San Marino sta vedendo i primi spiragli in una fase di criticità. Lo dice a Fixing Marco Arzilli, Segretario all’Industria. Che fa il punto della situazione.
di Loris Pironi
SAN MARINO – Alla conclusione del Forum ‘San Marino meeting point dello sviluppo’, venerdì scorso al Kursaal, il Segretario all’Industria Marco Arzilli è palesemente soddisfatto. È appena uscito da una salva di strette di mano con potenziali investitori arabi. Ha potuto presentare il progetto concreto di Trilogy, l’auto elettrica che permetterà a San Marino di entrare direttamente dalla porta principale nel grande mercato dell’automobile, frutto di un ottimo lavoro di squadra. E, non per ultimo in ordine d’importanza, è reduce dal successo – per il Titano – della “promozione” da parte dell’OCSE.
Segretario, non è che per caso si comincia a vedere la fine del tunnel?
“Diciamo che cominciano ad esserci i primi spiragli in un momento che è e resta di grande criticità. Ma tutti questi elementi ci permettono di proseguire nella ricostruzione del nostro sistema Paese, in attesa della fine della crisi. C’è poi un altro aspetto importante che è emerso proprio da questo Forum, e che ancora una volta ci riempie di soddisfazione: chi ci viene a trovare e scopre San Marino per la prima volta, parlo di personaggi importanti o di grandi investitori, resta favorevolmente colpito, e in particolare apprezza la nostra Repubblica così friendly e sempre pronta al dialogo e al confronto”.
Finalmente stanno arrivando anche alcuni risultati concreti. Ci mancavano, lo sa?
“A chi lo dice. Il caso di Trilogy ci riempie d’orgoglio perché è la conseguenza di un lavoro collegiale di relazioni e di grande impegno da parte di tutti che si concretizza. Un esempio di green economy di alto livello. Con questo secondo Forum, poi, volevamo sì continuare a fare ‘cultura’ coinvolgendo tutte le varie realtà sammarinesi, ma desideravamo anche mostrare finalmente qualcosa di concreto. C’è un economia che sta andando avanti, che ha bisogno di una collaborazione stretta tra la politica, le associazioni, gli imprenditori e la cittadinanza. La posta in gioco è troppo alta, non ci possono essere primi attori, quel che conta è la squadra”.
Nel frattempo avete aperto una bella finestra sul Nord Africa e sul Medio Oriente.
“Sì, San Marino deve muoversi a 360 gradi: questa è una grande speranza, ma anche l’unica strada percorribile. Diventare sempre più un luogo di confronto tra nazioni in virtù anche della nostra storia di libertà è un’ambizione niente affatto campata per aria. L’importante è non avere paura del nuovo, perché quando ci siamo mossi con paura ci siamo sempre portati dentro casa progetti non idonei. O comunque non abbiamo raccolto quanto speravamo”.
Durante tutta questa Legislatura ogni volta che dite che state lavorando su scenari diversi, i detrattori ribattono che prima di parlare di Cina, o Medio Oriente, è opportuno risolvere il problema con l’Italia.
“Ho sempre detto che la strada dell’internazionalizzazione va battuta con convinzione ma deve essere sempre condivisa e interscambiata con il Ministero italiano dello sviluppo economico. Non possiamo lavorare nell’ombra nascondendo le cose all’Italia, per una questione di correttezza, e la cooperazione porta frutti a entrambe le parti. Anche risultati a lungo termine in fatto di fiducia e collaborazione”.
Dopo il passaggio alla fase 2 dell’OCSE pensate che possa davvero sbloccarsi una volta per tutte la trattativa con Roma?
“A questo punto riteniamo che manca ormai il motivo per non firmare. Ma personalmente mi auguro che, al di là delle tempistiche degli accordi, l’Italia tolga una volta per tutte alle nostre imprese il cappio della black list. Da sola, questa iniziativa (che, lo ricordiamo, è assolutamente una decisione discrezionale del MEF, ndr) può ridare ossigeno alla nostra economia”.