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Commercio, nella Repubblica di San Marino il ‘dettaglio’ tiene

da Redazione

Il trend esposto dall’Osservatorio dopo i primi 9 mesi dell’anno è confortante. La monofase aumenta dell’1,56%, crescono occupazione e volumi.

 

 

di Loris Pironi

 

Nove mesi sono un lasso di tempo sufficiente per farsi un’idea chiara sull’andamento del commercio a San Marino. Da comprendere, c’è in particolare il discorso legato alla riduzione di due punti dell’aliquota monofase, che era poi il grande punto interrogativo che gravava sulle casse dello Stato: voluta per incentivare i consumi interni, avrebbe provocato o meno come effetto collaterale una riduzione della monofase? Il Segretario alle Finanze l’aveva stimata in 4 milioni di euro a punto, dunque 8 milioni in totale. Invece secondo quanto anticipato in settimana alla stampa da Libero Barulli, Presidente dell’Osservatorio sul Commercio, siamo di fronte ad un aumento dell’imposta monofase dell’1,56%. La decisione di abbattere la monofase dunque, per Barulli si è dimostrata efficace. Sono inoltre aumentati gli acquisti in Repubblica (il 76% delle spese dei sammarinesi, secondo le stime dell’ufficio statistica, resta in territorio), e questa è un’altra buona notizia. Prima di entrare nel dettaglio dei numeri del comparto dobbiamo specificare che l’Osservatorio ha fornito soltanto una tendenza, dati provvisori che andranno corroborati dalle certezze della chiusura dei conti a fine anno. Però sono certezze che fanno ben sperare. Il commercio al dettaglio ha offerto indicazioni confortanti, il settore degli intermediari e del commercio all’ingrosso invece ha evidenziato una flessione sia in termini di numero di aziende, sia di volumi (non tanto nel numero dei dipendenti, ed è un aspetto questo che la dice lunga), ma poiché questo settore era al centro di alcuni effetti distorsivi negli interscambi con l’Italia, questa flessione può essere valutata come un segnale di ‘pulizia’ nel settore. Andiamo per ordine e partiamo con alcune indicazioni fornite dall’abbottonatissimo Presidente Barulli. Per quello che riguarda il commercio al dettaglio, il numero di imprese, dopo un periodo di calo contenuto, offre un saldo positivo, sia pure con margini ridottissimi. Lo stesso dicasi per quanto riguarda gli occupati (con una flessione dei frontalieri e l’aumento dei residenti), i volumi e di monofase netta. Non sono quantificabili invece i vantaggi in tal senso della San Marino Card, ma empiricamente si può ben dire che la Smac ha un peso importante per il commercio. Un dato specifico fornito dall’Osservatorio riguarda l’aumento dell’import, passato da 151 milioni di euro a 158 (parliamo sempre del periodo settembre 2010 – settembre 2011). È sì un dato empirico per indicare l’aumento dei volumi del commercio, ma resta abbastanza attendibile, poiché se si importa è abbastanza scontato che si importa perché si rivende.

 

Diamo i numeri

 

Anche Fixing ora prova a dare un po’ i numeri. E i numeri ufficiali del 2010, rispetto al 2009, parlano di un calo complessivo di 123 unità per quello che riguarda il complessivo del commercio. Il calo nel settore specifico degli intermediari è predominante, con 100 aziende in meno, la perdita di 65 posti di lavoro (quante erano, dunque, aziende con zero dipendenti?) e una riduzione dell’imposta monofase netta di appena 3 milioni di euro, da 16 a 13 milioni, a fronte di un calo di fatturato di oltre 200 milioni di euro (da 536 a 249), anche questo inspiegabile se non con il fatto che si è andati ad intervenire su una distorsione. Il commercio al dettaglio invece ha sì registrato un calo di 23 unità, in compenso sono aumentati i dipendenti (da 1.741 a 1.774) e si registra un l’aumento della monofase al netto dei rimborsi (da 28 a 30 milioni).

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