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Ore contate per Silvio Berlusconi. I possibili scenari della crisi

da Redazione

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Ore contate per Silvio Berlusconi. Dodici, ventiquattro, quarantotto. Bobo Maroni l’ha già licenziato, la fatal Carlucci (Gabriella, non Milly) può aver fatto traboccare il vaso. I possibili scenari: governo tecnico, di unità nazionale, apertura all’Udc (senza Silvio), elezioni (prima o poi). Ma il Premier dice: io non mollo.

Ore contate per Silvio Berlusconi. Dodici, ventiquattro, quarantotto. Bobo Maroni l’ha già licenziato: “Viste le ultime notizie – ha detto il Ministro degli Interni da Fabio Fazio, a Che tempo che fa – la maggioranza non c’è più”. E ancora: “Il problema serio è dentro il Pdl, quindi: o il Pdl riesce a ricompattare le fila oppure dovremo prendere atto che non c’è più la maggioranza, molto laicamente. In politica si vince e si perde”.

La fatal Carlucci, Gabriella, non Milly, una delle fedelissime del Premier, che anche lei ha deciso di far fagotto e uscire dal Pdl per trasferirsi armi e bagagli dal Ferdi, Pier Ferdinando Casini, Udc. Lei che se n’è andata per ultima anche se a Silvio non l’ha detto, “perché gli voglio troppo bene”, come ha spiegato ai cronisti.

 

POI PARLA BERLUSCONI: NON MI DIMETTO

images/stories/Berlusconi_cravatta.jpgLui intanto, Silvio Berlusconi, dal suo bunker ha fatto sapere al quotidiano Libero, sull’edizione on line, che lui (ancora, aggiungiamo noi) non molla. Lui non si dimette. Perché dovrebbe? “La fiducia sulla lettera presentata a UE e BCE c’è”, ha detto, intimando: “Vedremo chi vota contro, voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi”.

“Non capisco come siano circolate le voci delle mie dimissioni – ha aggiunto – sono destituite di ogni fondamento”. Un’affermazione che successivamente è stata confermata anche dal capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.

Vedremo domani gli sviluppi, così come seguiremo in tempo reale l’evolversi di questa drammatica giornata.

 

BERLUSCONI CADE: QUESTE LE SOLUZIONI PIU’ ATTENDIBILI

Lo diciamo subito: fare ipotesi attendibili sul futuro dell’esecutivo è impossibile. Però si può tentare di esplorare gli scenari plausibili, quelli che sono stati sollevati dalle varie parti in causa.

La prima ipotesi è quella di un governo tecnico di transizione: è la soluzione che piace all’opposizione, che ci vedrebbe bene alla guida un Mario Monti (sponsor: Bersani, e questo la dice lunga sulla fattibilità di questa opzione). Un governo tecnico il cui premier non sia un esponente politico, in grado di portare avanti soluzioni per il rilancio dell’economia – come se fosse facile – e che tra gli intenti dovrebbe mettere anche la nuova legge elettorale, per poter poi andare alle urne. L’ipotesi pare irrealizzabile sia per il niet della Lega, sia per l’ostilità dello stesso Berlusconi e dei suoi fedelissimi: per essere realizzata avrebbe bisogno di una base ben maggiore di “scontenti” tra le fila del Pdl.

Altra soluzione, che viene propugnata da tempo dal terzo polo, lanciata da Casini già da tempo, è quella del famoso governo di unità nazionale. Berlusconi dovrebbe fare un passo indietro, l’esecutivo dovrebbe essere di natura politica e non tecnica, aperto alla partecipazione di un po’ tutti i partiti dell’arco costituzionale. Infilarci dentro l’Italia dei Valori sarebbe però estremamente difficile, e non è detto che la Lega appoggerebbe una soluzione simile: Bossi e co. da tempo sostengono che l’unica alternativa è quella di tornare al voto. Il nuovo premier, con uno scenario di questo genere, potrebbe essere l’immarcescibile Gianni Letta, o perché no, Renato Schifani. Che sono poi gli stessi nomi per un’altra ipotesi di rimpastone, quella che vedrebbe l’ingresso nella maggioranza da parte dell’Udc (ma perché poi dovrebbe farlo?), soluzione che avrebbe come prerequisito assoluto il passo indietro del Cav. Si tratta di una ipotesi che però convince molto poco.

Resta poi lo scenario delle elezioni: subito, cioè a gennaio visti i tempi tecnici per lo scioglimento delle camere eccetera, oppure a marzo. In ogni caso resterebbe lo scoglio della legge elettorale, e la necessità per Pdl e Lega di sperare in un recupero di consensi prima del voto che spingerebbe ad allungare i tempi della crisi.

 

Naturalmente seguiremo gli sviluppi in tempo reale. Ma anche se Berlusconi superasse domani l’ennesimo scoglio alla Camera – ha detto che vuole resistere – tutti i discorsi fatti qui si riproporranno comunque nei prossimi giorni. Se non nelle prossime ore.

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