo spaventato dai cambiamenti e fatto solo di numeri.

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